Frontiera
Di sbieco prudono rancori e stalattiti
in questa tiepida mattina d’ingresso ai morti
l’anima si squadra di tanti nonsocché
è una baraonda che va all’assalto all’assaggio
spericolata derapata in faccia al moloch
sbiellano le attese e i catechismi
contano solo decisione e intensità
nell’incoscienza di prendere il volo
un vivere maleducato insofferente
una schitarrata alla hendrix
un mordere seni smodato e cannibale
stantuffare ansimi alla Frontiera
bersi una sorsata avida in faccia ai crepacci
rischio e piaghe che bruciano
febbre e fantasmi
fiato caldo dal naso dei bufali
a bruciare l’orizzonte.
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Benedico
mi baciano di succhi d’allegria
capisco la mia vita
fiumana e sterco
la buriana che mi ha portato a te
e l’odore della tua pelle
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Scialacquati giorni
Scialacquati giorni
in fotogeniche performance
di ragionevole anonimato
(ci hanno provato)
ma scorticato era il giardino
improbabile auriga di tosaerba
tenevo in realtà il timone del Pequod
impugnavo una lira, vomitato da inferi
fuori, su spiagge multicolori
salvando Euridici selvagge
orgiastico Siddharta
eresiarca di soluzioni accomodate.
Mi deprimono i nitori di Lalique e Swarowski
la gimcana
da pachiderma la faccio per chioschi
il cuore batte in trobadorici bordelli
fra sporche dozzine
e ramini con replicanti
fra i singulti, perduto, di Majakovski e Campana.
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Il secolo breve
Hitler- Ezio, devi mettere ordine nella tua vita.
Ezio - Sembra anche a te, vero?
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Aetos
Vorrei un giorno di refoli di luce
d'azzurri spasimi di niente
e planare su nuvole
gonfie d'elettrico e d'immenso
aquila
dominare cime e urli di baratri
con occhi che sanno
l'orrore e la bellezza
della storia
berlo, il calice
come un andare a scontro di schiere
a bolgia
di furia ed amore
a dolore attraversato
e vedere.
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Pigne in testa
(corto teatrale philosophique)
Atahuallpa - Non ci sono più le mezze stagioni.
Nemamiah- E di cosa chiacchieriamo, adesso?
Atahuallpa - Fai tu... Dammi una sigaretta.
Nemamiah- L’esicasmo nel monachesimo primitivo o il concetto popperiano di falsificabilità?
Atahuallpa - Tu ci hai le pigne in testa.
Nemamiah- Vabbé, cazzo, Ata! Allora scegli tu: soldi, calcio o gnocca?
Atahuallpa - Ma ti spostassero il nickname nel cestino... avvicinami un po’ sto portacenere.
Atahuallpa - Tu cosa preferisci, il calcio, i soldi o la gnocca?
Nemamiah- E’ molto difficile rispondere a questa domanda. Ci sono sfasature temporali di esperienza. Non sarei obiettivo.
Atahuallpa - Cazzo vuol dire?
Nemamiah- Quello che non vedo da molto è il calcio, quello che vedo non molto è il denaro...
Atahuallpa - E la terza?
Nemamiah- Qual era già?
Atahuallpa - Vabbè, va, lascia perdere....
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Schermaglie caraibiche
Ho voglia di stupirti
d'amore di sguardi di parole
di silenzi di scherzi d'ironia
di morsi
come una vela scema
che boccheggia a folate d'avventura
ai sargassi
impaziente di scivolare
a tue trappole filibustiere
e replicare con caienne irriverenti
nell'attesa
predante
di tue sapienti rese
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Querelle di Budapest
Sono un ragazzo fosfolipidico, alquanto triglicerico, adeguatamente glicemico, politicamente tallassemico. Epatico ed empatico nelle notti di luna piena. Un simpatico adiposo tiroideo, pseudoapollineo, non manicheo.
La mia concezione dei rapporti fra le sinapsi rasenta lo scetticismo.
Adoro assumere sostanze psicotrope come la serotonina, o l’endorfina, o l’adrenalina, o la mia nipotina.
Sono percorso e devastato da processi metacognitivi invalidanti ma esuberanti. Da recessi conativi, incoativi, cogenti; da riflessi speculari ipomaniacali e ancestrali.
In fondo, mi adagio in questa comoda ed ergonomica ciclotimia bipolare per un senso d’innata autodifesa.
Eterogabile, più che omologabile. Non tanto fallocratico, quanto falloliberaldemocratico. In fase postanale e postorale. Epidurale quel tanto da fondere l’inguinale e il supercorticale.
Sono un ragazzo complesso, munito di vocalist, basso, chitarre, batteria e tastiere. Una persona di devastante e ridente espansività leucemica. Con metastasi liriche incontenibili. Con neoplasie espressive risentite e visionarie, fra il dadaismo zurighese, il futurismo russo e il bullismo iraniano.
Ho frequentato la Scuola di Praga, quella di Francoforte. Nel ’68 ero alla Sorbona, nel ’77 alla Sor Maria. Attualmente vado e vengo fuori e dentro la Sor Angelica.
Ho conseguito anche dei Master in linguaggi non verbali a Budapest, L’Avana e Bangkhok.
La mia Bildung è complessa, arabesca, stratificata. Un castello di carta, una rondine primaverile, una paglia infuocata, un polo artico che si dissolve e autoassolve.
Un novyo de la muerte, un picaro de la vida. Una testimonianza vivente delle aporienovecentesche o delle rinascenze romano-barbariche.
Io, Angelus Novus e Homo Consumens, mi godo questo sole geneticamente modificato, tranquillamente seduto nel pergolato, qui ad Eumeswil, nella Terra del Tramonto.
(autunno 2007, dalla raccolta inedita "Querelle di Budapest. Post comici, demenziali, ludicomaniacali")
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L'infinito
Naufragio nel piacere, rêverie dell'immaginazione, sommatoria di infinito spaziale e infinito temporale, spazi sovrumani e voci dei secoli. Scavando in questo frammentarsi di endecasillabi alla ricerca del dire, del definire. Abissali sospensioni di enjambements. Il silenzio come significante al massimo grado. L'estasi della materia biologica addolorata, sensista, atea. Il viaggio pseudomistico attraverso l'infingimento, mi-fingo, fictio, fiction. Annegamento e naufragio come perdersi nella percezione dilatata, nella mescolanza di immaginazione e udito e sguardo "escluso". Mi-fingo nella cecità. Miro in ciò che impedisce lo sguardo. Miro nel non luogo. Miro e ammaro, amaro miro e annego in dolce naufragio. Rêverie e piaceri dell'immaginazione, così il Settecento sensista e preromantico, pietista, quacchero, metodista, psicologista (dei Werther e dei Saint-Preux ecc.) pose le fondamenta della rivoluzione romantica.
Mia lettura e interpretazione vocale dell' Infinito di Giacomo Leopardi:
(ascolta)
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Lamento palustre
E va bene così fammi a fette
consumami nei tuoi rendez vous
mangiami col chili o come che vuoi tu
sono nato da una farfalla inquieta
da una giumenta che mordeva la prateria
che non conosceva altra via
che questa
io vado a farmi un goccio
noiosa è questa sera
in braccio al destino
me ne vado in un locale di Berlino
a sentire che aria tira
sbadiglio ad ogni appuntamento
mi gratto guardando Via col vento
la noia è una cosa che ti prende
e ti stropiccia qualunque cosa accada
la troia ti porta via con sé
non sono più pratico di questo posto
sono indaffarato come un ladro
a cercare oasi di ristoro
è che a un certo punto
si smanetta a vanvera sui nostri ghirigori indestinati
sui nostri casi andati di macerie
a chiederci il perché di questo ossigeno
da chi viene e che cosa è
io ladro rubo il mattino ansimando sul marciapiede
ombre intravedo fantasmi orfani di fiabe
donne indurite da tutte le contrade di questo mondo
postini che dimenticano le vie
radici fuori tempo e storie già rubate prima del refrain
non sono più pratico di questo mondo
voglio andare a pescare in una baia remota
dondolarmi in un’amaca
con per compagni aracnidi, crostacei e anellidi
granchi bisunti di palude
non sono più pratico a divertirmi dove
enigmi e mostri e libri non ce n’è
dove tutto è passato al tritacarne
dell’ubriaca maniaca ovvietà.
(dicembre 2007, dalla raccolta in pdf RivediesisterePoesie2007-2009.
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