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blog di brunaccio

Nostalgia

nostalgia
che fai stillare lacrime
dai suoi occhi verdi
prendi l'umile canovaccio
del mio sentimento
ricamaci un nuovo amore
e asciugherò le gocce
che imperlano il suo viso
quando la bacio.

L'appuntamento

Sono arrivato sul posto, almeno un'ora prima. Irrequieto dal giorno precedente, quando ci siamo dati l'appuntamento. E' una giornata, ventosa di libeccio, pare, qui sul lungomare. Non c'è quasi nessuno, forse non è l'ora. Guardo alternativamente le direzioni del viale, non so da che parte arriverà, poi.... Una figura femminile. Non so davvero chi sia lei, come sarà e questo sembiante leggero che s'avanza, potrebbe .... Elegante, semplicemente: una giacca a vento scura col bavero alzato per via del vento, una gonna di chachemere color verde salvia, calze di seta fumè, scarpe nere con tacco alto. Ha un'aria volutamente indifferente ma guarda sicuramente verso me. Sorride da lontano, seppur non è quella della fotografia, è lei. Vorrei mettermi a correre ad abbracciarla, invece ci avviciniamo e recitiamo un approccio assolutamente normale, casuale, con tanto di sorpresa per l'occasione. Mi tremano le mani e la voce, con assoluta felicità, registro la sua emozione ed imbarazzo, dolcissimamente dissimulato dal sorriso. Ha due occhi verdegrigiotopazio, infiniti, e la figura deliziosa, formosa, ora che mi è vicina. Ci stringiamo la mano, io spero di tenerla un anno, e azzardiamo un timido formale reciproco bacio di saluto sulle guance. Non escono le parole, balbettii sul tempo, la salute, l'ora e il traffico, mentre iniziamo a passeggiare. La urto di continuo nel camminare, voglio "sentirla", voglio verificare se lei che è qui, ha gli attributi di quella virtuale, quella che sogno. Ci sfioriamo la mano e ce la stringiamo un attimo per subito lasciarla e guardarsi attorno. Senz'altro porre in mezzo, sempre sottovoce parlando di quanto e cosa ci siamo detti al tempo, mi guida verso il vialetto che conduce ad uno stabilimento balneare palesemente chiuso, fuori stagione. Leggi tutto »

Che fare

che fare se
non mi posso impedire
di pensare a labbra
che stringono petali di rosa
e bocca che affonda
nel calice e assapora
il nettare dorato che ci trova.
al velluto di seta glabra
palpabile suadente coprente
il giardino di delizie
ch'è aperto sempre senza riserve
alle mie nuove brame.
se perdo contezza del tempo
che scorre 'sì velocemente
quando l'aroma del bosco
misterioso e fervido
vellica le mie nari
e carezze piumate
si spargono su me
per darmi felicità
continuamente.

Laggiù l'aurora

vuolsi di pietra il mio cuore
poiché nessuno ci si poggia più
non ho cuscini di seta da frapporre
tra quel che sento e quel che voglio
ormai
troppi vetri di fiele ho tracannati
inginocchiatoi puntuti ho consumati
e le palpebre abbassate ogni qualvolta
non fui di quelli all'uopo programmati
fossi gagliardo come tizio o caio
quelli che fanno in versi ogni parola
che il baciamo sanno egregiamente
pur di reggere il lembo di una gonna
direi a lei e a quall'altra ancora
guarda laggiù bello si spande ancora
un rosa pervinca, che sia l'aurora?

Coraggio

vieni
alzati spogliati liberati
seppur solo un momento
lascia cedere le vesti
del giorno consumato
godi della brezza fresca
della nuova sera che per mano
complice ci porta
nella nostra notte vera.
semmai un pensiero
ti pungesse intanto
da posar sulle palpebre
un rimorso
aprili guardami sorridimi
non c'è colpa fatal
quanto un rimpianto.

Sic (pensiero)

Ho il mio splendido finto destriero
tra le gambe e solide le staffe d'oro
reggono il mio corpo pondo pieno
ridondante di tutte le ovvietà vitali
Rigiro nella mente scelti lemmi
incongruentemente letti e appresi
per sfoggiarli in conveniente modo
spesso incomprensibile altrimenti
insignificanti presuntuosamente
criptici spocchiosamente ermetici.
In un volo immensamente lungo
soltanto a quote modeste calme
di vento banalmente quotidiano
sfogliavo sfogliavo comunissime
campiture di esperienze blande
che non servirono mai a farmi grande.
Così sto qui seduto su un bel nulla
in attesa di colei che a cavalcioni
vorrei portare invece d'esser portato
che almeno una cosa rilevante faccia
prima che tutto sia definitivamente stato.
 

C'era una volta (mia madre)

 come odiavo le tue ansie
ad ogni mio seppur piccolo volo
l'aria sgomenta che mi accoglieva
la stretta spasmodica al rincasare
il tuo silenzio triste
quando dal balcone miravo l'orizzonte
avviandomi non mi trattenevi
e dai vetri un cenno mi mandavi
Ora amo disperatamente
quei tremori non soltanto tuoi
quella presenza che mi dava forza
di andare e sempre ritornare
quei baci profumati di cipria
il contatto stretto caldo
che più non mi consolano.

Domani

se mai, mentre siedo
sul mio miglior sorriso
solo e malinconico
mi chiedessero dove sei
dovrei cercare nel fondo
del mio cuore
una dolce bugia
per non dire che ti amo
ancora sempre.
 

Dolce novembre

Non sembrano novembre
questi giorni appassionati
e forse non devono essere
sempre così  i nostri momenti
che ci prendono come una tormenta
e tutto intorno ai sensi al cuore girano
sensualmente deliziosamente
o ne moriremmo dal timore
che il fato invidioso geloso
di questa felicità di questa gioia
come un vento invernale
freddo cattivo ce li porti via.

 

Il bacio

il tremor del labbro
che sfiora il tuo
canta tutto il sentire
d'amore che ti porto.
 

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