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Favole e Fiabe

Vita da rospi

 
 
è già maggio anche quest'anno
dal rifugio verso il monte
arrancando giorno e notte
e trovare quella pozza
dove aspetta la sua bella
genitrice di famiglia.
pur di spine attraversato
lieve è il bosco e pure il prato
non par vero ma è così
il pericolo è sempre lì
sulla strada che attraversa
la campagna la foresta.
mostri infami occhi lucenti
corron lesti da serpenti
e in men che non si dica
pongon fine alla sua vita.
 
 

La canzone dell'estate

 
là nel caldo imbarazzante
su quel ramo verdeggiante
la cicala, ch'è un cantante
lo fa solo per l'amante.
kreeee...kre...kre...kre...kre...
ora succhia una ciliegia
si rinfresca non è allegra
è un bel dire non fa niente
il maschietto impenitente
kreeee.e..kre.e..kre.e..kre.e..kre.e..
se non canta non si sposa
e la chiama senza posa
ci son tanti concorrenti
tutti pronti a farsi avanti
kreee...kree...kreeeee...kre
il suo tempo dura appena
dalla nuova a quella piena
sembra un gioco, ci vuol lena
uno sforzo che ti svena
kree..e..kre...e...kre...e...kre
tutto il dì senza intervalli
apri e chiudi quei timballi
è un lavoro da cavalli.
sempre l'uomo ha tanti falli
la dileggia oppur la incolla
all'immagine fasulla
d'un insetto a fare nulla
con chitarra su a tracolla.
kreeee...kree...kre....kre...
 
 
 
 
 

Il bambino e la formica

 
da un suggerimento di
____________
ztrik ztrik, va bene...va bene
mettimi giù, mi hai visto
non è piacevole stare quassù
su questa pelle umidiccia
di afrori tuoi disgustosi.
strisck... strisck...
mi piace quando osservi - di lontano
il nostro lavoro quotidiano
che ammiri la nostra forza, disciplina
a portar pesi ingenti fino a sera
da quanto spunta il sole, la mattina.
ma, zickkk zickkk...porco formichiere!
che ti salta in testa :
interrompere il nostro viottolo
tra l'erba e così tanto
che ci frastorni il viatico
recuperare il fluido che ci guida
fino alla tana, non è cosa da un momento..
ztrick...zitrick...zitrick
fatti venire in mente
se tornando da scuola
sparisse, davanti a te, un gran pezzo
della strada verso casa
così, improvvisamente.
lui avvicinò il dito al terreno
facendole un sorriso dispiaciuto
e lei, sollevando meglio il chicco di frumento
ztrick...zitrick...zitrick...:
in fondo è un buon figliolo
e rimboccò il camminamento.
 
 
 

Insettivamente

Su una corolla di fior di tarassaco (piscialletto).
- zzzzzztttrrzzzzst...., ciao, come stai?
-sszzztttzzzsssttttssss..., ciao...bhe! avresti potuto poggiarti su quella corolla lì accanto. Si sta stretti, comunque bene, diciamo, anche se...
- dai! non lagnarti. La primavera anche in ritardo è arrivata e credevo andasse peggio. Ho visitato migliaia di fiori, belli maturi, il nettare ha uno strano gusto ma è abbondante. A sera ho la tosse, per il resto, va bene.
- hai la tosse, eh? è quella roba che c'è nei fiori, quella polverina che è sempre nell'aria. Mi hanno detto che la producono i mostri invasori, quelli che ammucchiano pietre e altro, per abitarci, viverci insomma e vanno in giro con aggeggi puzzolenti.
- già! mi è arrivata una comunicazione pollinare dalla campagna, mi dicono che là spargono delle sostanze chimiche che sterilizzano i terreni delle colture agrarie in modo che noi "selvaggi" non si possa nascere e crescere. Che mondo...
- quando avranno ricoperto tutta la terra di quelle trappole che chiudono perfino all'aria, perché quella che respirano se la fanno artificiale, come vivranno qui? se ne andranno, come sono arrivati? ...speriamo presto. Il nostro polline è intriso in questa terra, risorgeremo, poi...ce la riprenderemo.
- zzzzztttrrrzzzssstttt...Adesso vado, ho tanto lavoro da fare, la mia quota di nettare è ancora scarsa e il giro sempre più lungo. Buona giornata, compare.
- sssszzztttrrrssssttt..., ciao, io resto, non ho più forza di andare, mi spiace... Tus tus tus...
che bello questo sole...l'ultimo...e...
Tuff
- ...almeno...qui tra l'erba, sulla terra.
 

Favola

 così tacemmo. lasciammo che il silenzio
s'infiltrasse nelle crepe delle ore.
scavasse distanze e rifinisse lo sguardo
come il vento la pietra.
 
di quale peccato mai, è questa l'espiazione?
- chiese lei abbassando gli occhi,
ma la voce si perse nel fremito dell'aria.
così ristette, immobile, sull'orlo di un singhiozzo.
 
un nibbio reale prese il volo da un picco lontano.
lo vide avvicinarsi, curvare e planare
sorretto dall'invisibile.
 
e anche lei sognò d'avere forza d'ali
e piume timoniere
per saper veleggiare così, dimentica di tutto.
 
allora il nibbio le si avvicinò
- il peccato non esiste, le disse cantando.
e lo ripetè più volte, in mille e mille lingue.
 
lei, che già lo amava per la sua natura di rapace,
sorrise dolcemente e si voltò piano.
- non ho ali, ma ho gambe per camminare,
si disse, inoltrandosi sul sentiero verso la pianura.
 
così dopo passi, passi ed altri passi,
dopo dossi, tornanti e infiniti incroci,
giunse all'ampia valle verdeggiante ed ubertosa
e si sdraiò all'ombra del grande albero
 
tra i rami mossi dal vento la luce filtrava quieta,
riempiendola di dolcezza e amore.
lei seppe che era quello il posto,
rise a lungo, e cominciò a danzare.
 
:-)

Delle forme, delle Idee, delle Categorie a Yellowstone

“Andiamo Bubu”.

“E dove?” rispose Bubu saltellando ora sulla punta di un piede ora sulla punta dell'altro onde cercar di capire qual'era la gamba migliore che avesse, di cui potesse fidarsi di più nel caso gli fosse capitato di dover correre su una gamba sola, o anche unicamente di camminarci, su di un solo piede, a Yogi Bear che già si stava incamminando spedito.

“Mi verrà in mente durante la giornata” si lasciò sfuggire l'orso più grande sorridendo tra se e se con espressione furbesca e sorniona senza aggiungere alcunché non voltandosi comunque né di lato né tanto meno indietro, che altrimenti l'amico avrebbe potuto pensare chissà cosa una volta che gliel'avesse scorta.

Si si, Yogi conosceva perfettamente il compagno, o almeno credeva di conoscerlo stante che erano nati lo stesso minuto, la medesima ora, giorno, mese ed anno, ed avevano sempre convissuto.

Sapeva per esperienza che a Bubu, a volte succedeva.

“Quello è un salmone” aveva urlato per la gioia alzando le mani al cielo Yogi dopo averle tenute a mò di visiera sugli occhi. Per alcuni istanti, dato che erano sulla sponda che dava contro il sole: un sole che così pulito tutti e due, sia presi isolatamente che insieme, non l'avevano mai visto riflettersi sulle onde argentee di quella enorme, pericolosa ed altrettanto immaginifica, ombrosa, fresca distesa d'acque.

E Bubu di rimando abbassando ambedue le braccia lungo il corpo. “è una carpa”.

Akim lava la luna nel mare

Akim lava la luna nel mare,
la lava ma non la vuole asciugare,
la lava con acqua salata,
Akim lava la luna.

Poi disegna con il sale,
disegna gli occhi alla luna,
poi una bocca che porta fortuna
e ride, ride la luna di Akim.

Akim porta la luna lontano,
l'appende nel cielo d'Haiti,
perchè c'è una bambina che ha paura,
Akim le porta la luna.

Ora la bambina ha meno paura
e Akim è il poeta
che lava la luna,
ma non l'asciuga
quando la lava.

Akim ora va via
Akim ha le mani salate
e gocciola la sua luna
nel cielo di Haiti,
perchè Akim non asciuga
non asciuga mai la luna
dopo averla lavata nel mare.

Cose Così [fruttate]

Esploda d'aroma fruttato il peregrinare dei baci nel fiato, inanelli ciambelle glassate di bianco. Siano il fresco delle acque, le sinfoniche accortezze, l'arco del cielo piegato confonda le rondini. Arretri il velo tortora sceso a tradimento. S'inventi il tempo, lo dilati, ne faccia concerto di archi e pianga di pioggia. Ora, raccolti i vestiti da terra, si plachi il mal d'amore. Apra la finestra e lo respiri, questo spazio immenso, immerso.
 
Passeggia fra cesti di mele.
 
Manuela

Viaggiatori 2

Riponimi fra gli spiccioli delle tue tasche piene di arcobaleni, gli orli piegati, le cuciture. Riempi le mie stanze di bottoni alle tue asole, e liquida ghiacciai dietro le iridi. Semina di fiori le distese aperte al verde, alle albe nitide, alle stagioni quiete. Arriccia il mare e le sue onde, raffina l'oro dei deserti, azzurra i cieli, i nostri. Portami sui tuoi silenzi, aprendo le tue porte alle parole care. Di trasparenze e suoni si caramella l'andare vischioso, mette ali bianche, s'alza in punta di piedi per baciarti ancora, e ancora, ancora, sulla bocca.
 
[Ti amo davvero.
Nessuno come te]
 
Manuela
Montserrat M.B.

Grillo Camillo direttore d'orchestra.

Musicisti:
Grillo Camillo grillo canterino professore di violino.
Rino Saltamartino al mandolino
Rosetta Cavalletta alla trombetta
Gedeone Calabrone al trombone
MariaClara la Zanzara alla chitarra
Vespa Lucia alla batteria
 
Voci:
Liala Cicala Soprano alla Scala
Pino Maggiolino Tenore sopraffino
 
Coro:
Rane e Raganelle
 
Pubblico in sala:
Flora e Fiorellino: una bimba col fratellino
 

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