AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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blog di Ospite di Rosso Venexiano

Effimera immobilità

Non c'è scampo
per chi come me
da tempo
non sale più
sopra la giostra
della vita
gioconda
Effimera!!
Tutto è fermo
Marchingegni sgranati
fili nel vissuto di un uomo
dal cuore
da dentro strappati
Immobile
come un pupazzo di piombo
senza speranza
aspetterò
triste e da solo
che il mio corpo
si copra
di ossido e ruggine
e mi corroda
velocemente
nel cuore
e nell'anima
Aspetterò
come una marionetta d'amore

 

Leandro Vegni

Voglio

voglio saperti felice
vederti sorridere
come nella tua vita
forse non hai mai fatto
voglio immaginarti
danzare
a piedi nudi
accanto un falò
sulla riva bianca del mare
devi fare solo attenzione
a non farti coinvolgere
dall'alta marea del tuo cuore
voglio vederti volare
come un gabbiano
sopra l'azzurro del cielo
andare lontano
per poi tornare
voglio sentire la brezza
che ti accarezza i capelli
color oro di grano
per poi sognare
voglio vederti..
dentro i miei occhi
pieni di sale
per non restare solo
con la mia anima
basta volere
per non
avere più male

Leandro Vegni

Vista da un satellite in orbita

Bianco-azzurra vorticosa sfera
dove chi nasce se non muore, spera.
Culla d'orrore, culla d'incanto,
svanito l'amore ci resta il canto.

Una variante pessimista dell'explicit sarebbe:

svanito l'amore ci resta il pianto.

Alla Weltanschauung (concezione del mondo) del singolo e alla sua sensibilità, la scelta.

 

Gilberto Fanfani

Test: sei un poeta dentro (o solo di sguincio?) di Gaetano Guerrieri

http://4.bp.blogspot.com/_XUIKyCVqc2E/SuhN-l2bwvI/AAAAAAAABn4/JNDkf6AFHBM/s400/risata1.gifComprendere se stessi è uno degli affanni di tutti quelli che amano scrivere in generale e, in particolare, di quelli che amano scrivere poesie.
Questo test può aiutarvi a capire (se lo sospettate) o a scoprire (se non lo avete mai neanche pensato) se, coscientemente (o incoscientemente), colpevolmente (o incolpevolmente) siete dei poeti “dentro”
Essere poeti “dentro” è diverso e differente dall’essere poeti e basta.
Tutti possono scrivere, o hanno scritto, almeno una volta nella loro vita, una poesia. Scrivere una poesia non significa essere poeti, sicuramente non significa essere poeti “dentro” perché un poeta “dentro” è un poeta vero, non improvvisato, uno che scrive poesie non per scelta ma per bisogno.
Un poeta dentro lo noti da come guarda, dalla sensibilità mostrata quando sbuccia un’arancia, dal coraggio di quanto s’ostina a scrivere in rima, dall’altruismo che mostra quando fa la fila al casello autostradale intasato oppure anche e, soprattutto, dalla fantasia che mostra quando s’innamora di una cozza. Leggi tutto »

Fotografie di Leandro Vegni

Dentro
una scatola chiusa
osservo
con una lente d'ingrandimento
il centro
del mio immenso mare senza onda
Piatta
riga
cigliata in un' estrema immobilità
Un' azzurrra
statica lastra
levigata solo da un unico raggio

Un flash
capovolto di luce
impressa
nella camera oscura del cuore

La tua unica fotografia
E'
Nei miei pensieri
uno zoom
L'effetto perenne
di un sogno
in un fermo immagine

I fiori dei morti

C'era un uomo che attraversava la strada all'altezza di Piazzale Clodio e aveva un crisantemo in mano. Con l'altra teneva per mano una donna orientale e non dicevano nulla, la pioggia li bagnava e loro educatamente affrettavano il passo per superare l'incrocio. Poi ho visto l'uomo avvicinare il crisantemo al naso per annusarlo ma la donna gli ha fatto cenno che non sta bene e l'uomo ha di nuovo posato quel fiore lungo, lunghissimo, bianco, a testa in giù, come fosse un ombrello. Li ho visti scomparire dentro un bar e ho immaginato il barista che alla vista del fiore si è grattato. I fiori dei morti vivono due giorni soltanto poi la pioggia se li porta via e così anche il pensiero dei morti ma non è sempre così. All'incrocio di prima, ad esempio, un automobilista suvmunito che andava di fretta ha iniziato a strombazzare perchè voleva arrivare primo. D'altronde siamo una società di arrivisti, lo dicono tutti, persino i giornali, la televisione. Aveva fretta di andare al Tribunale credo o forse a Via Teulada dove c'è una delle sedi RAI, la riconosci da un'enorme parabola. Il tipo suvmunito si è prodotto in un sonoro "mortaccitua". Un po' fuori sincrono devo dire, perchè ieri avrebbe avuto più effetto, più share diciamo così. Il tipo con il crisantemo non credo l'abbia sentito o forse già sapeva che dopo cento metri il Suv si sarebbe accartocciato come una busta in tetrapak di latte alta qualità contro quel semaforo. Anche i Suv, in fondo, se prendono il verso giusto fanno una brutta fine.
L'uomo crisantemo munito sarebbe uscito dal bar e con grande naturalezza avrebbe posato il suo lunghissimo fiore su ciò che restava del macchinone, magari sarebbe riuscito a incastrarlo nella vaschetta del radiatore per farlo durare qualche ora in più e poi avrebbe detto amen. Ma senza convinzione. Leggi tutto »

Il giorno, il mare ed io

Il giorno, il mare ed io

saremo vivi domani.
Oltre la coltre della notte
saremo vivi anche domani
tra le vie adombrate
i nostri occhi scalcinati
lampioni dimenticati.
Il nostro futuro sempre
con la testa volta indietro.

©Carlo Alberto Simonetti

Dalla raccolta edita: Vicoli ciechi e usci

Anima vagabonda

Lascia ch’io beva fonte,
nel cavo delle mani
ho fretta e già domani
sarò di là del monte
 
Fonte: “ Perché non vieni coll’anfora antica
Come le donne giù dalla collina?
Perché non resti nella valle amica
almeno un poco?‘ Forse domattina
per la tua sete, non troverai niente.
Di là dal monte è brulla la contrada
nei campi non germoglia la semente
e sarai solo tu, il sole e la strada.
Ti sovverrai di me e sarò lontana.
Se tu mi avrai raccolta nell’orciòlo
allora proverai la virtù arcana
della mia linfa,allora, allora solo”
Amica ho già bevuto a cento fonti
in riva al mare azzurro, sorridente
di spume bianche… vuoi che ti racconti?
C’eran nuvole rosse giù a ponente
e vele esili,aguzze,verso il cielo
e son partita.Bevvi in mezzo al bosco
ed era un’acqua fresca come il gelo.
Eran ville e paesi.Non conosco
Il loro nome.So che c’era un alto
cipresso cupo, un casolare antico
un cielo terso del color di smalto,
un viale ombroso, un poggio aulente aprico.
 
Lascia ch’io beva fonte
nel cavo delle mani
ho fretta, e già domani
sarò di là dal monte.
ST.
 
di Silvana Trabanelli

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