Cose Così (sabbia)
Sei piovuto sulla mia terra
fecondando i pensieri alla mia sabbia
così lontana dall'eco del mare
Le tue pareti scoscese e le mie valli
strette a pugno di silenzio
esiliato tra le dita
- Blog di Manuela Verbasi
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Haemophilus influentiae
Non ti sopporto più, sai?
Piccolo, Fastidioso, Irritante Bacteria..
Sei entrato spingendo e ora resti li..
con la bocca piena a grattarti la pancia
ridendo sprezzante di ogni mio inutile tentativo di fuga..
mi stringi, mi agganci.. tenendomi alla gola come un coyote ferito e incazzato..
non ti è bastata la mia aria.. no..
hai voluto il mio equilibrio.. lanciandomi a terra contro lo spigolo..
non ti è bastato il sangue, non ti è bastata la disperazione..
cosa vuoi ancora?
Ladro, ladro di carne.. Ladro..
e il solo pensare di dover dormire ancora con te..
.. averti dentro ..
. B a s t a r d o .
- Blog di Ofoja
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Nuovi e vecchi muri
“ No man is an island”, Leggi tutto »
- Blog di Antonella Iurilli Duhamel
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Il bacio
- Blog di brunaccio
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Il primo Bordello del paese.
La casa ha un corpo che mi incanta con suoni di tufo indurito dall’età e dal peso di se stesso su se stesso.
Come un contadino antico sulla zappa, l’assito regge danze di fantasmi folli di calore; esalazioni di petrolio, assassino delle tarme, e mura che erano pelle bianca di calce su vene austere alla cui memoria avevano provveduto astuti amori di conserva in autentici quadri di amplessi stinti nei colori e nelle pose.
Poca luce, quasi stanca di ampliare il vuoto, si trascina nel buio ferita dagli scuri. Un vuoto di aria quieta che approfitta di ogni suono per un rintocco proprio; ma nessuna campana ha echi nei porcili e qui il peccato forse dissolse anche capigliature mistiche.
Ogni porta ha rantoli suoi: maniglie consunte e opache che flettono sui cardini il legno assente - o meglio, c’è, ma non invoca olio nei giunti di ferro.
Di qui è passato mio padre, penso, forse mio nonno prima del Carso, ed anche dopo: sulla roccia le pallottole con colpi di moschetto secchi e unici, qui le lenzuola madide degli scoppi al primo colpo di schiena.
La vita è anche questo: vivi su di un corpo che hai pagato male e muori in un corpo che non hai appagato bene.
Eppure, non ci sono tracce di piacere.
E’ fermo l’orologio dei gemiti, veloce nell’ora del vespro e nelle rapide alcove; segnò l’ultimo secondo dell’ultimo amplesso che ancora qui ricordano col nome di Giuan”o tuost’. Leggi tutto »
andante con colla vinilica, cinema d’annata ed alcune prospettive d’altro leso futuro
pornokrates, 1878 - félicien rops
vado
via col vento
cercando di centrare
il centro esatto del tempo che rimane
che ha forma di destino a mix di temporali
nel sogno di un letto sfatto e della tua buona pelle
che odora della stravaganza dei petali del tuo miglior mistero
nel sangue della follia di questi giorni destinati alla ricchezza del killer
giù verso i baratri della totale subdola distanza del sole
dove conto i minuti che rimangono nella tenerezza
vado
solo nel fuoco
nelle vesti del soldato
precipitando nel solito vortice
dei tuoi seni dai grandi capezzoli scuri
duri pugnali per le mille ferite disseminate nel mio mondo
che è mondo complesso di labirinti e mostri e disastri di soluzioni
ma che sa donare tutti gli istanti del tuo movimento di attrazione e ferocia
nei denti che scintillano e colpiscono così bene nell’affondo
nella distesa della mia feconda e suprema ultima resa
vado
nei tuoi abbracci
elencandoti tutti i desideri
uno ad uno mostrando la validità del perdersi
mentre cerco l’anima nel triangolo infernale del tuo inguine
salvandomi soltanto per queste labbra indemoniate che si nutrono di te
nelle gocce di questo tuo miele che distilli di brace come liquore per gli dei
della lingua che scava nelle pieghe della più regale delle mie voglie
provando di sacralità ogni volta questa specialità di morte
nello stupore mai confuso del più morbido risorgere
- Blog di giuseppe pittà
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Aghi
Il pino contento dei suoi aghi
sta verde contro il cielo
che come mutan l’ore
così cambia colore.
Allegro per gli uccelli
canori sopra i rami
gareggia coi miei versi
neri sui fogli bianchi.
Lo so che vince il pino
di mille aghi adorno
che, pur se acuti, mai
usati ha per cucire
oppur per ricamare
l’azzurrità del cielo
- Blog di Michele Prenna
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Dare...dare....
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Sullo scrivere...frammenti
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Fiori
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