Max - Sistercesy | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Max - Sistercesy

Era mattina ma la notte invernale sarebbe stata ancora lunga, iniziava il turno alle 6 e intanto si godeva in silenzio il caffè della macchinetta dell'ospedale. Era partita da casa in anticipo, come sempre, gli piaceva alzarsi per poter leggere due pagine così iniziava bene la giornata.
Dar da mangiare al pesce rosso che nel silenzio della casa addormentata la chiamava con schiocchii fatti a pelo d'acqua la faceva sorridere. E il profumo del primo caffè era fatto solo per ricordarle quanto fosse bello poter sentire che nel silenzio del suo piccolo mondo tutto andava bene.
Scese e la nebbia l'avvolse come una ingombrante coperta, per fortuna a quell'ora le macchine erano poche, guidò piano, immersa in quel silenzio irreale fatto di bianco e buio.
Negli spogliatoi salutò ricambiata con cenni, quasi fossero senza voce delle colleghe, poi si avviò a prendersi il primo caffè della macchinetta.
Chissà perchè la sua preferenza andò alla macchinetta del piano della Pediatria, di solito era quello più affollato e lei lo evitava, ma quella mattina era deserto e così decise di fermarsi lì.
Fu mentre beveva piano il suo caffè guardando il buio fuori dalla finestra che vide vicino a lei, riflessa sui vetri quella donna.
Veramente la sua mente registrò che non era "nuova", era una figura che vedeva spesso, cortesemente la salutò cercando un argomento banale per potersi accomiatare.
Fu sorpresa dalla reazione della donna, la quale scoppiò in un pianto fatto di singulti e gemiti, la bocca aperta a mangiare l'aria che sicuramente non arrivava ai polmoni, scossa da un dolore che faceva paura.
Istintivamente l'abbracciò, non sapeva che fare ma sentiva che era solo quello che poteva e doveva fare!
Solo un nome usciva da quella bocca devastata dal dolore, Max... Max...
Fu il suo essere donna che la portò a conoscere quella storia?
O fu un dolore giunto ad un punto non più sopportabile?
Divennero amiche e così seppe di Max, un bimbo biondo che pesava poco più di un lattante, Max che non aveva futuro, che non aveva mai avuto un futuro.
Era nato "male" strappato con il forcipe dal caldo corpo di sua mamma e mai nato alla vita.
Max che l'unica cosa che riusciva a fare da solo era respirare e basta!
Max un guscio vuoto, un viso inespressivo gli occhi di un azzurro cielo da far stare male chi vi cercava un sorriso.
Max che era meglio se moriva subito, per tutti, ma non per lei.
Lei gli raccontava dell'altra sua figlia, del marito ormai etilista, del non vivere la famiglia, del suo sacrificarsi solo per Max, non chiedeva se era giusto, lo faceva e basta!
Un'amicizia dura, impegnativa, fatta di abbracci e di discussioni, per Max poteva tutto, per gli "altri" niente.
Nulla per la figlia adolescente, rabbiosa verso la sua vita e verso quel fratello che le portava mia l'amore della mamma, niente per il marito che sapendo di aver perso due persone in una volta sola si era rivolto alla bottiglia.
Questo tutto per Max.
Max che "viveva" in un letto su misura, girato e rigirato in continuazione, Max sedato contro attacchi epilettici, Max a cui veniva dato da mangiare tramite un tubicino impiantato nello stomaco, Max a cui lei doveva aspirare il muco dalla gola, Max...
Una sola domanda alla fine, perchè?
Lei guardando il "suo" Max rispose la sua verità,
"perchè lui mi muore, lo so che mi muore....."
Non seppe più che dirgli, pensò che la morte aveva già colpito nel cuore di una ragazza e di un uomo solo...

Sistercesy


-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Selezionato da Francesco Anelli
-Editing: Alexis
-Racconto di sistercesy
-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

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