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ti risiedo tra le gambe

"ti risiedo tra le gambe
così adatto
con inutili occhi
e immagino una cupola una bacca
mi perdo i respiri
quasi dentro al grembo
e vorrei rientrare
per quella traccia
per quella carne aperta
per fermarmi
ma tu sussulti
e io mi lavo e mi placo"

poi d'improvviso...

"poi d’improvviso mi ritiro e mi sciupo
e mi attacco al catafalco
come fossi impiccato ad un vuoto leggero
ma io voglio significare la mia morte
con un odore romantico
e che sia anche languida
un sepolcro spumeggiante
gocce d’olio cariche di luce
perché non sia un amen
ma uno spinterogeno nel sangue
una rondine"

La coda

Racconto di Vittorio Fioravanti

Il Paese stava affondando in una crisi inarrestabile. Si trattava d'una crisi economica diventata politica. O era politica, ed ora s'era fatta dannatamente economica. Era ad una svolta, a un crocevia della sua lunga storia. Simone non lo capiva bene; sapeva soltanto d'esserne vittima. Era disperato: aveva perso il lavoro, era stato sfrattato, aveva dovuto vendere la macchina. La moglie e i figli, era stato costretto a mandarli a vivere dai suoi suoceri in una fattoria dell'interno; lui era invece restato nella capitale, in casa d'un compagno d'ufficio, cercando lavoro. Ma per motivi che non volle mai rivelare, dopo poche notti da quell'amico non c'era più tornato.

Tutto era cominciato tre o quattro anni addietro. Era andato a votare quasi di malavoglia, senza una ferma opinione. I governi corrotti gli avevano tolto l'entusiasmo negli ideali democratici appresi a scuola. C'era andato per scrupolo di coscienza, per compiere un dovere. Era abituato alla conformità delle regole imposte: in ufficio era l'ultimo a uscire e il primo a riprendere posto. In vent'anni non aveva fatto che un paio d'assenze. In quei due giorni che gli erano nati i figli, a lui e a sua moglie, una delle segretarie della ditta dov'era impiegato.

Era andato a votare nella sua utilitaria, in una coda di macchine ai crocevia, nel traffico causato da quelli che se n'andavano a passare la domenica al mare. Fregandosene della politica e dei semafori. Lui no. Lui aveva deciso d'andare a votare, così come l'aveva fatto ogni volta. Magari pentendosi poi del voto che aveva apparentemente sempre sprecato, dandolo a qualcuno che non l'avrebbe poi meritato. Questa volta non sarebbe successo; ma era incerto, confuso. Quasi di malavoglia, per l'appunto. Leggi tutto »

L’uomo in grigio / 3

Il suono riempì d’improvviso lo scompartimento. Un telefono cellulare rivelava la sua particolare presenza. Tutti volsero la loro attenzione all’uomo, che stava tastando la tasca interna della sua giacca grigia.

- Pronto! ...eccomi quì, maggiore ...attenda un momento.
...disse, alzandosi per uscire nel corridoio.
Fuori non c’era nessuno. Chiuse dietro di sé lo sportello e si spostò verso il piccolo locale sanitario rinchiudendosi dentro.

- Ascolti bene, signor Esposito.
...fu l’esordio del maggiore dei carabinieri Labruna, in linea con lui.
- Dica pure, maggiore.
- Si è appartato come gli è stato indicato?..
- L’ho subito fatto, maggiore.
- Bene, ascolti con attenzione.

1) La situazione era allarmante. I servizi segreti del Ministero di Giustizia avevano intercettato più d’un messaggio relazionato al suo caso, e avevano ormai chiara più d’un’ipotesi delittiva.

2) Da ribadire c’era il fatto che la sua testarda volontà d’accorrere a dare l’ultimo saluto alla madre morta, era stata accettata con severa riserva dai giudici istruttori. Di vitale importanza essendo la sua presenza in qualità di testimone-chiave alla ripresa del maxi-processo.

3) La residenza segreta della signora era stata scoperta recentemente, attraverso un reperto medico maldestramente sollecitato ad una clinica di Palermo. L’organizzazione aveva preferito attendere che fosse il pentito a tradirsi, poco importando una vendetta sulla donna. L’occasione era il decesso avvenuto ieri. Leggi tutto »

Dalla poscette

  Lei elegante
  in quelle trasparenze nere
  che le spalle e il petto
  non coprono ma esaltano
  e la gonna scende a scrivere
  appena docilmente le forme
  che la lingerie segna giusto
  quanto deve.
  le braccia tornite
  uno allacciato a lui di maniera
  l'altro lungo il fianco sfiora la coscia
  con la mano che stringe la poscette
  da dove mi inebrio a quel contatto.
  su gambe snelle di seta calzate
  il tacco alto delle scarpe slancia
  l'insieme e s'avvia lenta distinta
  verso la platea portandomi
  almeno un poco nella mente
  accarezzata dal mio desio
  che poggerà presto in grembo.

Le confessioni

Voglio farmi un viaggio intorno alla mia camera. Voglio prendermi un the con Madeleine, dirigente di locanda. Magari inzupparci anche il biscotto, rimediando a tutto il tempo che ho perduto. Percorrere una terra desolata, raccogliere e fare collezione di ossi di seppia. Scrivere vari frammenti di cose volgari. Parlare con una regina di cuori e non per questo farmi tagliare la testa. Narrare la dolce vita trascorsa e veder nascere una vita nuova in me. Sono come le foglie d’autunno sugli alberi. Una bufera o altro possono spazzarmi via. Marcare due metri di profondità del fiume, navigando col mio battello ebbro. E scoprire quanto fanno male certi fiori. Io tabagista, confessarmi come un fumatore doppio.

(dicembre 2007)

 

Al mercato delle pulci

era l’alba delle rose
fatta di sepali e sbadigli:
un dondolio di verde sulle foglie

venti centesimi per il primo vento

e cartapesta di colori
tra tendoni a strisce e a fiori:
la vecchia grida l’ansia al cielo

venti denari per un pezzo di nuvole

e coriandoli di mare
sulle ombre dei tetti antichi:
il vecchio lucida passati cimeli

venti soldoni per un angolo di cielo

e  briciole di terra umida
nel controluce del tempo:
la bimba compra un cuore di cera

venti milioni per un frammento di luce.

 

Al mercato

C'è Maria con la comare
il suo nome Crocifissa
bancarelle di verdure
pomodori e rape rosse

fichi d'india e nocelline
melagrane e sedanini
quest'è il mondo del mercato
nel rione del mio mondo

fan crocicchio le signore
e raccontano le storie
fra commenti e risatine
alla fine tutte insieme

nulla passa per la mente
non abbiamo detto niente

 

Copyright © Lorenzo 15.11.09

passo a due

amava lei, con il ritorno di un ponte sulla pelle candida
ché aveva profuso sangue a tutt’altro altro amore
spegneva gli occhi come dialoghi d’acqua, fuori dai segni 
e la sua  luce sbucava diversamente bella, dalle stigmate
 
chiunque dovrebbe mettersi in ginocchio, chiunque
lasciare un fiore, anche il passante senza dividere il mantello
ma sommessamente inventare per il cielo, una ghirlanda

e il sole guardarsi attorno, farsi lume o mani di pioggia e
sollevarla, per dire  - balliamo un passo a due,  oh mia sposa

accordiamo il violino, la preghiera, il mazzo di fiori che falca la navata

 

boccheggio

(Amedeo Modigliani)
 
mi pesa lieve
sulla schiena
uno scialle di nostalgia
 
un afflato di canfora
sale
stordisce e dà il vomito
 
boccheggiando
addormento col sonno
i detriti di un sogno

 

 

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