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La camicia di lino - Diventodivento

Notte senza Luna. Non c'ho fatto caso subito. I lampioni, i fari delle auto, le insegne e le persone mi hanno distratto. Mi hai distratto tu, mi ha distratto quella cascata di capelli lisci, neri su una pelle 'naturalmente' color cioccolata. Un viso dolce dai lineamenti regolari e uno sguardo che è un invito a perdersi in quegli occhi verde chiaro che riescono ad essere così armoniosi nel contrasto con il colore della pelle. Sono solo da pochi minuti e ancora sento l'odore dei tuoi capelli su quella camicia di lino bianco che ho comprato perché mi hai detto che ti piaceva e che me la vedevi bene addosso. In effetti mi sta bene, ma mai come sta bene a te che l'hai indossata per prima. Eravamo a casa tua e mi hai detto: "Dammi un attimo per cambiarmi, poi andiamo a mangiare qualcosa perché ho fame!". Ho sorriso. Come dire di no ad una voce come la tua? Arrivi da una terra lontana migliaia di chilometri e io ti ho conosciuta qui, quasi per caso. E' stato solo tre mesi fa e già mi sembra di non poter fare a meno di quel cantilenare tipico della tua lingua, delle parole in un italiano ibrido che mi dici già ridendo sapendo che stai per coniare una nuova parola. Sorrido e aspetto che tu ti cambi. Sei astemia e a casa tua, solo succhi di frutta. Berrei volentieri un whisky, mi accontento di un succo di frutta alla pera. lo sorseggio e poi, quando ti vedo uscire dalla tua stanza, quasi mi strozzo. Indossi la mia camicia ed un paio di jeans e ridi. Tutto risplende in un tuo sorriso e i miei occhi scendono a guardare la mia camicia. Nonostante i taschini posti all'altezza del seno, vedo i tuoi capezzoli spingere spavaldamente la camicia in avanti. "Non vorrai mica uscire così!!". Ridi e scappi in camera. Ti raggiungo e mi sfuggi cerchi di scappare con sempre meno convinzione. Ti tengo le mani sopra la testa e tu invochi aiuto ridendo. Ti bacio e il silenzio prende il sopravvento. E' un bacio che non finisce più. Ti tengo le mani con una sola mano e con l'altra slaccio uno per uno i bottoni della camicia. Mi sembra chiaro a questo punto chi dei due sia il cacciatore e chi la preda: tu sei il predatore ed io la preda... ed è dolcissimo. E' un gioco che amiamo fare e che è stato spontaneo fino dai primi giorni. Facciamo l'amore ed è una violenza dolcissima. I minuti passano... non ce ne rendiamo conto ma il tutto ci porta ben oltre l'orario di chiusura dei ristoranti. Decidiamo di andarci a mangiare un panino sulla spiaggia. E' settembre e l'aria la sera è ancora dolce. Passiamo al chiosco a rifornici di panini, succo d'arancia per te e birra per me. Risaliamo in macchina e l'odore dei panini con la salsiccia in quel momento, fanno fare a Chanel e a tutti i profumi più blasonati una misera figura! Vogliamo stare tranquilli. Conosco un posto dove la sera lasciano le sedie a sdraio sulla spiaggia ed è proprio lì che sono diretto. Pochi km dal centro abitato, lontano dalle luci, dalla gente e dal caos. Percorriamo una stradina tra cespugli di macchia mediterranea che sarà lunga quattrocento metri e ad ogni passo, l'assenza della Luna diventa sempre più evidente. Non si vede un tubo! Procedo a passi cauti e tu mi stai stretta dietro, per l'esattezza ti porto a cavalluccio, perché hai paura degli animali che ci possono essere! Rido e ringrazio il cielo che sei uno scricciolo e che tutto sommato posso fare un figurone portandoti sulle spalle senza rischiare un enfisema polmonare! Le dune che nascondo la spiaggia dalla strada 'ci' fanno sudare un po' ma finalmente guadagniamo la spiaggia. Apriamo le sdraio, mangiamo il panino e poi non c'è niente da fare. Non riesco a fermarti: via i pantaloni, via la camicia e ti vai a tuffare nel mare. "Dove vai, fermati! Hai appena divorato un panino con la salsiccia e io non sono un bagnino!". Per fortuna l'acqua è fredda e ti fermi con l'acqua a mezza coscia. Mi chiami. Io detesto l'acqua fredda: ho freddo a fare il bagno in mare anche ad agosto alle due del pomeriggio. Faccio un tuffetto, mi rinfresco e poi mi sdraio al sole per riprendere calore, spesso battendo i denti. Però stasera non posso resistere. C'è un vento di scirocco che rende l'aria densa, sensuale. Via la polo, via i jeans e ti raggiungo. Camminando verso di te mi rendo conto che tu sei solo la stella che mi è più vicina perché alzando gli occhi al cielo mi accorgo che senza Luna anche le stelle più timide si fanno vedere e sono migliaia... Si vede chiaramente la via Lattea. Arrivo e ti abbraccio da dietro e non so perché ma guardando la via Lattea, le mie mani vanno a coprire i tuoi seni mentre ti dico: "Guarda su..." tu rovesci il capo indietro appoggiandolo sulla mia spalla e cominci a dirmi qualcosa nella tua lingua e io non capisco ma dal tono della voce capisco che sei colpita anche tu, anche perché non accenni a rialzare la tua testa dalla mia spalla e l'universo ha stasera due attenti spettatori in più. Più stiamo al buio e più le stelle aumentano di numero e anche ora cade il silenzio, ma il silenzio del mare. Siamo entrambi senza parole nel vedere quanto sia bello il mondo. Il cielo è così nero che non si distingue la linea dell'orizzonte e ad un certo punto tu punti un dito e incominci a dirmi una parola nella tua lingua. Non capisco... guardo cosa stai indicando e allora capisco: barche da pesca con le lampare. Sembrano stelle cadute in mare. Ci godiamo lo spettacolo dal mare ancora qualche minuto poi abbracciati ce ne torniamo sulla spiaggia, alle 'nostre' sdraio. Io sto tremando ma anche tu lo fai e ti vedo battere i denti.... hai freddo. Non abbiamo portato teli da mare per asciugarci, quindi prendo la mia polo e ti asciugo le gambe, poi do un'asciugata anche alle mie e stiamo meglio. Decidiamo che due sdraio sono troppe e ci accomodiamo scomodissimi in due su una sola sdraio. Non sono mai stato così felice nella mia vita di stare in una posizione scomoda. Diciamo che la posizione meno scomoda era quella che scatenava istinti ai quali abbiamo lasciato fare il loro naturale decorso fino a che all'alba, ci siamo addormentati. Alle sette Il bagnino, che conosco da quando avevamo entrambi dieci anni, ci viene a svegliare portandoci cappuccini con la panna e 'danesi' appena sfornati. Mi guarda con un briciolo di invidia, ma è invidia bonaria. La riaccompagno a casa e vado al lavoro. Lei ha il viso segnato e io non devo essere molto più presentabile... anzi! Indosso finalmente la mia camicia di lino nuovo e con quella vado a lavorare. Uno squillo sul cellulare, un tuo messagio: "Tutte le stelle del cielo brillano meno della tua anima". Sorrido, la chiamo e le dico non senza fatica quelle cinque lettere fatidiche. Appuntamento a cena a casa sua, e ancora non so se la giornata lavorativa volerà o sarà lenta come quando da bambino aspetti il Natale. Comunque passerà ed io ho i tuoi capelli sulla mia camicia, il tuo profumo sulla mia stropicciatissima camicia e sento che tu sei arrivata nel cuore del mio cuore.

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-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
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