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Venice Carnival

"Sta per grandinare… ed io non so tremare più.. Stamattina cercavo qualcosa di te... E volavo lontano, immobile. Guarda quante case... Sono tutte storie, da aggiungere... nella gente speravo ricordi di te e mi facevo cullare…immobile. Tutto è un carnevale, di polvere. E a pensarci mi gelo... "
da Immobile di Camba-Coro
Venice Carnival 2009 [un carnevale di polvere]


Avverto luci distratte di nebbia

Avverto luci distratte in uncinarmi gli occhi minuetto delle nebbie sopra il piatto vetroso dell'onde a circuirmi in rallentata movenza sguincia. Si sorge dal funebre scafo scuro Venezia-Dama, candore scisso di giglio attraversato il baratro in calli di rimpianto sciorina il suo velo a curiose stelle e langue dove il suo silenzio si sbatte.
Scarabocchi di vita pulsante si abitano alle finestre, asciutte dai putridi venti della laguna Venezia piange il suo disciogliersi è lento fra gli urli e i canti... che farò, ora io fra questi campi e campielli? Mi ucciderò. D'amore. Di colori. D'istanti.

©ladilunaa
 


Venice Carnival

Ghermiscono luminose scie disegnando sottili e decise ragnatele di ghirigori nell’aria tersa dell’inverno tra fantasmi della solitudine accompagnati dai misteri della laguna senza fiori, immobile nella sua verginità penetrante. Una screziatura di nuvole si addensano in scarni cumoli, annichilite dall’assenza del vento dove i monumenti si stagliano adescando lo sguardo stuzzicato. E’ la notte che si risveglia con un ansito profondo con il quale tutta la natura può finalmente dare sfogo al suo nuovo respiro. Oggi le calli si riempiono dietro al mistero di un costume di una bauta tra balli, spettacoli e ”multas inhonestos”. Buongiorno Siora Maschera fanno eco gioiosi danzatori saltimbanchi e giocolieri mentre si riempiono la bocca di castagne e fritole. Venezia, superba, struscia passati di Santo Stefano dove i Doci asserivano “Semel in anno licet insanire” incorporee essenze di una duplice vita di un lembo tormentato dalla risacca. Sto in questa risacca ferina piegando presagi selvatici non sapendo resistere a quel Volo dell’Angelo sorda consapevolezza che una vagheggiata percezione insiste ad avvolgermi. Assaporo a pieno questo volo nella vastità sconfinata dei cieli percependo il tempo ancora acerbo pronto a manifestarsi. Tutto adesso è carnevale in frammenti di una natura preesistente ancora oggi sorseggiata nella polvere.

©iry50
 



Venezia

Immota stai culla delle maschere - sotto la luna

©Etain
 

Carnevale di polvere

La spessa maschera di gesso leggero e bianchissimo che ho appoggiato sul viso aderisce alla pelle e in breve tempo la fa trasudare di vapori eterei ma percettibili. Mentre mi specchio provo a distinguere voci e suoni che mi giungono attutiti dai vicoli, attraverso i vetri delle finestre. La festa è fuori, è sembra impazzire in vesti sfrenate, ma il cielo è così striato di drappi grigi che pare attendere il momento opportuno per scaricare ondate di grandine su Venezia. Tutto ha però in sé un senso di mistero, come di un’opportunità venutasi a creare, ma allo stesso tempo, facilmente sfumabile. Il vasto specchio verticale della parete riflette un’immagine, la mia, che ha sensibili aloni di azzurro, mentre il bianco persuasivo traduce accenni di grave pallore. Detesto il Carnevale, ma questa maschera è il modo migliore per uscire in strada, muovermi silenziosa strisciando lembi d’abito lungo e lucente agli angoli spuntati dei palazzi e avvicinarmi infine al mare. Lì, l’odore salmastro e di viaggi d’Oriente saranno il mio punto d’incontro con la Venezia di oggi, che giace avvinta nel suo stesso fragore, che sa di grida, tumulti, sete, assenza e dolore. Sono le maschere padrone della città, in quell’incedere fra coriandoli e cammuffati sorrisi. Folate d’aria fredda mi permettono di tremare, ancora di più. Ne avverto la forza e la accolgo senza opporre alcuna resistenza. Sto creando un inganno, per me stessa. Stamattina al risveglio cercavo qualcosa di te, nel letto e fra gli odori stanchi delle pareti. Cercavo profumo, e che fosse simile alla fragranza del calicantus appena fiorito in febbraio, ma ho incontrato un olezzo stantìo ed ammuffito che narrava di morte. Ho indossato una maschera bianca, sfumata d’azzurro per non sentirlo. Poi un volo stentato, immobile, tendente ad alzarsi, a breve, quasi immediatamente sfinito. Ho provato a gridare, ma ogni singulto è rimasto chiuso nel petto, a ridosso delle pareti che sanno di muffa, ancor di più oggi, poichè Venezia grida e gode di un rinnovato rito carnevalesco. Tutto finirà a breve e il gelo, che è mio, ricoprirà il baule dove avrò riposto il vestito e la maschera, di uno strato di polvere grigia.

©princess06
 



Mani su di te

Mani su di te in balìa del senso Maschera a terra
Geme stanca la mente ali a corto di cielo

©EEFF



L'alba su Venezia

E gli occhi ben nascosti dietro a piumate maschere in domini neri sul quale frusciare il sussulto di una notte dai caldi raggi di luna e dalle tue mani sui miei fianchi
fermi lì al centro di una calle amanti ed infiniti
mentre Venezia scorre su gondole e sospiri mentre Venezia diventa crogiuolo di desideri e di movenze risvegliate fra assopite nebbie e umide mura
-lì ad amarsi consapevoli di svanire all’alba nello smascherarsi dell’anima-

©Morfea77



Le maschere di Venezia

Regine arrese antiche d'ossessione le maschere a Venezia
di scisto e more rosse di gelso si fanno neve in notti d'alchimie in vaghe profezie di sole.
Capelli d'alga vaporose al ventre stagliate in un gorgo madre meduse d'acqua dolce
si tendono alla pioggia all’onda ,alla risacca sottocosta alla marea abbreviate al sonno pallide d’avorio e brina.
Nude di luna nomadi d'amore vivono velate a un Dio minore lucenti anche nel pianto arrese a un timido dolore
schiuse libellule cenere d'ulivo
ostie d’argento dove il mare si scolora.

©neraorchidea



 

-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano -Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi -Supervisione: Paolo Rafficoni -Redazione -Selezione testi a cura di: ventodimusica e Manuela Verbasi -Segreteria: Eddy Braune -Autori di Rosso Venexiano -Editing: Manuela Verbasi. Rita Foldi -Immagine grafica di Rita Foldi

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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