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blog di Ladybea48

Ammasso le parole

Nel sacco ammasso tutte
le mie parole mute,
abbandono per sempre
e senza alcun rimpianto
il vicolo cieco che fin’ora
ho abitato.
Attraverso il ponte,
verso un nuovo confine,
ricco di lande verdi e profumate.
Nei prati seminerò
le mie parole,
rigogliose fioriranno
nella più bella stagione,
e ci sarà, forse, chi
 raccogliendole le potrà udire.
 

Chiudo la porta

Spento ogni lume
zittito ogni clamore
chiudo l’uscio e del silenzio
esigo godere.
Nella stanza sola
pretendo rimanere per
spogliarmi dell’abito
della vecchia me stessa
e ricoprirmi con le sete
del mio nuovo io.
Fuori dalla porta sprangherò
ogni turpe pensiero
o stupida illusione.
Disseterò la mente
con l’acqua di nuovi
desideri,
attenderò che l’alba
arrivi e che la luce
mi illumini di giovani
speranze.

Ieri, oggi, domani

 
E’ oggi
che ci diremo,
non domani,
non ieri,
ma oggi, ci ruberemo
tutti i sospiri.
 

Anima perduta

Le mei unghie grattano
i muri scrostati dell'anima
alla disperata ricerca
di uno spiraglio di luce.
La mente s'è persa
per strade impercorribili.
Il corpo sospeso, sempre in bilico
su strapiombi profondi.
Questa stanza ha pareti
che si stringono
e l'aria che respiro
mi strozza la gola.
Non è un letto di rose
dove poso le membra,
ma una gabbia con grosse sbarre
provvista di spesse catene.
Intorno a me
non più canti sento
ma grida strazianti
che bucano le ossa.
E' il buio che mi circonda,
è il silenzio che mi annienta.
Sono alieno in questo mondo
che non riconosco.

scritta dopo aver visto il video: Nell'Inferno delle anime perdute.

Sasso

Un sasso non è
un vuoto a perdere.
Magari levigato, smussato,
sbiadito,
corroso dall’acqua
e dal tempo,
ma l’anima che racchiude
per sempre rimane.

Il mio arcobaleno

Di tutti i colori che dipingono il mondo
non c'è nessuno che si adatti a te.
Tu sei uno e tutti,
sei l'arcobaleno che trasforma
la goccia di pioggia
in un sfavillante gioiello.
Tu sei del rosso la passione,
del viola la forza,
la profondità dell'azzurro,
rosa è la tenerezza,
si veste di giallo l'allegria
mentre verde è la fermezza,
tutta bianca quella punta di dolce ingenuità.
Ci sono tanti altri colori
che di elencare proprio non voglio,
il nero poi, così cupo
lo butto via perché non fa per te.

Polvere

D’impalpabile polvere,
cipria di pensieri
brulicante di pagliuzze d’oro
gli occhi.
Sulle ciglia socchiuse
dondolano il rosa del sonno
e l’azzurro del risveglio.
Danzano gli argenti
nei capelli.
Di purpurei sospiri
si tinge la tua bocca,
mentre di verde acceso,
la speme, t’accarezza
scherzando giocosa
coi tuoi deliziosi sorrisi.


El Gardelin

Era buio pesto quella sera e Gigi fumava la sua ennesima sigaretta appoggiato al tronco di un grosso albero ai margini del bosco, perso nei suoi cupi pensieri da non accorgersi che la Pina si stringeva con trasporto alle sue spalle sussurrandogli paroline dolci.
<< Gigi…è tardi, andiamo a dormire dai.>>
<< Gardelin?...>> <<Mmmmm…>> << Vieni dai e non farti cruccio, vedrai che domani andrà tutto bene…Gardelin?...Ma cos’hai, cosa sono tutti sti pensieri. Andiamo!>>
<< No, stasera no Pina. >> << Ma perché? >>
<< Perché non mi va, non ho voglia…>>
<< Uffa, quanto sei noioso, e allora resta lì a prenderti l’umidità in testa! >>
Brontolò la Pina e poi mettendo il muso se la filò, quella sera non era aria, meglio sparire, peggio per lui.
Gigi rimase lì, gli occhi fissi giù nella valle, sul suo paese. Riusciva a vedere solo qualche sparuta lucetta di tanto in tanto.
Quanto tempo era che non scendeva a valle? Mesi, no anni. Erano anni che si nascondeva nei boschi con i partigiani, accampato alla benemeglio sotto una misera tenda o in qualche grotta con la costante paura d’essere scovato. Aveva preso quella decisione dopo che aveva visto cosa era capace di fare il regime e dopo che i fascisti si portarono via suo zio, accusato non si era mai capito bene di quale atroce reato, lasciandolo poi morire di stenti in carcere e lui aveva promesso di vendicarlo. Così si era unito ai partigiani che adesso lo chiamavano “el Gardelin”  in onore della sua straordinaria capacità di imitare il verso degli uccelli in special modo quello del cardellino, richiamo che usava per avvisare i compagni in vista di pericoli imminenti.
Maledetto regine, non era più vita quella, maledetta guerra, quanto l’odiava e odiava anche quello che era costretto a fare, quella sera sentiva tutto il peso gravargli sulle spalle.
Intanto il pensiero correva giù per gli irti sentieri di montagna fino a quella casetta bianca dove abitava il suo amore, la sua adorata Tina. Appena poteva le scriveva sempre e le lettere gliele mandava tramite la Pina, la loro postina e messaggera, non aveva mai ricevuto nessuna risposta, perché?
Quello che lo teneva ancora in vita era il ricordo della loro ultima sera insieme, la più bella di tutta la sua misera esistenza.

Tanka

Sciolta la neve,
felice primavera
bussa alla porta.
 
Esulti cuore se odi
l'usignolo cantare.

Lei cercava

Lei cercava l’amore
ogni notte con affanno
ma nei sogni il suo volto
mai non vedeva.
Lei cercava di giorno l’amore
sulle facce stanche della gente
che frettolosa di lì passava
ma ciò che trovava era solo indifferenza.                                                    
Lei cercava l’amore
tra le rose profumate del giardino
e ciò che invece trovava
erano spine e foglie secche.
Lei cercava l’amore
in cima alla montagna
più alta del mondo
e da lassù il suo nome invocava
ma il vento dell’ovest, per dispetto,
le parole dalla bocca le rubava
e tutto muto rendeva.
Con mulinelli di polvere
gli occhi le feriva.
Lei cercava l’amore
tra le onde del mare in burrasca
e ciò che invece sulla riva trovava
era solo tanta desolazione.
Lei cercava l’amore
negli angoli più remoti del mondo
e ciò che invece trovava
era illusione e tristezza.
Lei cercava l’amore
sulla pallida luna ma solo
solitudine e silenzio trovava.
Lei cercava l’amore…
Lei cercava…
Ma nel suo cuore mai contemplava,
niente di ciò che vicino aveva
lei vedeva.
La dolce voce della mamma
non udiva.
La tenera carezza del padre
non sentiva.

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