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Una città per cantare - concorso in 20 giorni - vincitori

una città per cantare

(la) superba © amara

pensa di non dovere altro
che la sua bellezza

 

non si trucca, non invita a pranzo,

 

sa che dal verde all’acqua il tratto è breve
e non c’è tempo per farsi davvero amare
così non fa neppure un gesto
che non sia di sdegno

 

ti guarda da dietro le persiane
lasciandosi solo immaginare

 

mai nuda, non sorride e ti chiede
l’austerità che si conviene a una signora borghese
che lascia i vizi alle bettole
e nella sottoveste

 

intanto  sarà  il mare a ossigenare i sogni

 

Monterosso al mare,estate 1982 (qualcuno si macchiò la fedina penale) © Stanca Mente

Capita nella vita di aver bisogno un certificato penale nell’anno 2012, capita,sì...e allora si viene a scoprire che si ha la fedina penale macchiata perché nel 1982  si è presa una multa per campeggio abusivo, che è un reato da codice penale.
Trent'anni sono trascorsi da allora; la leva era un ricordo di pochi mesi addietro, qualche lavoro saltuario per andare avanti e quasi ogni fine settimana di quell’estate 1982 la si passava al mare.
Lui e il suo inseparabile amico Andrea, la coppia cresciuta assieme dai tempi dell’asilo.
Al bar i clienti abituali dicevano che di notte in città a una certa ora rimangono i ladri, le prostitute, la “madama”, Carlo e Andrea.
La notte era per loro come una signora da accompagnare a braccetto per farla divertire, per non annoiarla e per non annoiarsi, era la loro amante come in un “menage a trois”.
Fidanzati ambedue con due loro coetanee,ragazze semplici ma al tempo stesso alquanto severe se occorreva, le stesse che poi dicevano scherzosamente ai due ragazzi: “Ma perché voi due non vi sposate? Sareste una coppia modello, un corpo e un’anima”.
Carlo fu il primo ad abbandonare il celibato qualche anno più tardi e il giorno delle nozze ricevette in regalo dal suo amico un accendino d’argento di Nazzareno Gabrielli,con una dedica che segnava lo spartiacque tra il ieri e l’oggi: un semplice ringraziamento nel ricordo di quindici anni di “numeri” insieme, come un omaggio a una star di un duo che abbandona le scene.
Questi sono i pensieri di Carlo che in questo momento si sta avviando verso casa sulla sua auto e col certificato penale appena ritirato, poggiato sul sedile.
La musica in sottofondo concilia i ricordi, anche perché De Andrè è sempre stata la colonna sonora della sua vita e “La città vecchia” ha per lui un fascino particolare.
In quell’estate erano ambedue “single”,  s’erano presi il cosiddetto momento di riflessione che termina sempre col :“ti mollo per ora, poi si vedrà”, con contorno umido fazzolettifero e frasi di circostanza dette comunque sempre “vis a vis” (gli SMS erano roba da film di fantascienza e, ora che sono realtà, sono vigliacchi e di cattivo gusto utilizzati per quelle comunicazioni).
Eccoli ritornati dunque a tempo pieno a far parte dell’inventario del bar in caso di vendita e con la lista dei “pagherò”, da saldare a fine mese, sempre più salati a causa delle abbondanti consumazioni giornaliere atte alla meditazione e all’oblio.
Però arrivava il sabato mattina e la macchina di uno dei due era sempre pronta alla partenza, altri tre passeggeri della compagnia del bar, uomini o donne non aveva importanza, venivano caricati e si imboccava l’A26 direzione Genova.
Partivano con roba leggera: Battiato, Finardi, Fortis, poi si cominciavano a giocare i carichi pesanti dalle parti di Ovada, a cinquanta chilometri dalla partenza, ed ecco spuntare in successione Neil Young, Jethro Tull, Doors, Uriah Heep e via di questo passo.
A un certo punto quando, dopo Masone superato l’Appennino, da una curva spuntava alla vista un lembo di mare ecco che scattava l’euforia e la momentanea e simultanea stupidità dei cinque toccava livelli stratosferici e la musica teneva il passo adeguandosi alla demenzialità del momento con Squallor o Skiantos "a manetta" (spiacente per gli eliani, ma Elio giocava ancora a biglie in quei tempi).
Arrivavano al viadotto Gorsexio e Andrea,tutte le volte,non mancava di ricordare ai passeggeri che quello era il viadotto più alto d’Europa.
Non si sapeva se fosse vero o meno, non esisteva Google, ma a loro bastava la parola di Andy che era diplomato “giometra”.
Il serpentone di auto procedeva e il traffico intenso si divideva dopo una curva: a destra verso Ventimiglia tutti,o quasi, i fighetti pre-paninari che andavano ad Arenzano, Loano e Alassio, a sinistra quelli verso Livorno, cioè loro. Uscita Levanto, la mèta era Monterosso al mare nelle Cinque terre, la costiera amalfitana del nord.
Dunque, in quell’inizio anni '80 Monterosso stava ad Alassio come Casadei stava a Joe Cocker, cioè tutta un’altra cosa: di là gente normale, famiglie, giovanotti con “la testa sulle spalle” (di cui è sempre bene prestare attenzione,molta attenzione) passeggiatina nel "budello", cenette al ristorante, bagni privati, gelato sul lungomare, insomma atmosfera tipica villeggiante e un po’ falsetta.
Di qua era un po’ diverso, più ruspante se vogliamo, e i nostri si trovavano molto a loro agio.
Arrivavano in mattinata, posteggiavano la macchina sul piazzale e scaricavano nell’ordine: zaini con vario contenuto (su cui è meglio forse sorvolare) sacchi a pelo, qualche strumento quale bonghi, chitarre, trombe a seconda di chi c’era come passeggero, radio mangiacassette con relative pile di scorta e qualche borsa con dei panini o qualcos’altro di commestibile, indi, carichi come degli sherpa, percorrevano la spiaggia nelle retrovie.
A quell’ora a ridosso della battigia c’era la ressa di famigliole e, per evitare lo slalom,la combriccola stava sotto la massicciata della passeggiata, che offriva un buonissimo punto d’ombra e permetteva il bivacco per la notte.
Scaricavano gli zaini, piazzavano sacchi a pelo e strumenti vari e, in men che non si dica,erano tutti pronti in costume e asciugamano al seguito per raggiungere l’acqua.
Qui passavano tutto il pomeriggio tra bagni e sole, fin quando calava la sera e il posto sotto la massicciata sarebbe diventato la loro camera per la notte.
Prima del tramonto la spiaggia si svuotava dai villeggianti, pendolari o soggiornanti, lasciando il posto ai gabbiani e ad una fauna di persone che durante le ore diurne erano ben mimetizzate in mezzo alla massa.
Pure loro erano lì per stemperare lo stress di un turbocapitalismo che cominciava solo allora a scaldare i motori, una sorta di dejà vu di dieci anni prima, i piccoli corsi e ricorsi storici, tra birra, vino, olio di hascish e anche qualcosa di più pesante.
Purtroppo tutto ciò che scompare oggi, si ripresenta domani, ancor più pregno di problematiche irrisolte e lì, in quel fazzoletto di Liguria balneare, ve n’era una piccola parte.
Carlo e Andrea tutto sommato provenivano da un mondo diverso, arrivavano da situazioni sociali tranquille di una cittadina di provincia, ricca a modo suo, erano figli di famiglie non benestanti ma d'indubbia moralità, nessuna situazione di disagio sociale dunque.
Però essi, in quel loro ritaglio di vita, volevano sondare coi loro occhi quella zona “borderline” e inconsciamente cercavano risposte ad alcune domande mai poste, a problemi forse mai affrontati per paura o per vigliaccheria o per convenzione.
Non ci si poteva annoiare la notte a Monterosso, vi era un viavai ininterrotto di ragazzi che si fermavano a far crocchio, bevevano, fumavano, scherzavano, suonavano, facevano "tappetino".
Era un suk in riva al mare,un concentrato di umanità da far invidia a qualsiasi società multirazziale allora presente, non una rissa, non un furto,mai è dovuta intervenire la polizia, un vero clima woodstockiano da “peace and love”.
L’aria catturava un profluvio di pensieri, sconclusionati e non, che se fossero stati stelle avrebbero reso la notte sorella gemella del giorno.
Tutti,o quasi tutti, avevano in comune lo stesso modo di vivere la giornata in quel momento, il loro lasciapassare per essere accolti come parte di quell'umanità era dato dall’alcool o dalla droga.
Al buio non si vedevano le facce, ma bastava sentire la voce,era una questione di pelle,come gli animali che si riconoscono dagli odori, cosicchè si facevano conoscenze umane sulla base di valutazioni non così facilmente determinabili alla luce del giorno.
A una certa ora la maggior parte si ritirava nei sacchi a pelo, pronti a essere svegliati, da lì a poco,dai calci dei carabinieri: era la sveglia che più o meno toccava a tutti la domenica all'alba sulla spiaggia di Monterosso al mare.
Ecco che quella volta tocca anche a loro, due calci e uno sprezzante: "Documenti!", indi il ritiro della carta d’identità e il ritrovo alle 11.00 in caserma per la riconsegna.
Erano in tanti quella mattina davanti al portone della caserma dei Carabinieri, tanti visi segnati da una notte che s’era dimostrata molto battagliata, nonostante il mare fosse stato calmo come l’olio.
Le volte appresso non andarono più a dormire in spiaggia, ma si inerpicarono sulla collinetta verso punta Mesco, era un po’ scosceso là, ma molto, molto più sicuro.
Quando si svegliavano la tappa d’obbligo erano i cessi della stazione, dove gli "animali da spiaggia" si radunavano numerosi per le abluzioni mattutine e dove i lavandini avevano già tracannato la loro dose di sangue, mentre per terra giacevano resti di plastiche non utilizzate di sicuro per l’insulina:una specie di zoo di Berlino in tono minore.
Rimbombò pure l'urlo di Tardelli e la voce di Martellini: “Campioni del mondo!Campioni del mondo! Campioni del mondo!” e gl'italiani per un attimo si sentirono più italiani per merito di quegli undici giocolieri in quell'estate giovane del 1982,f orse anche la gioventù bruciata di passaggio a Monterosso o forse neanche gliene fregava più di tanto a quelli.
Montale a Monterosso scrisse "Ossi di seppia" e mi domando cosa avrebbe scritto lì, in quel preciso e definito tempo, alla vista di tante seppie umane a cui poco per volta avrebbero tolto le ossa, ma pensandoci meglio, forse Pasolini sarebbe stato più adatto.
“…se non sono gigli son pur sempre figli,vittime di questo mondo”.
È finito anche de Andrè.

 
 
mare
 

© amara prima classificata al concorso Una città per cantare - Concorso in 20 giorni - sezione poesia - con  (la) superba

 

© Stanca Mente primo classificato al concorso Una città per cantare - Concorso in 20 giorni - sezione racconti - con  Monterosso al mare,estate 1982

 
Tutte le poesie partecipanti vai a

Progettazione grafica e web editing: Anna De Vivo

 
 

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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