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Poesia

Angeli/alieni, onirica dicotomia

L’azzurro stamane vira al viola,
mentre l’acciaio di nembi innervositi
si rincorre senza sosta.
Ho voglia di un rosso carminio.
Così mi dico e scendo insicuro tre gradini.
Al quarto la speranza muore. 
Il viola ha vinto, l’acciaio ha conquistato l’azzurro.
Lassù schiere di angeli/alieni attendono il via.
E’ tempo di migrare, mi dico, brutta stagione si avanza.
Negli occhi il sorriso mefistofelico del primo invasore.
Ingurgito un emetico e torno a letto.
Dormirò sicuramente, mi dico.
Non ne sono sicuro, d’altro canto le dicotomie
mi sono sempre state sullo stomaco.
 

Il bambino dal secchio giallo

Un bambino con un secchio giallo
cammina sotto il sole
tra bolle d'asfalto
e macchine surriscaldate.
Ha un cappellino bianco
ciabattine
un rastrello
e dentro il secchio
granchi, telline
e quattro vongole
romantiche.
Il bambino dal secchio giallo
è magro
magro come un chiodo
alto più del suo valore
I granchi aprono le telline
combattono tra loro
il bambino dal secchio giallo
si lava alla fontanella
i piedi sporchi di sabbia
perchè sua madre
sua madre non vuole sabbia.
Domani scriverà un romanzo
domani
farà una rivoluzione
sogna
mentre i granchi mangiano
il suo pescato
i granchi non hanno la morale
di un torpore democristiano.
Intanto lontano
il mare
gli ombrelloni
e quattro amici
con le palline
quelle che ha in tasca
di vetro
con le vele gialle
e verdi,
le palline.
Si ferma
il bambino dal secchio giallo
si ferma
ha paura ad attraversare la strada
e sabbia
sabbia ancora alle ginocchia
mentre i granchi combattono
la battaglia
dentro il secchio giallo
bianchi
i granchi e perdono le chele
e lui
sogna il romanzo
che mai scriverà.

Una Notte...

Ci ammirò la mente mia
sì di cielo costrutti
Lungo l'arco dell'ore
che non san segnar l'ombra
'ché l'ombra è lor essenza
e i sogni ammantan lievi
celandoli al vigile Io
 
T'avrei voluto al fianco
carezzando il corpo tuo
Respirandoti il fiato
il profumo il piacere
Affondando la carne
nella tua calda carne
Ascoltandoci il cuore
 
Mi strusse la mancanza
dell'esser uno solo
unendo i nostri corpi
come unite son l'alme
già siam nello spirito
Come siamo... saremo...
un sol corpo e un’Anima
 
E mentre la volta celeste compiva
intera la sua prima rivoluzione
io sempre ti ho amato, ti amo, ti amerò!

Mi sospendo

Sull'orlo di un barlume
in equilibrio covo amore
quasi fosse un uovo
primordiale e un poco andato.
Al di sopra mi rimane
lo spicchio inflazionato di cielo
e pare una statistica di stelle
quel richiamo folle degli occhi.
Sotto ai piedi mi sorprendo
di trovare un velo di fumo
e in esso mi sospendo.

Armi e bagagli

Ecco, tutto e’stato detto.
 
Parole come uccelli migratori
formano neri cumuli ondeggianti
che un vento perfido e ribelle
indirizza a suo piacimento.
 
Ora si può mettere il tappo,
la diaspora dei sentimenti
alla ricerca di terra promessa
ha preso il volo definitivamente.
 
Raccolgo l’otre afflosciato.
 

Forza di gravità

non so mai dire
da dove arrivi il silenzio
se portato dalla levità dell'esistere
o dalla sua pesantezza
 
come piuma o sughero
lasciati cadere da una torre ideale
 
[ché il pisano in realtà mai salì su quella sbilenca
a far cadere gravi
: fu la sua mente a trascurare l'attrito]
 
il risultato è lo stesso
 
lo stesso l'impatto
sull'impiantito di marmo
inerte agghiacciato bianco carbonato
metamorfica roccia splendente
 
 
 

Le scarpe sono la mia unica terra

Quando ne partirò
si fermeranno ai piedi
le secche strade che lasciai.
Nella polvere del collo si scioglieranno
i nodi - tutti i nodi che le tennero.
 
Non parlo dei raccolti che questa terra
pur piccola pur consunta
mi diede senza mai seminarla:
raccolsi ogni passo maturo
che non potai.
 
Questo dolente orto che mi trascina,
senza radici alle piante,
è l’unica patria indivisa
e la sola di cui armo
la fionda.

Chele d'amore

Sequele di aromi
umori estasiati
tutto mi porta
il vento di vita

un flutto sommerge
miei malati sapori

le chele del tempo
brezze sciupano e faville
al macero di gloria
di boria ostinata
ma non il cuore che ama

singulti di stupiti cantori
si diramano a radure

e l'amore è ormai
mio vizio e mia aria.

(dalla raccolta "La vita picara")

Troppo dolce nasconde l'amaro

caramelle morbide, col buco e niente intorno
quintali di false dolcezze, mielosità ammannite a piene mani
da bocche siliconate e seni rifatti che ti sorridono dallo schermo
e ti addolciscono e ti blandiscono per nascondere ipocriti sentimenti
 
spesso raccolte in confezione regalo ti arrivano col corriere porto franco
quando la nausea ti avrà sopraffatto e la sola vista di tanto zucchero
ti urterà e ti darà il voltastomaco, allora spegnerai il televisore
e guardando la realtà cercherai il sale della verità altrove
 

Solitudine

solitudine

e mentre il tempo scorre le sue ore
parlo di solitudine nel mondo
sempre guardingo a non sbagliare mossa

noi siamo soli eppure circondati
immersi in una bolla di sapone
fluttuante sopra i venti del mattino

e pur tra urla e trombe variopinte
come succede adesso se intravedi
lo schermo colorato della stanza

noi siamo soli dentro e corazzati
e il cuore pulsa carico d'affanni
nulla potrà mutare la coscienza

parola alcuna di persona intorno
si è soli nella notte e nel mattino
mentre s'imbratta sopra il foglio a righe

e più si è soli meglio viene il segno
per dichiarare all'altro i propri sogni
speranze attese sempre sospirate

anche se da lontano s'ode il fischio
del treno che collega le province
perchè dentro la scatola d'acciaio

ciascuno in mente un cosmo di problemi
oppur felicità che tiene stretta
per non viziare alone d'allegria

da invidia e gelosia che si leva
mentre silenzio intorno assai s'eleva

Copyright © Lorenzo 19.6.10

 

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