Il chiacchericcio delle piccole cose - Miresol | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il chiacchericcio delle piccole cose - Miresol

Non sempre è dato di scegliere quello che si è: poteva capitarmi di essere poltrona o letto, culla di sogni o di ricordi, potevo essere finestra che si spalanca verso il cortile o il cielo, oppure porta che si apre e si chiude su partenze e ritorni. Non mi dispiace questa esistenza da piccolo oggetto, ma avrei voluto nascere come biglia di vetro, sferico mondo per un gioco da bimbi, o anche penna nera d’inchiostro. Mi sarei consumata, corpo stinto e ormai inutile, ma avrei lasciato la mia anima scura su un foglio bianco.

Il destino, il caso, il dio delle cose di casa mi hanno invece voluto semplice molletta di plastica: due metà simmetriche, un apri - chiudi, apri - chiudi, senza variazione di gesti. A che servono due mollette? A stendere giorno dopo giorno, più o meno, gli stessi teli; qualcuno se ne va, logoro, a volte noi duriamo di più. E in fondo è lieve trattenere quello che gli uomini indossano, panni che avvolgono la nudità indifesa oppure desideri di gloria. Solo ci pesa dover sostenere sconfitte o dolori, sempre nell’identico modo: gli abiti scuri di un lavoro monotono, i vestiti del lutto, quelli legati a un amore finito, destinati all’abbandono dentro un cassetto, tutti hanno diritto a un’uguale presa leggera, a un sostegno esiguo, senza possibilità d’abbraccio.

E’ che spesso facciamo confusione: scambiamo le persone per i loro vestiti, la loro anima per ciò che li avvolge. Ma in questo siamo in buona compagnia: gli uomini non fanno lo stesso? Non giudicano forse dalle apparenze? Ma un’altra similitudine ci accomuna. Come loro anche noi, talvolta, sogniamo il viaggio senza potercene andare. Succede nei giorni di vento, quando bianche lenzuola stese all’aperto si gonfiano come vele e noi si fa finta di salpare, così ci si inventa il mare, poi a bucato asciugato, una mano ci rimette nel solito cestello di plastica, fatto della nostra sostanza che non è quella dei sogni. Ci è ignota invece la mano che trattiene l’uomo dall’andare, ma abbiamo mente troppo piccola e non possiamo capire.

Miresol


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-Supervisione Paolo Rafficoni
-Editing: Alexis, Livia Aversa
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