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cose così

Il cucchiaio di Totti.

 
 
Ne avevamo parlato a lungo, discusso tanto da quel lontano 2004, la semifinale con l’Olanda. L’avevo provato cento e più volte… ma il “cucchiaio” - quel cucchiaio - non fu solo un segno di follia. Non era nemmeno una esclusiva di Totti. L’aveva già fatto Panenka, cecoslovacco, nella finale del 1976 contro la Germania di Sepp Maier, facendo vincere per la prima volta la Coppa Europea alla sua nazione… Ed io avevo già cancellato i sogni di gloria pallonara.
Certo, occorre una sensibilità di piede-gamba-coscia-gluteo inimmaginabile – lo fai e basta - o almeno una freddezza d’animo glaciale. In ogni caso, tanto tanto culo che per sederti occorre tutta una tribuna, ma è la tempra del campione: il suo marchio di fabbrica. La certezza che nelle tue pratiche muscolari risieda lo stampino del fuoriclasse e tra i neuroni, almeno uno si chiami genio… Eppure, l’è dura!
 

The Hit. Sfida e colpi bassi

Magdala - Fascista!
Hermes - Stalinista!
Magdala - Trotzkista!
Hermes - Buchariniana!
Magdala - Buchariniano-trotzkista!
Hermes - Trotzkista-buchariniana!
Magdala - Trotzkista-buchariniano-socialfascista!
Hermes - Buchariniana-trotzkista-socialfascista-revisionista!
Magdala - Trotzkista-buchariniano-socialfascista-revisionista-sionista!
Hermes - Buchariniana-trotzkista-socialfascista-revisionista-sionista-deviazionista!
Magdala - Trotzkista-buchariniano-socialfascista-revisionista-sionista-deviazionista-titoista!
Hermes - Buchariniana-trotzkista-socialfascista-revisionista-sionista-deviazionista-titoista-
... Interista!
Magdala - Stooop! Ok, ok, mi arrendo qui. Hermes, perché, quando si gioca, a un certo punto,
devi diventare sempre pesante con le parole?

Ora sì...

Ascolto un ciottolo accidentalmente colpito rimbalzare con archi diseguali sull’acciottolato della strada che costeggia il molo. La luce fredda della luna rischiara il bianco cemento della panchina che algida mi invita. Accetto la sfida e mi sorprendo seduto mentre osservo i cerchi concentrici che il sasso forma sprofondando nel nero liquido del porto. Un gabbiano nottambulo mi sorvola lanciando il suo grido distrattamente. Così sotto un lampione, seduto su una fredda panchina di una fredda notte di inverno, ascolto i miei sensi acuirsi e la calma appropriarsi del mio corpo. Ora sì, come vorrei una sigaretta, ora.

Il questuante.

con gli occhi liquidi venati

tra ciglia cispose sorride
timidamente fissandoti e
prima di candidi radi denti
appesi a petali troppo rosa
tentennando il capo raso
ride complicemente della
tua esibita insofferenza.
frena i tuoi passi ti fa sbuffare
liberandoti anche un poco
della indifferenza di maniera
sul palmo pallido della mano
aperta rivestita di pelle bruna
di sole e paralleli lontani fai
cadere l'obolo della presunzione.

non mi convince sto scritto

agli asini come noi
non è concesso sostare
nel paese dei balocchi
che abbiamo nasi di legno
ma ginocchielli di carne
e va a finire
che uno zoccolo calpesta un bacio
e davvero ne nasce un albero

 

 

di miao in miao verso l’eterno vortice di un tempo cane

 

pops and paps, 1953 - ursula schultze-bluhm

boh

... Ho sogni da gatto. Salto sul palcoscenico notturno, rischiarato soltanto dalla rotondità quasi perfetta della luna e mi sbizzarrisco con una serie di propositi che consegno alla sacralità della notte. La verità è che l’anima rock mi spinge alla performance artistica, dove donarmi alla sola folgorante impresa di strafare nei pezzi della mia unica e sacrilega follia.  E pensieri da gatto. Soffiosi e graffiosi, pieni della presunzione felina d’essere al centro d’ogni sequenza e disastro. Sanguinolenti segni di un colpire veloce, di lingua risposa, d’unghia frenetica. Individuando tutte le vittime predestinate e tante altre ancora. E pelo di gatto, che diventa irto ai nemici e facile alle buone mani delle carezze che pretendo. Morbidezza da rotocalco, fantasia da grande sognatore. E come gatto muovo le coscienziose verità a mio uso e consumo, proponendo tutta le giusta pietà e tutte le più ingiuste falsità. Ma sono nato per muovermi nella notte delle bugie, dove tutto diventa ambiguo, tutto ha sembianze e niente è veramente quel che sembra. Perciò mi affido a tutti i sensi oltre ai cinque consueti, che è risaputo un gatto ha tutto oltre.

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Alla fiera

Alla fiera comprai
noccioline croccanti
da sgranocchiare in fretta
all'angolo di strada.
Alla fiera, per una manciata
di spiccioli ho venduto
illusioni e sogni.
Odio le fiere.

Sono solo una stupida

Voce che riga il sogno di reale
mi ha ridato il respiro l ' altra sera
e la mia risposta colma dei vuoti
me lo ha risoffiato via...
perchè non faccio altro che
accostare il mio dolore
all' anima  rendendola pesante
perchè comincio a pensare che
l' amore non fa per me...
che i miei sogni son fin troppi
e troppo lontani
perchè il cielo e le stelle
possano raggiungerli
Giunta a preghiere
tento di ravvivare la fiamma
il desiderio e il coraggio
per lottare,
ma un soffio crudele
la spegne e
faccio sempre più fatica
a sentire il calore
A volte vorrei dormire
e spegnermi per un pò
per non pensare e stare qui
ad ansimare ...
perchè sono un' illusa
che difende il suo sogno
e se ne frega del conformismo
vado avanti a braccetto
delle mie sensazioni
nella speranza che non mi tradiscano
Vorrei che tuttò ciò,
quello che provo per te
quel chiarore di speranza
che mi dà leggerezza
per raggiungerti
e accarezzarti col pensiero...
non mi abbandoni
Vorrei sapere se 
camminare sull' acqua
verso gli orizzonti speziati
o se rubare al cielo
l' Immensità
sia possibile
con Te...
che già da lontano...
mi rendi Incredibile!

Dalla poscette

  Lei elegante
  in quelle trasparenze nere
  che le spalle e il petto
  non coprono ma esaltano
  e la gonna scende a scrivere
  appena docilmente le forme
  che la lingerie segna giusto
  quanto deve.
  le braccia tornite
  uno allacciato a lui di maniera
  l'altro lungo il fianco sfiora la coscia
  con la mano che stringe la poscette
  da dove mi inebrio a quel contatto.
  su gambe snelle di seta calzate
  il tacco alto delle scarpe slancia
  l'insieme e s'avvia lenta distinta
  verso la platea portandomi
  almeno un poco nella mente
  accarezzata dal mio desio
  che poggerà presto in grembo.

Non so

Mi provo a scrivere in automatico
musico di parole su invisibile rigo
a disegnare immagini nel sogno.

Ad occhi spalancati nel barbaglio
ricerco il fiore ch'è negato al mondo
ch'è oramai piatto nel cervello.

Presi da febbre di consumo tristo
avendo per misura oro e sesso
rari vi amano il vero, il giusto e il bello.

Ma non dispero che domani il verso
riporti alla sua essenza buona l'uomo
se a sè avere non vorrà nome diverso.

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