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blog di brunaccio

Fiori gialli

ogni notte busso

tante volte alla mia porta
che le nocche sono indolenzite.
vorrei aprire chiedermi che vuoi
chi sei dove vai cosa farai.
ho spiragli esigui di risposta
squarci spuri di luce
difficoltà di decidere
e mi ferisco a fondo - così
mi rifugio nell'etereo e...sogno.
curioso indago voglie e sentimenti
aspiro amare conquistare sempre
ma venir meno sento già le forze.
il passo si ferma
per il terrore di contenere
quello che voglio o quanto dare.
fiori gialli - dall'ombra della stanza
una carezza desiderata mandano
e tre pensieri più là - senza paura
al piacere dei sensi cedere potrei.
ma tremo e quella porta non apro
né aprirò tutta - mai.

sei o non 6

sempre ti è offerto abbondante

quello di cui non t'importa niente
e chiedono insistentemente ciò
che non puoi dare palesemente.
devi essere e fare quello atteso
per modi pensieri sogni desideri
non frastornare quanto a peso
s'acquista al banco dei criteri
condivi bollati come seri.
e se un moto dell'anima
esplode sconvolge l'aspettativa
di chi ti vuole sempre e prima
dei bisogni tuoi della tua vita
non hai che da sprofondare
nel disprezzo altrui o librarti alto
sopra ogni misura e solo volare.
 

Il questuante.

con gli occhi liquidi venati

tra ciglia cispose sorride
timidamente fissandoti e
prima di candidi radi denti
appesi a petali troppo rosa
tentennando il capo raso
ride complicemente della
tua esibita insofferenza.
frena i tuoi passi ti fa sbuffare
liberandoti anche un poco
della indifferenza di maniera
sul palmo pallido della mano
aperta rivestita di pelle bruna
di sole e paralleli lontani fai
cadere l'obolo della presunzione.

Bruciar le pagine

Brucerò tutte le pagine

scritte in nero su bianco
righe qua e là dilevate
per averle sudate.
Terrò quelle vergate di colori
a fissare fiori farfalle
cieli e cumuli candidi
in forme gentili
quasi finestre su un mondo
paradisiaco.
Seppur alcun personaggio
mi somiglia un tanto
curerò immaginare d’essere
quel piccolo segno a mo’ d’uccello
uscito da uno scatto di penna
che solitario unico segna l’azzurro.

Il peso del passato

chi mai potrà difenderti da te

se ogni pensiero pur innocente
sarà scritto nelle pieghe sottili
più recondite dell'anima.
se quanto hai detto fatto deciso
è stato sui banchi della fiera
dove il merciaio mise prezzo a peso
e poco o nulla fu voluto e venduto
tutto rimase rifiutato in fondo.
se ancora nell'emporio polveroso
di cose vecchie obsolete
che non hai saputo buttare
e son pesate sul buzzo sempre
non riesci a far lindura
quale sogno mai sarà possibile
e viepiù il tempo stringe ognora.

Poco o nulla

quando perderò questa vita
o lei perderà me
senza averla posseduta mai
avuta sì di tanto in tanto
coi sensi e il cuore gonfio
del più dolce tormento
rammenterò che fui come
filo spinato a recinzione
della vigna dai frutti d'oro
che non ho mangiato.
così perderò te o tu me
senza averti posseduta
avuta - certo - a colma misura
ma nella vita ti sono stato
della gonna solo la cintura.

Blanda speranza

ehi...tu...blanda speranza
che lenta svagata lenta
cammini sulla battigia grigia
scuoti indietro il crine lungo
come a scrollare pensieri tristi
ad occhi chiusi guardi il sole
che ti bagna di calore e luce
dimmi della tua pena che vedo
asciugarsi sulle guance glabre
raccontami di quel dolore
che punge l'anima e muto
s'accascia schiantandoti
irresistibilmente.
consolami che lo conosco
passa per me su questo lido
ogni minuto ora giorno mese anno
e munge dai miei pensieri
quel poco di amore che c'è
rubandomi quello scampolo
di sogno che mi faceva gioire
mi lascia il tempo che fugge
e un pensiero ormai senza parole.
 

Dalla poscette

  Lei elegante
  in quelle trasparenze nere
  che le spalle e il petto
  non coprono ma esaltano
  e la gonna scende a scrivere
  appena docilmente le forme
  che la lingerie segna giusto
  quanto deve.
  le braccia tornite
  uno allacciato a lui di maniera
  l'altro lungo il fianco sfiora la coscia
  con la mano che stringe la poscette
  da dove mi inebrio a quel contatto.
  su gambe snelle di seta calzate
  il tacco alto delle scarpe slancia
  l'insieme e s'avvia lenta distinta
  verso la platea portandomi
  almeno un poco nella mente
  accarezzata dal mio desio
  che poggerà presto in grembo.

Quelle barchette di carta

è una ragazza infinita
come una donna antica
di crepe austere afflitta
dalle quali profumi di vita
sgorgano cantano e si riversano
sull'acqua torbida che soltanto
il riverbero del sole fa brillare.
Non ci sono snelle feluche
candide leggere vele su quell'acqua
al più barchette di carta bambine
di più romantici legni vecchi
di fatica quotidiana
che portano coi suoi canti
nei canali nei casoni
l'umanità che non s'arrende
al bruto bisogno d'ogni giorno.

Qualcosa profondo

ci fossero davvero

tutti quei mondi paralleli
che dicono
dove senti i suoni venire
da dentro e le orecchie sono
beccatelli per orecchini
gli occhi verande sull'anima
mani e piedi piume remiganti
andare vorrei oltre i limiti
a cercare sentimenti
parole musica aliti
e scrivere cantare dipingere
un amore blu profondo cielo
o infinito profondo mare.

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