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blog di Livia

nuovi giorni

e quando venne giù il diluvio
pianse il cielo gocce pesanti
come lacrime corrose di dio
offerte alla terra non per dolore, 
solo un azzurro disperdere tristezza
che durava da millenni,
la storia aspettò di scriversi
e la pietra grezza

CHannibal

Quando Hannibal parla
sembra che mangi.
Il tavolo apparecchiato di parole
sa che i sogni conoscono il dolore dell’alba,
il risveglio del sole freddo
ma mi fa tenerezza
mentre scioglie un pasto nudo
quel suo modo d’ubriaco

senza blu

dovevi dire alla pioggia
di non smettere
quel blu pulito che rinfrescava
l’aria dove stavi tu
 
perdendo tutto
 
cerco ancora l’intatto candore
grappoli smarriti di parole

out iniziatico

 
…è come ascoltare il respiro dell’ombra
perché fuggiasca ogni cosa si perde
 
anch’io
 
con la fragile carne dei pensieri
sbattuta dentro il macello delle lingue,
 

amaro petrolio onda d'inchiostro

dove sei
amaro petrolio
onda d'inchiostro
 
puro e impuro, dura ossidiana
miscela d'oro di dentro
 
laceri e stringi
 
bello
come nessuno

a sestante

 
delicata, triste
fragilità di limoges
il tuo sguardo dorato
lasciato errare sulle serrature
e parole preziose, centellinate
custodi  di segreti e poesie
impacchettate dal tempo nei cassetti
fra una spiga di lavanda

cerchi concentrici pensieri

 
Cosa vuoi che dica o scriva
in tempi di roghi e libri bruciati
in tempi in cui lo sfregio
abbatte il muro delle carezze
e manda i gesti in esilio.
C’era una volta
un gesto un sasso un lago
c’era una volta un cerchio

il mondo del visibile

 
Giochi di potere da un filo all’altro
rovesciano sassi dentro il fiume
schiaffi e giudizi, ordigni sottintesi
gli abbracci e i baci dei falsi amici.
Per quanto tempo si attende una parola,
il magma della solitudine sociale

canzone blues

viaggiare in un metrò pieno di scheletri
dove le idee sono isole lontane
e i sogni piume di colibrì in volo
dove alle fermate non salgono più
le ragazze dalle gonne a fiori
le loro labbra a  riso aperto
nei gomitoli di pomeriggi quieti
sfilati al sole,
viaggiare

Occhi randagi

 
Ubriaco d’alcool quando beve
butta giù un dolore che sa di incubi
e la notte gli è amante
distesa sul filo dell'alba che lo ascolta,
lui scrive dentro una cucina che
scavalca ogni via del mondo

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