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Levo il calice: Di Manu & Giulia

(foto: Siano)

Venexiana & Ventidiguerra
*
Dentro la mia disperazione
infuriano sovrapposte avversità
nessuna radice nè speranza.
A voi, servitù, il pegno inespresso
nel volto miseramente iscritto.
Talora umiliato, rassegno l'inferno
calpesto quieto l'adunco destino
levo il calice e brindo alla vita.
E' scuro, gelatinoso il tempo
e passo vicino a certi fiori
posti su un muro, all' altezza della mano
e mi è ignoto quale segreto,
lontanissimo ricordo
abbia potuto farmi scorgere quel fiore
e un' ombra mi travolge,
indistinta, errante,
si perde in un tenebroso abisso
nella vana ricerca di giorni da ghermire.
Debole schiavo
legato a ciò che non esiste
mi fermo, arretro
in uno stato di sospensione
e di languore, levo ancora il calice
e brindo... alla vita!

 

Cònfessati.

Ti siano mozzate le mani
ancorché giunte in preghiera
verso la croce che ostenti
sul petto e nei riti
che fosse vero Dio
l’avrebbe allora già bruciate
 
Avessi fatto le ultime della vita
con quelle prima di raggiungere
la sua pubertà vulcanica
assetata di mistero nuovo fecondo
di proibiti recessi del corpo
dei sensi della mente
 
Furasti la fede del discente
dalla tua scienza abbagliato
mostrandogli un eliso
sempre dal pulpito dannato.
Come saper qual’era
il giusto dato?
 
Dita bianche tal penne di colomba
l’ostia e il calice alzavano
con studiata grazia
egualmente molcere lui
nel dionisiaco rito altro
e quando venne luce alla sua mente
confessati!  gli dicesti
autoritariamente.
 

 

Effimero

 ... E perdersi
quando lo si voglia
tra la folla, ed essere
al contempo
riconosciuto, amato, rispettato,
libero, ignorato.
E brindo a te, che non mi hai mai amato
e a te, che non mi puoi amare.
Una libertà
lontana dall' appartenermi
crea distanze infinite
ed è molto più facile, reggere a quel male
quando lo stesso male è il maggior bene
ch' io possa possedere.
Talvolta,
inciampo in effimeri sorrisi
e contemplo, con medesima certezza,
quel cielo e quell' inferno
di cui ho, velato, il ricordo...
E brindo a te
e, a una felicità promessa
che, ardente mi affanno
a ricercare in una vita immota
e nello scorrere insulso dei miei giorni
che mi trascina in un vuoto
in cui ha deciso di volermi trattenere.

 

Madre di me

vorrei potermi ingravidare
esser pregno di un me altro
da quello che sono stato
e sono diventato
provare a svilupparmi in nuce
nascermi in acqua di mare
crescermi sulla neve alpina
dissolvere l'ansia che ho
in quella attesa del divenire.
basterà - forse - traversar
tenendomi per mano
un torrente un bosco
un campo di grano
senza uccidermi di pena
come lei che gran madre mi fu
ed io figlio da poco.
aspettando - la sera - in silenzio
seduti sulla spiaggia
di accompagnare il sole
giù nel rosso del tramonto.

 

Blanche

 

Un giorno io

Un giorno io toccherò le nuvole,
sarò avvolta da polvere di stelle,
vivrò guardando il sole e ogni istante sarà eterno.
Un giorno rinascerò e sarò un gabbiano
nel cielo terso, conoscerò nuovi mondi
e non avrò paura di volare in alto dove
la felicità è sinonimo di libertà.
                                    Poldina

2 gambe 2

portava quelle gambe
lunghissime e tornite
appese ai fianchi curvi
a reggere due sodi gonfi
cuscini vellutati
come fruste scudisci
schioccanti ad ogni passo
ad ogni secco batter dei tacchi
fini lunghi come stiletti
piantati ogni volta
negli occhi sbrodolanti
di chi le guardava.

Il potere di...eros

certo mi prenderai ogni volta
con le tue grazie morbose
quelle voglie impudiche
che travolgono i miei sensi
e fanno cadere quelle stupide
difese che ogni volta pongo
a difesa d'un sentimento che
parrebbe dovrebbe vorrebbe
esser alato etereo celestiale
ma che di sensualità torrida
si manifesta sempre
e mi vendo a te
per un amplesso un orgasmo
tuttavia
assolutamente paradisiaco.

 

Desiderio e godimento

cullo
questa voglia di te
come una gravidanza
rivisito i momenti
che l'hanno cresciuta
con sensuale trasporto
godo al solo pensare
che a tempo nascerà
un gaudio grande.

Diario raduno Abruzzo

5 dicembre 2009 Raduno dei poeti in Abruzzo

Diario : Leggi tutto »

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