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Ci fossero locomotive sul mare – una sera ai diporti autunnali.

 
Amo queste lanterne amate dei porti
ma vivo di me ancora sognando atri di costa
o il legarsi ansioso a nuovo approdo
anche se mi precipita stanchezza.
 
Quanta misura c’è di noi nel silenzio
che non oltraggia sabbia ai corpi?
 
I giovani compiono i misteri dell’acqua
e del sale
ma non hanno mestiere né attenzione
e si abbattono sui lidi con epoche di baci
per uscire dalle voluttà infantili.
Così sono casti
e fanno ricorso a frasi portate
quando l’ultimo flusso di ipotesi sull’acerba passione
ingarbuglia
angoli itinerari arenili sguardi mani stormi.
Non ero così altrove.
Mi fermo pesante
con la mente carica di ritorni alle barche
che vidi salpare ogni sera
asseverate
al risveglio palpitante - poi rincuorato e sobrio.
 
 
La rupe qui ha un fianco d’aquila
- un’ala accorta.
Dai profili passano i muscoli dello scirocco
forze d’aria enfatiche che muovono le ultime ginestre
quei gialli persi agli steli
quelle ciglia verdi che non mutano stagione.
 
Ora le vele piegano di più
e gli skipper stanno all’acqua
come le rondini ai transvoli
nelle residenze.
 
- Ci fossero locomotive sul mare
starei alle pensili partenze!

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