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La forza di andare

Camminare per andare invano,
camminare e la fatica ti prende la mano,
le ginocchia spingono giù,
vogliono andare lontano,lontano,lontano
ma la debolezza ti assale,
non ti fa andare!
La meta diventa quasi impossibile,
il tuo pensiero inaccessibile,
vorresti una passerella tutta per te
ma un battibaleno si è impossessato di te,
i tuoi desideri ha reso vani,irraggiungibili,
diventano sempre più impossibili,
la fatica aumenta,
il cuore è in gola,
il corpo è sudato e stanco
e l’animo è sempre più affranto!
Lassù,in alto,in alto
Un raggio di luce appare,
ti aggrappi con piglio alle forze rimaste
e avanti,avanti,non sono più nefaste,
i ciottoli ti accolgono agevoli,
tutto intorno diventa più consono,
tutti quei problemi insormontabili
si dissolvono con te che cammini al mio fianco,
che rincuori il mio passo stanco!
Mi stringo al tuo possente braccio
E insieme andiamo all’attracco,
insieme andiamo a riprenderci quella vita
che per tanti anni c’è stata nemica.
Ma questa dolce conclusione
Avrà prima o poi una ragione?
L’unica ragione è l’amore!
 
 
    
 
 

Le tue mani

Non è il vento
a spettinar la gonna,
ma le mani tue audaci.
Non è il vento
a scatenare brividi,
ma il planare leggero
delle labbra sul collo.
Danza, sinuosa
la tua bocca sulla pelle
accendendo il fuoco.
E' terra fertile di passione
il mio corpo al tuo tocco,
a lui soltanto m'affido,
cedo e m'abbandono.

Il lascito degl’incontri.

Non verrò quando venire porta altrove
parto invece con il sollecito del nuovo
che accontenta il cuore
e mi viaggia di conserva la speranza.
 
Sono ai binari di tutti i treni che già sanno
che di là si attraversano le stagioni che non conosco
dove mettono ali misteriose le strade del colore.
 
Ma non io, io no, non conobbi le rotaie della luce
le vidi ferme, le vidi sovrastare i viaggiatori
diritte lame al solo trapasso
dei vetri senza ombra.
 
Eppure tra la fretta e l’andare
ha luogo il conto rovesciato dei ricordi
quasi che tra il petto e gli occhi
stia voluta una battaglia di ruoli
il primo a vedere oltre
i secondi fissi sul lasciato qui
dietro l’imposta del certo sono.
 
S’è fatta l’ora delle valige quando suona
alla porta il lascito di un incontro.

Amore sotto le stelle

sabbia bagnata da corpi distesi
danza pagana di festa notturna
ombre cinesi che seguono il ritmo
amori dipinti su scogli muschiati
 
la luna decide i cambi di passo
muovendo a piacere il flusso del mare
spettacolo lunare eppure avvincente
amanti lucenti di riflessi argentati
 
mentre le scie della notte stellata
sfilano veloci a morire altrove
le stelle ammirano dal palco lunare
lo spettacolo eterno dell’amore
 

Parlami

Parlami.
Il silenzio ferisce più di mille parole.
Insultami, non lasciare la tua rabbia appesa ai denti.
Ho riempito mille spazi bianchi con parole inutili
che avrei voluto dirti e poi ho cancellato.
 
Ma tu parlami.
Riempi la distanza che avvicina l’odio all’amore
con le parole che avrei dovuto dire.
Il tuo silenzio rimbomba dentro di me
come il tuono che annuncia un temporale.
 
Parlami.
E potrò asciugare le mie lacrime
al sole delle tue parole.
 

L’ago della bocca

Guarda quest’esile filo
che ci poggia un palco tra le quinte della sera:
 
“Esso era un bacio
tra tenuto e dato”
 
Guarda come il corpo di lei mantiene
gli sguardi dei maschi
fumosi.
 
Osservateci imbastire le bocche
con quel filo esile
a scen'aperta.

Ah questo maggio

 ah questo maggio
di pioggia e d’inganni di sole
maggio d’assenza di maggio
 
avrei voluto mare adesso
e onde
disegnare orme parallele
sulle sabbia
camminando vicini
assorti
il corpo aperto alla luce
e tu che mi racconti
ci saremmo sfiorati
consapevoli della complicità dei corpi
e avrei alzato il viso a guardarti
scansando i capelli smossi dal vento lieve
 
un idillio gentile e intenso
come una carezza d’amore
per noi due, a maggio
 
 
 
 
 

L'amore

 
è quel frutto maturo
semplice chiaro come un avviso
che piano lo mordi
con le labbra appena
e il succo, dalla bocca
dolce come un pianto
va a impiastricciare
le pieghe d'un sorriso.
appena sfiori
con lo sguardo il viso
sentir quello dell'altro
raggiungerti preciso.
ricordi complici di tempi
pazienti nell'attesa
gioia per minimi gesti
e casomai giusta non fosse
non fu mai pesa.
è mosto che ti inebria
reca pensieri vivaci e sensuali
ti vellica la psiche e zone neurali
lento così tu, la giacca appendi
ella lenta si sfila un guanto
quando l'avesse e intanto
coi visi tra le mani
i corpi lievi accanto
caldi d'un tepor che certamente sanno
lisci come velluto, ancora danno
languida dolce gaiezza
non è vero bisogno
semplicemente incanto.

Il treno

- Che bel sorriso luminoso ha in questo momento, le dice l'uomo di fronte, con cui finora aveva scambiato solo banali frasi di circostanza. Lei rimane basita, non sa che rispondere, quando lui aggiunge - pensa al suo amore?
Ancora più incredibile, riflette lei, e improvvisamente decide di rispondere. Perché no?, si dice. Non lo vedrò mai più, scomparirà dal mio orizzonte fra poche ore, non appena sarò scesa dal treno.
Lui la incalza, chiede - l'ho messa in imbarazzo? E lei raccoglie la sfida, e guardandolo negli occhi, nerissimi, luminosi e belli, risponde - no, non pensavo al mio amore, pensavo ai miei amori.
- Usa il plurale?, replica lui, con tono ironico.
- Sì ho usato il plurale, ribadisce lei, ma stavolta abbassando lo sguardo, perché non vuole che lui la veda troppo sfrontata, pensi chissà cosa, quando non c'è niente da pensare. In fondo non c'è nessuno più fedele di lei, solo le capita di innamorarsi e quando si innamora di qualcuno, non smette mai di amarlo.
- Ma non le sembra un po'adolescenziale, questo plurale? Quando avevamo diciotto anni, allora sì si diceva che l'amore non ha limiti, che non è una torta che se si divide in più fette ne tocca di meno a ciascuno.
Pazzesco, pensa lei, e glielo dice - Lo sa che ha usato esattamente le stesse frasi che usavo io all'epoca a cui si sta riferendo? Comunque no, non mi sembra adolescenziale, mi sembra vero.

Cose Così [d'aria immobile]

Dilaniato
ridotto in farina di vetro
spalmato sul ventre
raccolto a baci e inumidito
 
ripreso, urlato e rifiorito
 

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