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Io e le mie parole

seppure a mille a mille
ne dissi e scrissi
non sono state che pagliuzze
nel trascorrere dei giorni, nulla
che abbiano definito nella vita
forse soltanto appena colorito.
ora che le foglie son quasi tutte
cadute i rami vestono le rughe
i nodi come calli mostrano
le ferite appena cicatrizzate
il loro sgorgare libero insommesso
m'apre il respiro come la finestra
della terrazza sul mare
l'orizzonte ammirare senza l'ansia
di doverlo conquistare.

Se non io, le parole

I
- Io non vivo
- Ma non puoi scrivere se non vivi
- Eppure scrivo
- A dire il vero non potremmo nemmeno parlarci
- Ebbene, stiamo parlando
- Ah, si. E cosa ci diciamo?
- Ero io che dicevo: io non vivo
- Ma non puoi scrivere se non vivi
- Ti ripeti? Mi ripeto anch’io. Eppure scrivo
- Allora, saranno le parole ad essere vive
- Se non io, saranno le parole ad essere ancora vive,  sì

II
Parola dopo parola
                       [segno dopo segno]
comporrò un’esistenza
avrà nuovo nome e nuova linfa
e camminerà per il mondo spavalda
come io non mai

Le parole che non vollero morire

il nostro amore era appena morto ma le parole erano ancora vive
gelide, senza alcun timore si rivoltarono contro l’assassino
danzando sulle lenzuola intonarono un osceno canto da osteria

parole come piombo fuso che scendendo nella gola bruciò
gli ultimi spasimi di piacere rimasti sulla pelle, brividi di superficie
mentre nel profondo dell’anima il cuore salmodiava il mio dolore

l’amore morì, a parole ancora vive
 

Il vago errando

Dal detto catanese:
"Unni a gghiri jennu?"
Io qui mi domando:
"Dove devo andare andando?"
Ebbene, signori miei,
io così vado...
... e(p)pure errando.
Perché dell'errare
io porto il verbo
e in un senso
e nell'altro.

Alexis
13.05.2010

Vita serrata

Il turbine che ti fece gli occhi
mulinava colori a dismisura.
 
Similmente l’ocra della sabbia
venne sulla tua pelle a tinta

In Poesia o Prosa

 

Il verbo, fila e reca movimento facendolo epidermicamente avvertire, al lettore, fin nella sua bocca. (ormedelcaos)

tag: tema settimanale, entro il 22 p.v.

Vocali di colori

sAle si spande
a volo d'aquila oltre il nero
dello spazio profondo
un pensiEro bianco accecante
infinitamente vuoto ma sublime
la ricerca di sé
lascia rossa una caldera
di magmatica vIta pulsante
forgia di sostanze emergenti
dal vUoto primordiale
un Olocausto smagliante
un grido di falco
nello spazio.
 
 

Cose Così [di rosa e d'azzurri]

Possono gli azzurri incontrare i rosa, allontanarli dagli infiniti toni di grigio degli ombrelli rovesciati. Raccoglierli dalle ombre dei fiori sfogliati e secchi, spruzzarli di rugiada brillante. Sostenerli.
 
Felicità è un raggio di luce che punta al petto, sulla sinistra, il cui riverbero risale come freccia, al centro finanche la gola a riempirla.
 
E' lo starti dentro, la salvezza, lo starmi sempre tu, come una canzone nella testa che non vuole andare via, sorriso sospeso di occhi in amore.
 
Manuela
 
 

Manette

appese ad un chiodo ricurvo ed infisso
su una parete scrostata e ammuffita
dondolano al ritmo del nostro amplesso
attente custodi del passar della vita
 
il torvo metallo qua e la arrugginito
nasconde beffardo la sua dissuasione
al falso amore dall’orgasmo tradito
può stringere il cuore cercando ragione
 
non chiesi mai conto al nostro rapporto
ché il ritmo del cuore tagliasse a fette
come brace ardente prestava conforto
indi ai polsi serrai le grigie manette

Dipinto incompiuto

cento telai ho rotto
e cento tele lacerato
mille tubi di colore
ho già schiacciato
pennelli e spatole buttato
e questo imbiaccato
teso immacolato
rimanda il mio sguardo
perso impallidito.
tirato l'orizzonte alla metà
di getto spando lo sfondo
azzurro sfumato in celestino ma
erutta, su dall'anima tocco dopo tocco
pervinca viola blu scuro profondo
e allora le montagne vengon nere
i ruscelli scorrono di lava
gli alberi scheletri da altrove
e nulla di vivo mi viene da pittare.
Allora un taglio al centro
uno spacco da allargare
porta a un mondo altro che non so pigliare
se vita è quella che vivo ed ho vissuto
di lì potrà passare.
 
 

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