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Prosa e racconti

Scrivere è bellissimo!

Tre stelle brillano nel cielo in questa notte calda. Esco dal bagno avvolta nell’accappatoio e scivolo nella mia camera, a piedi scalzi. Decido di indossare per la prima volta dopo tanto tempo la mia camicia da notte di lino viola e mi butto sul letto. La casa è buia, l’unica luce accesa è quella della mia camera da letto, fioca, devo cambiare lampadina. La porta-finestra è socchiusa e uno spiffero d’aria solleva le mie tende color pastello, facendo disegnare loro ampi cerchi concentrici. Finalmente è estate. Pensieri senza forma rimbalzano qua e là nella mia testa mentre cerco istintivamente un foglio straccio e una matita che si possa definire tale. E’ sempre così: quando sento il bisogno di scrivere mi prudono le dita e devo chiudere gli occhi forte per non lasciar scappare il pensiero che ho in testa. Recuperato un moncherino e un block notes mi butto avidamente sulla carta: che bello scrivere. Osservo felice il mio pensiero che finalmente ha preso forma, la forma di tante lettere e parole che danzano nella mia stanza e che mi sorridono. Scrivo, scrivo e non mi fermo, è difficile trovare un modo per concludere i pensieri di quella giornata. Perché se riesco a trovare una fine per il mio racconto, non posso dire lo stesso dei miei pensieri, che si evolvono e crescono, durante tutta la notte. Scrivo di me, di quello che ho in testa, di quello che penso e di come vorrei cambiare il mondo. Scrivo delle mie emozioni, dei miei sentimenti, delle cose che mi succedono. Scrivo delle mie manie, della Terra che si trasforma, di come vedo le cose, di come considero le persone. Scrivo di tutto.

L'uomo nero

E' un lavoro prevalentemente notturno il suo ma, ultimamente, non soltanto. Fa interventi a richiesta conto terzi o su diretto bisogno di un gran numero di utenti che lo utilizzano spesso per soddisfare sogni di rivalsa. Non gli piace un gran ché ma, quello, è il lavoro di famiglia, remunerativo e tradizionale. Esce all'imbrunire, percorre viuzze buie, maleodoranti, rasentando muri, nascosto in palandrane nere munite di cappuccio. Nessuno conosce il suo viso perché di volta in volta deve assumere i lineamenti che il committente richiede. Lavoro duro per intensità ed ampiezza. All'ora di cena, ogni sera, deve presentarsi a Via Dei Caprini 19, dove c'è quel ragazzino impossibile che non vuole cenare e ancor meno addormentarsi. La madre dopo diversi tentativi, lo invoca, scoprendo il suo nascondiglio nello sgabuzzino delle scope, descrivendolo, per dargli modo di memorizzare e lo chiama. Il bimbo dapprima sorride incredulo ma, dietro i dettagli che la madre fantasiosamente ammucchia, si decide a infilare in bocca il cucchiaio. Poi non c'è che da aspettare che si corichi e tranquillo con la madre che lo ninna, salvaguardandolo, si addormenterà. Stanotte c'è anche il lavoro dal Rag. Rosati, insiste a mandarlo dal Rozzi, suo capo ufficio, per rendergli il sonno poco riposante. Non è difficile, anche se l'ingegnere prende un sacco di pillole. Lo rende irrequieto quel tanto da farlo svegliare due o tre volte, andare al bagno e mangiare qualcosa dal frigorifero e imprecare, contro se stesso, che il lavoro lo sta mandando al manicomio. Peggio dalla Sig.ra Stecchi, quella è troppo esigente, ogni notte gli fa interpretare una scena di violenza sessuale su canovaccio inventato da lei stessa e ogni volta finalizzato allo stupro. Una fatica! Anche per quel tifoso di calcio che pretende si mangi tutti i giocatori della squadra che odia.

Stesura definitiva


 che ringraziamo per il gran lavoro fatto. 
Grazie anche agli scrittori partecipanti per l'entusiasmo con cui hanno raccolto la nostra proposta di scrittura collettiva. 

redazione RV

Memorie (inutili)

Quando il mattino della vita, dalle grandi vetrate degli occhi infantili mi faceva luce dentro e irrequieto curioso straniavo gli obblighi dati, avevo un fortilizio solitario dirupato, trovato nei molti viaggi fantasiosi tra i muri crollati d'un palazzo dalle bombe sventrato. Luogo pericoloso a vista per soli alieni a caccia di misteri, dove le erbacce caparbie, lentamente, riconquistavano spazi abbandonati, angoli riparati in cui la guazza bagnava semi dal vento trasportati. L'angolo più recondito ombroso, di giorno in giorno si faceva covo, una parvenza una scarna copia d'un habitat domestico più noto: un sedile e un desco di pietra scalcinati, inutile lume una bugia rotta, un vecchio chiodo infisso nel muro per appendere bastoni cianfrusaglie raccattate; una boccia crepata teca d'una lucertola viva alimentata e mosche giornalmente. Arredi patrimonio tesori del pirata che premeva nascermi nelle voglie di volare, andare via. Sulla breccia d'ingresso fissato come chiave di volta, i resti di un rapace impagliato acefalo, per spaurire terrorizzare - forse - gli intrusi. Senza rendermene conto, piano piano, tutto scivolava via tra i nuovi interessi legati alla crescita, di cui non ho  più contezza ma, quella, la rocca segreta solitaria, è restata. Ha figliato. Ora lì c'è un palazzo di dieci piani.

La luce spenta di un piccolo diamante.

Non sapevo che il nero profondo del buio potesse accecare come un lampo improvviso nella notte. Eppure brancolo nel buio accecante del profondo dell’anima sperando di ritrovare il filo rosso che mi riporti alla luce naturale, allo splendore del rosso acceso del mio cuore. Sprofondato nel nero assoluto anelo la gioia dei colori della poesia. Piccolo, iridescente diamante sfaccettato, racchiuso nella mia mano che da tempo ha spento i suoi meravigliosi riflessi. Ti metterò lì, incastonato, vicino al cuore. I suoi battiti ti faranno rivivere, tornerai a regalarmi l’iride dei tuoi colori.

Tasche vuote.

Ho rovesciato la mia vita come si fa quando si vuotano le tasche, non c’è rimasto niente. Quello che avevo da spendere l’ho speso. Niente rimorsi. Ho vissuto pienamente, intensamente. Ora che le rughe sono come grinze di un vestito passato di taglia, nelle tasche vuote ritrovo solo le briciole dei ricordi che non vogliono morire soffocati. Le ho buttate. Ho visto volteggiare dei corvi. Presto dei ricordi non rimarranno neanche le briciole. Meno male, ho fame di nuovo. Di vita.

Delle forme, delle Idee, delle Categorie a Yellowstone

“Andiamo Bubu”.

“E dove?” rispose Bubu saltellando ora sulla punta di un piede ora sulla punta dell'altro onde cercar di capire qual'era la gamba migliore che avesse, di cui potesse fidarsi di più nel caso gli fosse capitato di dover correre su una gamba sola, o anche unicamente di camminarci, su di un solo piede, a Yogi Bear che già si stava incamminando spedito.

“Mi verrà in mente durante la giornata” si lasciò sfuggire l'orso più grande sorridendo tra se e se con espressione furbesca e sorniona senza aggiungere alcunché non voltandosi comunque né di lato né tanto meno indietro, che altrimenti l'amico avrebbe potuto pensare chissà cosa una volta che gliel'avesse scorta.

Si si, Yogi conosceva perfettamente il compagno, o almeno credeva di conoscerlo stante che erano nati lo stesso minuto, la medesima ora, giorno, mese ed anno, ed avevano sempre convissuto.

Sapeva per esperienza che a Bubu, a volte succedeva.

“Quello è un salmone” aveva urlato per la gioia alzando le mani al cielo Yogi dopo averle tenute a mò di visiera sugli occhi. Per alcuni istanti, dato che erano sulla sponda che dava contro il sole: un sole che così pulito tutti e due, sia presi isolatamente che insieme, non l'avevano mai visto riflettersi sulle onde argentee di quella enorme, pericolosa ed altrettanto immaginifica, ombrosa, fresca distesa d'acque.

E Bubu di rimando abbassando ambedue le braccia lungo il corpo. “è una carpa”.

Cesarina

 Cesarina era mia madre, e questa è la straordinaria storia che mi raccontò.
 
IL PADRE DI CESARINA
    Luigi, il padre di Cesarina, era molto bello. Questo era il motivo precipuo  per cui Maria, la madre di Cesarina, l'aveva sposato. Si erano conosciuti perché lavoravano entrambi a servizio, credo della principessa Pignatelli, dove Maria faceva la cuoca e Luigi il maggiordomo.
  Maria, quando conobbe Luigi, era vedova: il suo primo marito, Renato, era morto nella Grande Guerra, anzi, era stato uno dei primi morti di quella tragedia. Non in un'azione militare, ma era morto di tifo, lassù al nord, lasciandola da sola con due figli piccoli, a Cesano, un paesino vicino Roma. La sua era una famiglia  contadina, ma la terra era andata ai suoi numerosi fratelli maschi, lasciandola senza mezzi di sussistenza.
Per questo lei si era trasferita da Cesano a Roma, per poter lavorare e mantenere i suoi due figli. Aveva fatto prima la sguattera, poi la cameriera e piano piano, lucidando scarpe e argenteria, pulendo saloni e verdura,  aveva salito la scala sociale di questo mondo servile, diventando cuoca.
  Ed insomma, ad un certo punto aveva incontrato Luigi. Aveva 11 anni meno di lei. Era alto ed aveva un sorriso luminoso. Veniva da Rimini ed anche il suo buffo accento contribuiva al suo fascino. Non so se fu amore a prima vista, non so chi corteggiò chi. Ma il fatto è che nonostante l'opposizione dei suoi due figli di prime nozze, Primo ed Egle, che lo consideravano un avventuriero, Maria lo sposò. E così nacque Cesarina, nel 1928.
  Purtroppo, la vita con Luigi sembrava confermare i sospetti dei suoi due fratellastri. Luigi, forte bevitore, prima perse il lavoro, poi cominciò ad essere assente per periodi sempre piu' lunghi. Maria non solo dovette continuare a lavorare, ma fu costretta a mettere Cesarina in collegio, dove rimase sino a che non ebbe 15 anni.
 

Di Te

Sei Te il tuo racconto di storia...

lo leggo tra le punte del viso,dietro crine di un sorriso.
Il tuo corpo racconta...
disperse illusioni,percezioni stridenti.

Ti affacci a un pozzo di immagini confuse
che raffiorano corde di emozioni strozzate in gola.
Invochi il silenzio...
una flebile stanza di tesori cari dispersi fra i ricordi
che si sciolgono come luce nell'ombra avvolgente
dilatando i tuoi spazi e i tuoi respiri.
Com'è dolce assaporare la nenia dei tuoi discorsi
dalla leggera brezza primaverile cullati.
Parli delle stelle dei sogni appesi alla luna
tua sincera amica lassù a intonar notti danzanti
al ritmo di sensi sconosciuti.
Dilati le braccia nell'intorno agguantando i profumi,
ti discosti dai rumori della città e di chi non ti sa capire.
Malinconica creatura in cerca di pace e serene melodie,

non disperare!Sentirai il tuo canto giungere là dove ancora non riesci a volgere.
Oltre le tue perlacee pupille si accendono le fiamme di desideri
che ti sembrano troppo lontani ora,ma senti? Ne sfiori il calore.
Vedi,le immagini che meglio riconosciamo sono quelle il lontananza...

l'orizzonte ti nasconde paesaggi impercettibili al tatto
ma ascoltando il rumore delle maree la loro incostanza

abbracciando l' andirivieni di onde superbe 
coglierai meglio lo scrosciarsi delle acque seriche
che poggiano sulle rive del tuo cuore.

Vedrai, finalmente custodirai teneri gesti nelle carezze di una mano sincera
riconoscerai l'alba di un giorno felice

e sarai li,di fronte quell'immenso azzurro

a cantar il tuo grido al Mondo,

il tuo grido di incantevole allegrezza...

Accadde un giorno

V’informo che è uscito il libro di cui allego una sinossi ridotta per non scoprire tutte le carte…

Vi ringrazio per l’attenzione

 

                                            Accadde un giorno – Sinossi

 

Questo libro narra di una storia d’amore. Una storia che coinvolge un uomo di 57 anni ed una donna prossima ai 40.

Sposato ed appena andato in pensione lui, divorziata lei.

L’incontro avviene durante una sua gita in moto, nell’agriturismo di lei “Oasi”, sito vicino Montalcino – Siena.

Un incontro occasionale ed imprevedibile che in poche ore si trasforma in un’attrazione fisica e mentale travolgente.

Vivranno quattro giorni intensi a Siena e dintorni, scoprendo sempre più la quantità di affinità intellettuali, artistiche, di pensiero e fisiche in comune.

Una vera e propria esplosione di sentimenti e di passione che li coinvolge in maniera assoluta.

Lui, ciononostante, fa prevalere la sua parte razionale, enunciando i seri motivi, ad iniziare dalla differenza d’età, che devono indurli a considerare quei giorni solo una parentesi splendida, che dovrà essere chiusa.

E così sarà…

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