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Morfea77

 

 

 


Boldini -Nudo-
©Paolo Sprega

 

 

Filastrocca del desiderio

Tu sei la mia lucida voglia
quel lento deporre di armi
sulla passatoia di pelle
che si fa respiro
 
-quell’incipriarsi di polveri
sguardo di miele
che s’infrange sui fianchi-
 
Filastrocche supplicate
sulla tua carne eretta
mentre le vocali
scivolano come saliva calda.
 
-voglia e memoria
precipitata sui palmi
che lenti ti sbucciano-
 
Mentre le mie ginocchia crollano gioiose
fra gli esicasmi dei tuoi gemiti

-attesi dalla mia pelle
come mistica salvezza-

 

 

Es la fragrante noche

Odorosa la tua pelle
mi pervade le narici
simulacro di vorace fame
 
-annegandomi fra le tue pupille
nell'attesa d'esser presa
sulle costole con le tue spinte-
 
Dita cercano il tocco
immergendosi nel velluto fruttato
che ad occhi chiusi
colanti meraviglie
immagino
 
mi godrei il sapore
circolare lento
sulla lingua e sul palato
 
-come un corposo
vino d'annata
uva schiacciata sotto il palato-
 
Lentamente percorrerei le curve
disossate dal tempo
farei mio ogni angolo scosso
del tuo respiro
nel desiderio d’essere ossigeno

 

 

Gorgo di piacere

Sei vertebra del mio corpo
fiato asceso alla gola
poro sgranulato
sulla mia lingua febbrile
-sogno di pelle
a graffiarmi la schiena-
 
lucido
piacere
a saturarmi
la bocca
 
i tuoi fianchi
ad incidere i miei
le tue labbra
a solcare il mio ventre
e le tue dita a scrivermi parole
-disseminando ricami di rovi-
 
Eremita
d’insaziabile gorgo
al cospetto
delle mie pupille

 

 

 

 

Black Dalia

Catturai la preghiera sulle tue carni
annegando e rinnegando l’assoluzione
nell’empio odor d’oppio
sulla discinta veste che strappata al seno
mostra il morso
formazione di denti
rovesciati sul bianco frammento
che ora sognante vi mostro
Genero il pulpito serioso
granulante versamento che rotola
nella vertigine e sul torace
mentre l’attesa è voce rauca
a grattare la mia bocca
mentre l’alba sonnolenta
si deterge sulle mie gambe
l’assente dolore
Lucidando di fianchi e di bacino
il ludico gioco che inventi e tratteggi
ogni notte a venire
e sospendi l’ardito sul funambolico
destino armeggiando
nel tempio di quel dio che mi da nome
correndo come un folle sulle pupille
e nel restante corollario d’eternato gemito

 

 

DolcAgro

[Dolcagro
il tuo odore mi sgranula
mi rende fresia
odorosa notte
che mi fa lacrimare
cervice bluastra
nell'epidermide unta
-mentre dibatto
il dolore
sul mio viso
che si fa nuvola
e gli occhi in pioggia-
 
La vertigo
-delle cuspidi-
nell'ansimo
della mia bocca
che s'arrende
alla perfezione
della tua saliva
 
Io sono il rosso
ed il nero
-polso inclinato
alla gomma
del tuo calco-]

 

 

Nel MorfAle della divinazione

Grani di stupore
scorrono lenti sulle nocche
rovesciandosi sulle vermiglie unghie

divinami in verbo
che i miei fianchi
ti sussurrano
 
                                                brivido sulla pelle
                                                al rovescio del canto
                                                che nella notte screma
                                                nel sostituto
                                                del tuo agonizzante piacere

ho ombre sulla vacua pelle
mentre l’arsura del peccato
si marmorizza
 
pregno di silenti
voragini
che al buio mi urlano
 
                                                saliva sacra
                                                a gorgheggio impellente
                                                sodomita della mia impronta
                                                gocce dolci di quel sangue
                                                che mi baciò a tradimento  

e tendo le reliquie
di un rituale che mi sfama
in ripudio
 
sono la sconsacrata
l’infante vorace
l’eresia divorata
 
-che sussurra alla notte
il cilicio dei pentiti-

 

 

Unico indizio:Il Vizio della nostra Fame

Sei il respiro che mi circonda le membra
danza che si condensa nel letto
mentre mi svesti di parole
Sei l’impaziente profumo
che si sviscera
sulle mie cosce in risalire
Pelle scomposta
da ricamare a lingua sciolta
nel sussulto delle tue spinte
Abbaglio di cielo
che nella notte mi graffia
la vergine ugola
Odorosi amplessi
da sniffare nell’intimità
della desertica notte
Mentre la voce si frantuma
nell’anima che migra
fra le tue braccia
Ed io,cornice di carne
ti levigo di viziosa fame
rimboccandoti emozioni

 

 

La Notte Scalza

Copiosa scivola la mia densità
sii lembo di spiegazzata carne
sdrucciola essenza rovesciata in gola
 
Meraviglia umana
scrostata in lento ascendere
 
Frammento di ricordo
in polverose ore
che giacciono fra le lenzuola d’ebano
 
Tempo in volo
che acceca e disarma
 
Nella distrazione
accendo diastole
che m’inceppano il respiro
 
Abbandonandomi
scalza alla notte

 

 

Di Graffiate Voci

Ogni singola voce graffiata
s’appresta a succhiarmi le mammelle
il latte si versa nei palmi
[gocciola il labbro
e il mio desiderio
s’appresta ad ungermi le cosce]
merletti a frusciare nella notte
pelle che profuma di aranciati sospiri
ruvida si sgronda di stelle
questa notte
di sbucciate nuvole
[e nel tuo sguardo
resta la parola sdrucciola
raffinata di miele e di rose]

 

 

Screpolati Polsi

E seguo l’indice,
la screpolata parola
di dichiarato amore,
che si nega e giace nelle tue pupille.

Parlarti sbucciata
con i contorni del mio sospiro
sulle dita,lì,
appese al tempio del noi.
E sperare nel sole
in quella luce traversa
che lega il giorno
ai nostri polsi sfilati.
Mentre le righe di pelle
sono quel lenzuolo che manca
sulla pelle infiammata
e la notte che avanza.

 

 

Chimica

Chimica
Dentro.
Profondamente dentro.
Dita tessili.
Dentro a cucirmi orgasmi.
Tutta una sequenza di orli e punti sottili.
Lambendo come miglior sarto le parole a fior di lingua.
Dentro tremo e divengo ventre liquido.
Dentro.
La notte porta il ritratto di ore sotto stelle fiorenti.
Condensa su pareti di ghiaccio.
Mentre affondo la mia lingua fra le tue curve cieche.
Dentro tu mi crei abiti.
Non voglio fiocchi.
Solo la sequenza tossica delle tue spinte.
Dentro.
A rotolarsi con le viscere e la testa che frinisce.
[E sempre quella mano sulla fronte...
E l'altra lì,così,due dita sole...
E quando fica e testa sono pronte
riempile di cazzo e di parole.
_
P.Valduga]

 

 

[F e l l a t i o]

Di lingua t'affilerò
le labbra
succhiando le giunture del tempo
sgrondando caldo miele di pelle

suggerò con mani feroci
quell'intimo drappeggio
che ti è carne eretta
succhiando linfa
godendo del tuo silente assenso

vibrano le vene
sconquassando i pensieri
in rapsodie d'umori
la mia carne porta il nome
la mia fame i segni
e vorrei penetrare
l e n t a
l'incavo delle tue notti

 

 

 

-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti, Manuela Verbasi
-Autore di Rosso Venexiano  ©Morfea77
-Selezione Opere: Morfea77
-Redazione
-Editing Manuela Verbasi, Emy Coratti
-Immagine grafica: Paolo Sprega su opera di Boldini -Nudo-

 

 


 

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