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Sillabe e accenti

Nella metrica italiana valgono gli accenti e la lunghezza dei versi. Quindi per riconoscere o per comporre i versi, occorre anzitutto saper contare le sillabe.

Facciamo un esempio (Dante, Inferno I,4):

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

Questo, per la metrica, è un endecasillabo, cioè un verso di undici sillabe, eppure per la grammatica le sillabe sono ben 14 (e le vocali addirittura 16).

Vediamo di capire che cosa accade. Prendiamo ad esempio queste due parole:

dolce amore ... (dol-ce a-mo-re)

Per la grammatica le sillabe sono 5; ma per la metrica sono solo 4, perché nella pronuncia l'ultima vocale di "dolce" si fonde con la prima vocale di "amore" in un unico suono.

Questo fenomeno si chiama elisione o sinalèfe , ma non è importante il nome, quanto sapere cosa avviene.

Avverto che le regole di cui parliamo ammettono eccezioni; ovviamente il poeta è libero, per cui può applicare o non applicare una certa regola, anche se scrive in metrica, e spesso anche i grandi l'hanno fatto. La libertà però, come sempre, ha un prezzo.

In questo caso, per esempio, un autore potrebbe contare quelle sillabe come 5, per esigenze di verso, facendo una pausa nella lettura fra le due parole e staccandole bene. Liberissimo! Il prezzo da pagare è che un altro lettore, ignaro, pronunzierebbe nel modo più naturale e il verso suonerebbe sgradevolmente sbagliato.

Anche all'interno di una parola due vocali a contatto danno un unico suono (e contano quindi come una sola sillaba), non soltanto quando lo sono per la grammatica (dittongo), come nella parola "le-zio-ne", ma anche in altri casi, come nella parola "Pao-la".

Se, al contrario, si vuole contarli come suoni - e sillabe - separati, nel secondo caso si può fare senza problemi; un po' meno se si tratta di spezzare un dittongo (le-zi-o-ne); spesso in passato si avvisava il lettore mettendo due puntini sulla "i".

Nel verso di Dante sopra citato c'è un caso particolare: nella parola "ahi" c'è addirittura una consonante tra le due vocali; ma poiché "h" è muta, nella pronunzia le vocali si trovano a contatto e si fondono in un unico suono; questo conferma che per la metrica conta l'orecchio e non la grammatica.

Ancora più varia è la situazione quando si incontrano tre o più vocali, come per esempio in: "vi-zio e ar-dore".

Queste quattro vocali di seguito possono essere considerate un unico suono, e quindi dal punto di vista metrico una sola sillaba, oppure possono essere separate, facendo una breve pausa nella pronunzia. In questi casi, più che la regola, conta l'orecchio e l'esperienza. Quando si sono capiti i fenomeni fondamentali e si è abituato un po' l'orecchio, soprattutto leggendo della buona poesia in metrica, si sente automaticamente, nella lettura, quello che va bene e quello che non va. Se poi capita una trappola, un passaggio che stona e che non vuol tornare, meglio cambiarlo, cercando naturalmente di non stravolgere il senso e l'atmosfera della poesia, piuttosto che sciupare l'insieme con un brutto verso.

 

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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