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Gennaro Duccilli - Caligola

“Caligola” di Gennaro Duccilli a San Teodoro, alle falde del Palatino

La situazione politica attuale richiama ciò che il 5 settembre 2010, alle ore 21,00, vedremo nel suggestivo sagrato della Chiesa di San Teodoro al Palatino, in Via di San Teodoro.

 

La trasandatezza di alcuni parlamentari, il non rispetto della dizione italiana, il malcostume, la calunnia, l’elezione strumentale recente di alcuni “politici”, o l’allontanamento dal gruppo di questi, porta alle menti la storia, ormai leggendaria, dell’impero governato da Caligola e del suo equino, Incitatus, eletto senatore a vita. Gaio Giulio Cesare Germanico, nato ad Anzio nel 12 d.C. era figlio del generale Germanico e di Agrippina Maggiore, salì il soglio imperiale nel 37 d. C., appena dopo la morte del suo predecessore Tiberio, che aveva adottato Germanico come Augusto aveva fatto con Tiberio e Giulio Cesare con Augusto. Fu questa “dorata” situazione familiare che lo porterà ad assumere il titolo di Imperatore Romano, sostenuto anche dal popolo, dal Senato e dai commilitoni che lo videro da giovinetto, sgambettare tra gli accampamenti militari al seguito del padre Germanico, con le calighe, di qualche numero superiore, ai piedi. In breve tempo il regno di Caligola si distinse nettamente da quello del proprio predecessore. L’imperatore fece massacrare numerosi oppositori interni e non risparmiò critiche continue nei confronti dell’intera classe senatoria.

 

Non ricorda per caso qualcuno? Come rammentava il De Sanctis, nella storia dell’umanità ci sono i corsi e i ricorsi storici! Purtroppo, non c’è nulla da fare! Non mancano gli Imperatori, sono gli uomini quelli che ci mancano!

 

Subito dopo la morte della sorella Drusilla, pervaso da incredibili e frequenti attacchi d’ira, Caligola sembrava essere in ostaggio di una pazzia inesauribile che spesso si tramutava in atti a dir poco sanguinari.
L’indole dell’imperatore colpì, nel bene e nel male, l’immaginario di numerosi autori romani che si misero a raccontare aneddoti più o meno veritieri su Caligola sopravvissuti fino ai giorni nostri.
La storia del cavallo Incitatus nominato senatore per dimostrare che anche un cavallo avrebbe potuto far meglio degli altri senatori romani è ormai proverbiale, ma sembra sia stata ingigantita nel corso dei secoli. L’animale non divenne mai senatore e l’idea di Caligola pare fosse piuttosto quella di farlo console. L’aneddoto sul cavallo dell’iracondo imperatore è presente in numerosi testi di epoca romana, ma le due fonti più attendibili rimangono le Vite dei dodici Cesari di Gaio Svetonio Tranquillo e la Storia romana di Cassio Dione Cocceiano. Descrivendo Caligola, Gaio Svetonio Tranquillo dice che l’imperatore aveva «intenzione di nominare console il suo cavallo Incitatus», cosa che non si sarebbe poi avverata come spiega Cassio Dione Cocceiano: [Caligola] era solito portarsi a cena uno dei suoi cavalli, che aveva chiamato Incitatus, e gli offriva orzo e beveva vino alla sua salute da calici dorati; giurava sulla vita e il destino dell’animale e si ripromise anche di nominarlo console, una promessa che avrebbe sicuramente mantenuto se avesse potuto vivere più a lungo, se Cherea non lo avesse ubbidito fino in fondo, uccidendolo nel complotto ordito. Incitatus non divenne dunque senatore né tanto meno console, ma anche la sola intenzione di farlo, dimostrava il disprezzo dell’imperatore per le istituzioni romane. Come ricorda Cassio Dione Cocceiano, l’impero di Caligola fu comunque breve: nel gennaio del 41 d.C. alcuni congiurati Pretoriani, guidati dal suo amico Cherea, assassinarono l’imperatore dando così il via all’arrivo di suo zio Claudio.

 

Chiesa di San Teodoro al Palatino il 5 settembre 2010 ore 21,00

Giuseppe Lorin per Rosso Venexiano, Teatro
     
     
- Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
- Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi 
- Editing:  Anna de Vivo
 

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