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Breitenfeld - isher

Un sordo frastuono di zoccoli scosse d’improvviso la foresta, rimbombando fra gli alberi, e paralizzando un cervo che si abbeverava ad un ruscello poco lontano.
Più avanti, lungo il sentiero, il soldato svedese appena udì quel suono così familiare, si arrestò, imbracciò il fucile, per subito lasciare in fretta il sentiero, correndo a nascondersi fra i cespugli.
Conosceva infatti l’origine di quel rumore ed anche come la vegetazione, così scarna, non lo avrebbe mai potuto celare agli sguardi, se avesse continuato a correre tra gli alberi anche solo per pochi metri.
I dragoni comparvero, come d’incanto, sul sentiero, uscendo da dietro alcuni alberi di castagno.
Le uniformi con effigiata l’aquila imperiale, i moschetti e le lunghe sciabole legate alle selle passarono al galoppo attraverso la radura, e scomparvero alla vista così repentinamente come erano apparse.
Il soldato sorrise per lo scampato pericolo, ma sapeva che un’altra volta non avrebbe certo avuto identica fortuna.
La cavalleria imperiale era stata sguinzagliata da Tilly dappertutto, alla ricerca dell’esercito svedese, ed i due eserciti erano ormai così vicini che le rispettive avanguardie stavano ormai esplorando lo stesso territorio.
Il contatto e l’inizio dello scontro era solo questione di ore.
Gustavo Adolfo era impaziente di confrontarsi con le truppe imperiali, forse altrettanto di quanto lo fosse il vecchio generale Tilly, ma nessuno dei due voleva certo concedere all’avversario il vantaggio del terreno durante lo scontro.
Il soldato rialzatosi, decise di tornare subito indietro ad avvertire i compagni che la zona era troppo pericolosa e che sarebbe stato meglio riunirsi al resto del plotone.
Percorsi poche centinaia di metri avvertì gli spari e le urla provenire da là dove aveva lasciato gli altri e comprese, senza provare alcun rammarico, che lo scontro era cominciato in sua assenza.
Avvicinatosi si nascose dietro una grossa quercia, mentre poco più avanti scorgeva, attraverso il fumo dei moschetti e degli archibugi i suoi compagni impegnati in furiosi corpo a corpo con uno squadrone di lancieri.
Le grida, il sangue, gli spari, i colori delle uniformi e delle cavalcature si mescolavano come in un grottesco dipinto dove il quadro d’insieme perdeva valore al cospetto delle singole parti.
Mentre le sciabole si alzavano e si abbassavano con violenza, i proiettili colpivano abbattendo cavalli e trapassando le membra e le lance attraversavano i corpi, il soldato restava lì immobile, quasi ammirato di quello spettacolo dove la vita lasciava ogni attimo il posto alla morte, come in un assurdo ma affascinante balletto.
In tale stato d’animo scorse, poco distante, un lanciere imperiale che, con la spada sguainata, veniva al galoppo nella sua direzione, ma mentre imbracciava il fucile e prendeva la mira, notò come l’elmo sulla testa del lanciere quasi ondeggiasse e pensò, premendo il grilletto, che forse anche quel lanciere, lo aveva perso, come lui, in battaglia e lo aveva sostituito con un altro preso a qualche commilitone caduto.
Come trattenuta da una corda che si tende d’un tratto, la testa del lanciere ebbe un sussulto all’indietro, facendolo piombare al suolo giù da cavallo, come un sacco pesante ma informe, mentre l’elmo, troppo largo per la testa dell’uomo, rotolava via tra le foglie, intriso di sangue.
Adesso anche lui, pensò il soldato, aveva fatto apparire dal nulla, ancora una volta e per una frazione di secondo, l’Oscura Signora, che mai mostra il suo volto seppur invocata.
Un dolore lancinante e improvviso troncò però di netto i suoi pensieri, mentre una spinta violenta, facendogli cadere l’arma, lo appiattì contro l’albero che gli aveva offerto rifugio.
Capire di esser stato colpito fu tutt’uno col sentire che il respiro gli veniva a mancare ed avvertire il calore del proprio sangue sulla pelle, ma mentre moriva vide poco lontano il volto stanco e impaurito del lanciere che gli aveva appena sparato e in fondo fu felice di affidare a lui, oltre quello per la propria, anche il peso della sua di vita.

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-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Editing: Rita Foldi
-Racconto di isher
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