La strada corre, un ponte verso attimi futuri, verso l'ignoto. A passo lento o sul mezzo meccanico, il panorama muta con il variare della velocità, con l'accelerare dei pensieri. Le immagini concretizzano la fisicità del tempo e il viaggio prende forma fra terra e cielo. Istantanee che si fissano sulla retina, che il pensiero confronta con l'ideale di bellezza, formatosi nei primi anni della scoperta della vita.
Il tempo è un'installazione che il pensiero detta. Vedi su quel gran schermo che è la mente un alternarsi di luoghi e di genti. Cerchi latitudini su una mappa che è quella che accompagnerà la tua storia. Il viaggio interiore è un percorso parallelo con il panorama che ti avvolge e ti segue tra i sentieri della mente dove l'immagine si fa dipinto.
Il mare si infrange sulla scogliera. Senti il muggito delle onde, la loro potenza esplodere, vedi il bianco della schiuma sollevarsi e ricadere pesantemente sull'acqua scura. Lei, immobile sul bordo della scogliera, osserva il mare. E' una figura avvolta dal vento e dai gabbiani. Ti avvicini. Si volta, sorride e dice. - Ti aspettavo.
L'asfalto è una striscia scura che corre come un'ombra sul prato. Sembra un copertone sfibrato e disteso a terra. L'impressione è quella di una corsa. Sfilano i prati, i monti, le nuvole. La montagna di Sainte-Victoire è là, fuori dallo studio di Cézanne; sembra un volto sdraiato che osserva il cielo. Il suo naso accoglie il profumo della lavanda e del fieno. Ma le tele affollano lo studio del Maestro. Pezzature di colore che vanno oltre al souvenir. Istanti. Il viaggio riporta sempre all'essenziale. Anche nel belletto della notte. Ogni cambiamento implica percorsi nuovi, con una precisa armonia nel tempo in cui vengono vissuti.
La cattedrale con i suoi pilastri, capitelli e archi attrae nella sua dimensione del silenzio. Dalle sue vetrate policrome si riversa una pioggia di colori. Il verde dei campi e l'azzurro del cielo sono risucchiati in quel bagliore di luce. La pietra è viva, vibra. Una perfetta simmetria d’archi si sviluppa in una fuga architettonica. Una sospensione fra terra e cielo. Sul terrazzo, in una teoria di pinnacoli e di doccioni dalla forma di mostri, Lei è là, chimera tra le chimere. Il vento le sfiora i capelli. Lo sguardo fermo sull'orizzonte. Si volta, sorride e dice. - Ti aspettavo.
Il viaggio ha un peso specifico più leggero delle emozioni, o forse l'atemporalità dei luoghi lo rende tale. C' è una aspettativa di bellezza, un volerla ricercare anche nelle pieghe dei giorni, in quell'album di luoghi sconosciuti.
I visi si sovrappongono all'eco delle loro voci. Sono i compagni di viaggio. Individui incontrati su un percorso, su una rotta parallela. Pasti condivisi in comune, scanditi nel lasso di tempo tra un luogo e l'altro. Sono nomi e voci di lingue e di culture diverse. Istanti di immagini coagulate sul sorriso, linguaggio universale come il paesaggio e il colore.
Ai margini del viaggio, una cartolina o un biglietto d'auguri per le festività. Una valigia affollata di momenti e luoghi che virano al ricordo.
É all'interno degli ambienti più raccolti, che l'emozione si arresta per lasciare spazio all'essenziale; all'assimilare e al farsi permeare lentamente dall'aura del luogo, come impalpabile polvere depositata sull'istante.
Il viaggio, come una marea, riporta a galla luoghi e distanze di giorni sommersi. E il ritorno si accompagna con un forte senso di estraniamento nel ritrovare i gesti quotidiani. Alla fine del viaggio, chiudi la valigia spingendo dentro tutte le ore trascorse, i luoghi visitati, e poi, premendo sul coperchio, tutte le persone conosciute, quel gran mare di gente.
Leggi la scritta dell'etichetta che contrasta netta contro i graffi della valigia. “passeggero su questa terra”.
Sulla soglia di casa, nell'istante che grava all'imbrunire, Lei è ferma con lo sguardo lontano. Si volta, sorride e dice.
- Ti aspettavo. Come...
non sai chi sono? Non l'hai ancora capito?
Io sono la tua vita.