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blog di Franca Figliolini

Nero su bianco

 
Aspetto che ciò che non può essere detto
trovi una forma per essere taciuto
segno cifra o linea - comunque
nero su bianco d'esplicito silenzio
 
 

Ghiaccio

Vorrei essere
ghiaccio
che il sole lamini
fino a trasformarlo
in filigrana translucida
fragilissima materia
d'acqua e di luce
 

Artemide (o della libertà)

Guardala Artemide quant'è bella
quand'agile corre nel fitto bosco:
rapida scocca la freccia d'argento,
cruda assassina.
 
Gemella d'Apollo, figlia di Zeus
lei volle vivere libera e forte,
nella luce che scende tra le fronde,
dea della caccia.
 
Vergine fiera non volle amanti:
mutava in cervo chi la guardava
e lo faceva sbranare dai cani
(oh, Atteone!)
 
Con lei stavano sessanta fanciulle
dai nove anni, belle ninfe di mare,
anch'esse femmine giovani e fiere,
ed io tra loro.
 
Vivevamo danzando e cacciando,
qualcuno ci dice senza l'amore,
ma io amavo lei, la bella Diana
dal corpo snello.
 
Le donne insieme le dicono sole
come mancasse loro qualcosa,
eppure noi eravamo felici,
libere, vive.
 
Avremmo dovuto essere schiave
di un marito, un padre, un fratello.
Invece no, noi fummo sorelle.
Voi, siete soli.
 
 
 

Sto qui

 non chiedo niente
né al giorno né alla notte
sto qui e non aspetto
abitata da questo sogno
che mi sogna e m'incanta
 
(il tempo non esiste
non scorre e non sfugge)
 
io e la luna quasi piena
ci guardiamo
memori d'infinite assonanze
le racconto dell'amore
e lei mi dice delle maree
 

Scivolo

infinite insidiose infiltrazioni
gocciolii rivoli pozzanghere
 
sull'asfalto
            la luce si scompone
ed io scivolo scivolo scivolo
per un tempo infinito
in questa sinfonia di grigi
che m'annega
 
altrove mi dicono
del biancore della neve
del ghiaccio che riluce e splende
ma qui oggi
è solo piombo e ferro scuro
- un'armatura di malinconia
 

La casa

l'enorme casa l'accoglie
-ogni notte-
nelle sue infinite stanze
e scale e corridoi
 
stretti segreti passaggi
si aprono improvvisi
svelando spazi nuovi
altri solitari cammini
 
fantasmatiche presenze
a volte la popolano
ma lei non può toccarle
solo guardare e ascoltare
 
la casa è la sua, ma no
- non la vita che l'animava
di danze d'altri tempi
con mussole e trine
 
non ha finestre la casa
che lei possa vedere
né feritoie o pertugi
da cui l'esterno penetri
 
un labirinto dell'anima
con la danza delle luci
sui muri spogli e scabri
a indicare il nulla
 
solo a volte una porta
si apre all'improvviso
e lei ne esce bambina
in un giardino incantato
 
e ride e corre e gioca
coi fiori e con il sole
finché non s'addormenta
- e si ritrova nella casa
 

Avrei potuto essere un poeta

Avrei potuto essere un poeta
invece di ritrarmi e aver paura
stillare versi come resina dai pini
invece di persi sguardi e dardeggianti
 
Ma d'altronde
 
              ci sarebbe voluto coraggio
a guardare ciò che scrivo e dire
 
- eccomi, questa sono io
nient'altro che questo
qualche segno indecifrabile
che avrete già dimenticato
 
 
NOTA
Scrive Nelly Sachs a Paul Celan: "Vi è in me, vi è sempre stato in me con ogni mio respiro, la fede in un'attività cui siamo stati chiamati: impregnare di dolore la polvere, darle un'anima. Io credo in un universo invisibile nel quale inscriviamo ciò che abbiamo inconsapevolmente compiuto. Sento l'energia della luce che fa scaturire la musica delle pietre e soffro per la freccia della nostalgia, la cui punta ci colpisce subito a morte e ci spinge a cercare al di fuori, là dove l'insicurezza comincia a sciacquare via ogni cosa".
 

Sopravvissuti

noi siamo i sopravvissuti
noi siamo la memoria
degli occhi brucianti affossati nelle orbite
della pelle gettata sulle ossa
delle piaghe e della fame
 
siamo noi
che possiamo raccontare
la normalità del lager
la lancinante logica dell'assurdo
la banalità del male
 
noi, tutti noi, siamo i sopravvissuti
noi che siamo qui, oggi
e contempliamo l'orrore
 
sapendo che c'appartiene
 
 

Solo quando respiro

 c'è chi aspira - e chi respira
: il poeta respira dolore
e lo tramuta in bellezza
 
con un dolce sorriso sul mondo
che ama da sempre
-e che non l'ha mai amato-
il poeta guarda e ascolta
cerca segni
dove c'è solo silenzio
 
fa paura il poeta
eppure sapeste la paura che ha
 
 
Ad Alda Merini
2 novembre 2009
 

Ci sarà tempo

ci sarà tempo
       allora
per tutti i gesti contenuti
nelle dita
per il rimbalzo degli sguardi negli specchi
per la coscienza dell'abbandono
 
ci sarà tempo, sì
tra il sorgere del sole
e il calare della notte
per colmare lo spazio ed annullarlo
 
e i fiori gireranno le corolle
per guardare e raccontare
 
così
dai pollini alle api e di nuovo ai fiori
questa storia
farà il giro del mondo
e tornerà da me
:
come miele
                 o frutto rotondo
 

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