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blog di veronica

l'alito della morte

a chi appartiene

questa vita senza più parole
né gesti né spazi
solo silenzio

e vuoto
e tempo
troppo tempo
inutile tempo
per non vivere
 di chi è questa vita
che ho incontrato
sulla mia strada
e mi cammina accanto
stringendomi forte la mano
fino a dolere
 
la strattono
ma non si stacca
mi sta addosso con l’alito della morte
sempre più vicina
sempre più dentro
la mia anima
 
ha mani viscide
che si attorcigliano
alle mie vene
e ne spremono
il sangue ha unghie affilate
che graffiano la mia schiena
 
andrò con lei
mano nella mano
ovunque mi porterà
incapace di disfarmene
fin quando
anche lei svanirà con me
e allora

sarò libera

la festa che vorrei

La festa che vorrei
non ha giorno sul calendario
né mese
né tempo
né spazio 
la sua musica la suona il vento
che muove passi di danza
su nuvole bianche 
di mille angioletti bambini
è una festa di non compleanno
senza torta 
senza candele 
senza spumante
ma in dono
mille palloncini colorati
da far scoppiare uno ad uno
per liberare sorrisi
baci 
carezze 
e tutte quelle parole 
che sono andate perse 
tra paure e tormenti
soffocate in un grido 
che strozza l’anima 
per sempre.
 
Chissà se Dio 
darà mai 
la festa che vorrei.

 

 (1a classificata concorso poetico "VersEGGIando " Spoleto2010)

anime perse di Veronica e Maluan

ho indossato un vestito di mille colori
per ingannare il battito
gocciolante   dolore
 
Un’ infinita tenerezza
per quelle stille stanche d’attesa
sdrucite e cadenti da un petto affannato
donate da un'emozione
sorte da una nebbia
ormai diradata  
che rivela un sogno
strappato dal vento
nel mare infinito
per sempre disperso
 
Ma l’eco dell’ onda
risponde al richiamo del cuore
e riporta impetuoso
il sapore del sale
di lacrime appese
a pensieri di vetro
di mani strappate
da corpi di seta
di pugni protesi
ad offendere il cielo
 
Ricolmo di rabbia
frano in ginocchio
col capo a sfidare
un grigio tramonto
che presto concede
il suo tempo alla notte
di inutili stelle
di fragili lune
di sogni passati
dai colori sbiaditi
che dettano al cuore
incomprese parole

2010

 
in mezzo a queste onde
increspate dal vento
dove spesso vortici
tentano di annegarmi
dammi un attimo di respiro
 
un legno a cui appoggiarmi
le ali di un gabbiano
per sollevarmi
quel tanto che basta
per non bere sale
 
placa il sibilo del vento
che non mi confonda
dai forza alle mie gambe
per tenermi a galla
accendi il sole
perché io non geli
 
e in  un’isola sicura
dammi approdo
che io possa aspettare
il bel tempo
per tornare a casa
e trovar pace per sempre.

quel che ti chiedo

regalami parole
che io possa inciderle
sulla pelle
e rileggerle ogni volta
che la tua assenza
percorrerà le mie braccia
in un brivido
 
poggia sui miei occhi
il tuo sorriso
lo stamperò
in un pezzo di cielo
e mai nuvole nere
diverranno pianto
 
raccontami  i giorni
delle tue paure
delle tue incertezze
li curerò
avvolgendoli
in bende d’amore
 
prendi per mano
i miei sogni
fantasmi della notte
disperdili
in mondi lontani
che il loro profumo
evapori dalla mia mente
e torni reale l’amore

l'incendio

e tutto finisce in un attimo
il fuoco brucia
le mie disattenzioni
alte lingue di fuoco
annientano le  certezze
d’impotenza mi vesto
confondendo anche
il più semplice gesto
e urla di paura
si alzano oltre il crepitio
del legno annerito
del metallo incandescente
tutto è deforme attorno
come il pensiero
che corre oltre il presente
e vuol fermare il tempo
per aver tempo ancora
prima che sia tardi.
prima che tutto si perda
in un boato
che bruci anche le lacrime.

sogni e incubi

all’ancora il veliero dei sogni
attende i passeggeri
decisi a salpare via
dalla banchina della realtà
verso nuovi mondi
in costruzione continua
e senza approdo
 
Si annulla il tempo
l’orologio si ferma
levata l’ancora
si va nel paese dei balocchi
dove ogni sogno
diventa  presto incubo
 
non si fugge
si attende che quel nulla
diventi vuoto
che smaterializzi il cuore
 
e preghi
che qualcuno ti svegli
e ti dica
“son qua con te,
 non aver paura,
 tutto è stato
solo un brutto sogno”
 
ma solo
alghe sul fondo
di un mare nero
dove sto annegando

Buon Natale (videopoesia)

Caro Gesù Bambino

Caro Gesù Bambino
dammi la tua santa mano
poggiala qui vicino
rendi il mio cuore sano
 
riaccendi in me la luce
che sciolga questo gelo
ridonami la pace
avvolta dentro un velo
 
cancella dalla mente
tormentosi i  pensieri
io vorrei solamente
tornare ancora a ieri
 
quando era  sano il cuore
sconosceva ferita
quando c’era l’amore
e tutto era in salita
 
Con le piccole dita
scivola  nella mente
regalami la vita
un poco solamente
 
Vorrei volare ancora
su nuvole di sogni
soltanto per un ora
dimenticar gli affanni
 
per portare nel cuore
anche solo un ricordo
indelebile fiore
melodia di un accordo
 
ascolta questa voce
ti supplica ogni sera
quando la notte tace
e l’anima è sincera.

tempo scaduto

nel cassetto
dei ricordi
ho riposto
gli attrezzi
dell’amore
 
la passione
che agitava
il sangue
quando
danzava
nelle notti
d’estate
sulla spiaggia
brillante
di luna
e fremeva
ai baci
il giovane
corpo
di donna
 
l’attesa
che contava
 le ore
i minuti
i secondi
aspettando
il rumore
che il vento
portava
segnale di te
che mancavi
ai miei giorni
  
i dubbi
che tenevano
svegli
i miei sensi
scucendo
domande
mai fatte
intessendo
risposte
mai dette
dentro un cervello
di penelope
su una tela
macchiata
di incertezze
 
i sogni
con cui respiravo
una vita
non mia
goduta
da un alter ego
egoista
che mi rubava
le notti
lasciando
il vuoto
negli occhi
cechi e
 vaganti
in realtà
deviate
 
i baci
che  nutrivano
emozioni
quando
l’abbandono
era miele
collante
per corpi
affamati
di labbra
di pelle
di umori
di aspri sapori
goduti
assaggiati

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