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Il ricordo di te - concorso in 20 giorni - vincitori

ricordo di te

Non eri un peso © Franco Pucci

Eri leggero
quando spingevo
nella carrozzina
i tuoi cinquant’anni
lungo le corsie.

 

Non eri un peso
quando ti aggrappavi
alle mie spalle
e scordavi il letto
per pochi momenti.

 

Non eri un peso,
quando trattenevo
il tuo desiderio
di prendere il volo
assieme alle rondini.

 

Poi,
fu macigno la vita,
la tua assenza,
papà.

 
 

[336-85569464] © crobiotermi

Voglio cancellare definitivamente il tuo nome dal telefono, così quando mi chiamerai, sul display apparirà un numero anonimo e potrò far finta che sia un call center qualsiasi. Potrò rispondere con aria annoiata e attendere che la signorina perda la cortesia appena realizza che non me ne frega un tubo di quello che sta dicendo. Già, voglio proprio cancellare il tuo numero e per sempre. Ti dirò che questa prospettiva fa apparire il mio futuro ricco di soddisfazioni.
Mi siedo su una panchina in riva al lago e accedo alla rubrica del telefono. C’è il tuo nome in stampatello, è in risalto perché l’ho messo nei preferiti. Appoggio il dito sul comando ‘delete’ e la sensazione è quella di stare per commettere un omicidio premeditato. Mi sento molto criminale e mi accorgo con sorpresa che la cosa è decisamente eccitante.
Noto che l’olivo sotto al quale sono seduto, per certi versi ti somiglia. Ha il tronco ricurvo e sinuoso come quando mi attiravi a te muovendoti in piedi, di schiena e con fare seducente. Solo che tu avevi due anche, mentre l’olivo ne ha 8, come la prima cifra del tuo numero di cellulare. L’arbusto ti quadruplica i fianchi e mi moltiplica i dubbi
Quanto vorrei dimenticarti… anche qui, sotto l’olivo. Invece il mio sguardo si perde fra le fronde e ogni foglia ha il colore dei tuoi occhi, due, verdi e bellissimi. L’olivo invece, ne avrà almeno 100.000 secondo una mia rapida stima. Mi sento osservato, dall’olivo e anche da te.
Eppure, mi basterebbe premere il tasto e scompariresti per sempre disintegrandoti nel silicio, annientata nell’etere. Realizzo con crescente senso d’onnipotenza, l’enormità del potere riposto nel mio dito indice. Lo guardo con ammirazione e rispetto ma nonostante ciò, riesco comunque a tergiversare.
Alzo lo sguardo e noto che le olive sono ancora tutte attaccate ai rami. Sono verdi e a forma di goccia, come orecchini che dondolano al vento. Come dondolavano bene le tue olive… oh! Come si muovevano bene quando ondeggiavi al ritmo delle mie anche, che erano due come le tue e non otto come quelle dell’olivo… oh! Come ondeggiavano bene quelle olive, agitate e vibranti, come se un contadino con un bastone, percuotesse il tronco per la raccolta.
Mi suona il telefono nelle mani, scendo d’un botto dalla scala a pioli della virtualità ma non rispondo, no, di sicuro sarà Mediaset Premium. Ti ho già dimenticata, questo è sicuro, si tratta solo di gestire dei banalissimi flashback. Guardo davanti a me, determinato e calcolatore come un serial killer di numeri telefonici
(…Toc, toc, toc, batte il bastone sul tronco…toc,toc,toc…ma le olive non cadono mai dalla pianta, nemmeno le tue. Toc, toc, toc… Sarà che non è stagione...?)
Mi sforzo di guardare il lago. Il panorama lentamente mi abbraccia i pensieri, cullandoli con l’ossigeno dell’ampiezza. Sull’acqua nuotano quattro cigni, quattro come la sesta e l’ottava cifra del tuo numero di cellulare. Scivolano elegantemente in fila indiana. Il piumaggio bianco e candido mi ricorda la tua pelle che si scotta facilmente al sole o che arrossisce al colpo perverso delle mie mani. Uno dei cigni apre le ali, sembra un origami. Effettua un ampio movimento a uscire e rientrare, come di braccia che si aggrappano a un tavolo, ma non ci sono tavoli nel lago. Il tavolo era in cucina, tu eri tovaglia e lo apparecchiavi di gemiti, mentre io ero al desco per servire le pietanze.
Il cigno mi guarda e d’un tratto temo che gema, mi giro dall’altra parte a guardare altrove.
Butto di nuovo un’occhiata al telefono, il dito inconsapevole si è spostato sul pulsante ‘call’, ma non ce l’ho messo io. No. Sarà stata la signorina del call center, sicuramente mi avrà manomesso il telefono a distanza. Ne inventano una peggio del diavolo.
Riposiziono a fatica il dito su ‘delete’. Trema. Non ho mai ucciso nessuno, avrei bisogno di un complice, di un pregiudicato, ma intorno a me c’è solo un cigno voglioso aggrappato a un tavolo nel lago, un olivo che sculetta e dei call center che pur di farti firmare un contratto si inventano qualsiasi cosa.
D’improvviso il telefono suona di nuovo: 336-85569464. Lo conosco a memoria quel numero, perché fingere, perché bluffare?
E così mi arrendo all’evidenza, inutile insistere, non sono tagliato per fare il criminale, non ho l’indice assassino. Ho il pollice verde io, verde speranza, verde come il tasto ‘answer’, verde come i tuoi occhi e come le fronde.
Verde come le olive.

 
 
bird
 

© Franco Pucci primo classificato al concorso Il ricordo di te - Concorso in 20 giorni - sezione poesia - con  Non eri un peso  

 

© crobiotermi primo classificato al concorso Il ricordo di te - Concorso in 20 giorni - sezione racconti - con  [336-85569464]

 
Tutte le poesie partecipanti vai a
 

Progettazione grafica e web editing: Anna De Vivo

 
 

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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