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Quattro verbi, quattro orrori di Fausto Raso

 Abbiamo notato che la gran parte dei mezzi di comunicazione di massa (giornali e radiotelevisioni) usa alcuni verbi in modo errato, inducendo in errore coloro che “masticano” poco la lingua madre. Tra i verbi “incriminati” spiccano “adottare”, “munire”, “comminare” e “aggiornare”. Vediamo, quindi, di fare un po’ di chiarezza cominciando con adottare che significa - propriamente e dal punto di vista giuridico - "attribuire, nei limiti e nelle forme di legge, la posizione di figlio a chi è stato procreato da altri". Viene dal solito latino "adoptare", scegliere, eleggere, poi accogliere come figlio, quindi far proprio. Oggi è invalso l'uso - da condannare recisamente - di adoperare questo verbo, in senso figurato, nell'accezione di "prendere": la Camera ha adottato un provvedimento che entrerà in vigore il mese prossimo. Al massimo si può "adottare" un'idea, vale a dire si può far propria. Un provvedimento, ripetiamo, si prende, non si adotta. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere faccia, dunque, attenzione a non cadere in questo trabocchetto.
Quanto al verbo munire abbiamo notato che i mezzi pubblici di trasporto che circolano nelle nostre città hanno le porte tappezzate di vistosi cartelli che recitano: munirsi di biglietto prima di salire in vettura. Bene. Anzi, male. Il passeggero che "sa" un po' di lingua si impaurisce: da chi e da che cosa deve difendersi? Dall'assalto del manovratore o da quello del controllore? Munirsi sta ad indicare una difesa: ci si munisce sempre di qualcosa contro qualcuno. Nel caso dei trasporti pubblici contro chi dobbiamo munirci, cioè difendere? Munire, insomma, significa "fortificare un luogo con quanto serve alla difesa e all'offesa". Il termine "munizioni", infatti, cosa sta a significare se non tutto ciò che serve per caricare un'arma da fuoco? Adoperare munire come sinonimo di "provvedere", "fornire" significa prendere a ceffoni l'etimologia del verbo. Gli estensori dei cartelli incriminati hanno pensato, forse, che se avessero scritto "fornirsi di biglietto" il viaggiatore sprovveduto in fatto di lingua sarebbe andato dal... fornaio a comprare una pagnotta.
E veniamo a comminare che - come recitano i vocabolari degni di tale nome - significa "minacciare una pena". Viene, come il solito, dal latino "comminari", composto di "cum" e "minari" e alla lettera vale "minacciare insieme". Oggi la stampa, soprattutto quella sportiva, usa questo verbo nel significato di "infliggere": il giudice sportivo ha comminato due turni di squalifica al giocatore Sempronio. Questo uso è maledettamente errato. Comminare, ripetiamo, significa minacciare, prevedere una pena, non infliggere. Chi può comminare una pena, cioè prevederla, stabilirla non può essere che la legge. Quindi: la legge, il regolamento commina, cioè stabilisce, prevede una pena e il giudice l'applica, la infligge. Il giudice, insomma, come fa notare il linguista Aldo Gabrielli "non commina, non minaccia la pena ma la applica in base a quanto stabilisce il codice, la dà, la infligge, l'assegna, o anche, con un latinismo proprio del linguaggio curialesco, la irroga".
Aggiornare, e concludiamo, propriamente vale “fissare il giorno”, il suo uso corretto richiede, per tanto, l’indicazione di una data: la riunione è stata “aggiornata” al 3 marzo. E’ tremendamente errato impiegarlo nel significato di “tenere al corrente”, “informare”, “ragguagliare” e simili.
 
Fausto Raso
 
 

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