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blog di Giovanni Perri

figlio

a volte passano, a volte mi guardano e io apro l'ombrello;
quando apro l'ombrello è il centro esatto, il momento in cui tutto si tiene

cose

Ho sistemato, sai, con cura, ogni piccola cosa: il rubinetto che perde,
la scala che da al seminterrato, il piede del tavolo in giardino. Ho messo

Cinema di pomeriggio

Sembriamo due miracolati, io e te,
venuti via da chissà quale dramma,
salvati con la bocca, due bambini intaccabili.

entry

gioco di precisone sai, mi assegno un calcio di rigore:
ma la porta, questa parola appena uscita dall'erba,
quale fiato la gonfia? quale ragno ricuce i fili d'oro

quel che resta

c'è tanta luce qui adesso, troppa
che non si vede con quanta perizia
il cuore si crepa, come sanguina l'occhio
nel sonno indovino e quanto

rumori di fondo

Prima viene il pensiero, l'accumulo dentro:
la parola che pesa milioni di ipotesi e avanza un suo piano segreto:
sapere che dentro c'è un arrivo;

cose che restano

Si perde tutto qui, tutto scompare: da parola a parola è un lento
cercare nell'aria il punto esatto, lo spiraglio, l'esatta provenienza.

senza titolo

Di tutti i cuori che mi dai
quello più silenzioso amo,
col battito che sale da terra
e capriola come una parola andata in fumo.

calcio di rigore

la calda noia d'una fontana
nell'assolata noia d'una piazzetta,
come se fosse un cuore a mezzogiorno:
sbucciarsi i ginocchi, trovare la lucertola.

confini

d'accordo, potrei dire che c'ero,
che prima qui saliva una stradina polverosa
e che un giorno conobbi uno zingaro
e insieme leggemmo i versi di Kavafis;

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