Il venditore di destini (5 - ultima parte) | Prosa e racconti | gianbarly | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il venditore di destini (5 - ultima parte)

Giorgio De Chirico L'énigme de l'arrivée et de l'après-midi.jpg
Fu Talnòc a rispondermi.
“Vedi Giuliano, tutto parte da quello che si intende per destino. Il professore poi ti spiegherà la differenza fra caso e destino. Ti basti sapere che nessuno qui pretende di governare la casualità. La tegola che ti cade in testa mentre cammini, una vincita alla lotteria, un piccolo ritardo che cambia il corso degli avvenimenti. Queste sono cose che bisogna mettere nel conto, su cui non possiamo proprio nulla. Ma sarebbe sbagliato pensare che la nostra vita dipenda da loro. Possono influenzarla, come no. Però il nostro destino dipende in grandissima parte da noi stessi, da quello che facciamo e da quello che, più spesso, evitiamo di fare”.
Ora tutti e tre mi osservavano attentamente, per vedere se comprendevo quello che mi si diceva.
“Caro amico mio, il nostro cervello, quando siamo bambini piccoli, neonati, è al massimo delle sue potenzialità. In quel periodo della nostra vita potremmo indirizzarci praticamente in qualunque direzione. Anche se lo ignoriamo, siamo onnipotenti. Le cellule cerebrali hanno il massimo della loro potenza ma non hanno ancora stabilito quell’intrico di relazioni, di sinapsi, che determinano il nostro comportamento. In realtà, le nostre azioni da adulti non sono libere come potremo credere, ma sono regolate dallo stratificarsi delle esperienze che facciamo. E con quale pesantezza! Ogni cosa nuova si deposita su quelle precedenti, ingabbiando sempre di più le nostre potenzialità. Pensa a questo, ad esempio: tu da piccolo avresti forse avuto la possibilità, che ne so, di diventare musicista. Oppure matematico. Invece sei diventato un tecnico. Ti sei mai chiesto perché? Forse le tue ambizioni in quelle direzioni sono state stroncate da un qualche fatto di nessuna importanza: qualcuno che ti ha preso in giro la prima volta che hai provato a suonare, oppure un qualche tuo disagio dovuto, mettiamo, al freddo e che il tuo cervello ha collegato indelebilmente con quell’attività. Ora tu sei convinto di non poter diventare un buon musicista solo perché il tuo cervello si rifiuta di andare in quella direzione. Sei legato al tuo specifico destino in forza delle sinapsi che si sono formate col tempo fra tuoi neuroni. Nulla ti impedisce veramente di diventare un musicista, in verità! Anche la minore capacità di apprendere, il minor entusiasmo nel fare cose nuove, sono tutte conseguenze di questo. Ciò che ti blocca è dentro a te stesso.
Ecco a cosa serve il venditore di destini. Senza di lui ognuno di noi sarebbe condannato a seguire una sorte che non si è scelto, ed una soltanto, per tutta la vita”.
Le sue ultime parole restarono sospese fra di noi. Nessuno fiatava. Aspettavano una reazione da parte mia.
“E … come fa? Voglio dire, è una specie di mago?”
“No, no …”  rise lui “E’ tutto assolutamente scientifico. Conosci la storia delle cellule staminali, vero?”
“Sì, quelle che possono generare qualunque organo del nostro corpo …”
“Proprio quelle. E sai quindi che è possibile prendere cellule adulte e riportarle allo stato di staminali. Ecco, qualcosa di simile viene fatto dagli uomini con la barba. Usano delle erbe allucinogene in grado di far regredire determinate sinapsi neuronali, in modo da riportare il nostro cervello ad uno stadio di massima potenzialità. E’ come tornare per qualche giorno neonati e quindi poter indirizzare la propria vita, le proprie capacità in una nuova direzione. Neonati, ma con gran parte della precedente esperienza”
Mi pose la mano sul braccio.
“Io lo farò di qui a qualche giorno. Ormai sono stanco di fare lo studioso. Voglio qualcosa di più eccitante, per i prossimi anni. Ho accumulato abbastanza denaro da potermelo permettere!”
Li guardai tutti e tre come se li vedessi solo ora.
“Quindi non siete sempre stati quello che siete ora!”
“Certo che no!” rispose per primo Morfial “Prima di diventare un ricco possidente sono stato un meccanico poi una rockstar, quindi un medico. E cambierò ancora!”
Talnòc mi afferrò di colpo per le spalle, come folgorato da un’idea.
“Tu potresti diventare un Ritornante!”
“E’ vero, è vero!” si affrettarono a dire gli altri due “E’ proprio quello che ti ci vuole!”
“Cos’è un Ritornante?”
“E’ un tipo di destino, assai raro in verità, dove vengono affinate al massimo le capacità di ritrovare i luoghi da cui si proviene. Mi sembra a pennello per te”
Ero al massimo dell’eccitazione “Cosa aspettiamo, allora? Su, ditemi cosa debbo fare per entrare in quella stanza!” dissi indicando la costruzione di vetro.
“Calma, calma. Non è così facile, temo”
“Che intendi, Talnòc?”
“Ti ho detto che è un destino raro, quello che ti serve. Ed essendo raro è anche molto, molto costoso”
“Quanto?”
“Abbastanza perché tu non possa permettertelo, ora. Nemmeno con un nostro aiuto”
“E allora …”
“Dovrai fare come tutti noi, partire da un destino modesto, alla tua portata, in modo da raggranellare abbastanza soldi per passare ad uno migliore, fino ad arrivare a quello”
“Ma ci vorrà un sacco di tempo! Anni, forse decenni!”
I tre si guardarono, come per consultarsi.
“E’ vero, ma forse il modo per accelerare le cose c’è. Vedi, ci sono destini tranquilli che costano poco, ma che non ti danno abbastanza denaro. Ce ne sono altri che ti possono far guadagnare in fretta, ma proprio per questo sono i più costosi. Ma ce ne sono alcuni con i quali puoi fare un bel gruzzolo e che costano pochissimo”
Mi allarmai
“Dov’è l’inghippo?”
“Sono rischiosi, per cui quasi nessuno li vuole. Ma se ti senti abbastanza scaltro e determinato, puoi tenerli per un po’, giusto il tempo di guadagnare abbastanza e poi saltare su livelli più alti. In due, tre passaggi potresti arrivare al tuo obiettivo”
Fece una pausa.
La mia mente invece lavorava con frenesia. Dovevo cambiare in fretta il mio modo di ragionare. C’erano milioni di domande che premevano per uscire.
“Ma … cosa succede esattamente?”
“Oh, non ti preoccupare, in se la cosa è molto semplice. Tu depositi una certa somma e ti viene dato un numero. Quando tocca a te il venditore di destini ti fa delle domande, per capire quello che vuoi. Poi ti consegna ai suoi assistenti che ti preparano una pozione con quelle erbe di cui ti dicevo. Tu la bevi e poi te ne torni a casa, tutto qui. In capo a poche ore il tuo cervello si libera delle stratificazioni che lo imprigionano, almeno di quella parte che il venditore ha ritenuto ti siano di impedimento. E’ come rinascere, ma conservando parte delle proprie esperienze. Le tue capacità di sviluppare quel determinato interesse, quello stile di vita, saranno di nuovo intatte. E tu dovrai, nei giorni successivi, sfruttare queste capacità e riformarti un’esperienza in quel campo. Lo farai rapidamente, te lo assicuro! Nel giro di quindici giorni tutto sarà finito e tu sarai una persona nuova”.
“Una persona nuova … “ riflettevo ad alta voce “ma tu hai detto che conserverò solo una parte delle precedenti esperienze. Cosa vuol dire?”
“Ti succederà esattamente come qualche giorno fa, quando sei capitato qui. Conserverai la nozione di tutto quello che hai fatto fino ad allora, ma senza il calore del ricordo, delle emozioni. Lo so, è una perdita e tutti noi ne soffriamo, ma è necessaria, altrimenti la cosa non potrebbe funzionare”
“Quindi anche gli affetti, le amicizie, tutto sarà cancellato!”
“Sì, certo. Ma non te ne dispiacere troppo. Ad ognuno di noi succede lo stesso. Perdiamo qualcosa per avere il meglio. Altre amicizie, altri amori”
Gli altri due partecipavano appassionatamente alla discussione, portando le loro esperienze, dandomi consigli.
Da parte mia, man mano che riuscivo a comprendere la questione, sentivo l’entusiasmo svanire. Dopo aver assaporato la possibilità di ritrovare il mio passato e, con esso, anche il mio futuro, mi stavo rendendo conto che ciò non sarebbe mai stato possibile. Entrai in uno stato di profonda frustrazione. Mi rendevo conto di essere prigioniero per sempre in una vita che non era più la mia. Assunsi un’aria così avvilita che i miei amici si interruppero di colpo.
“Ma che cos’hai?”
Li guardai quasi senza vederli. Avevo le braccia e le gambe molli e se non fossi stato seduto sarei sicuramente caduto per terra. La bocca mi si era impastata e quasi temevo di non riuscire nemmeno a parlare.
“Cari amici” dissi infine “Lasciate che vi chiami così, vi prego, anche se la nostra conoscenza è così breve. Ma, forse, mi sta capitando proprio quello che mi avete descritto. Pochi giorni o anche solo pochi minuti nella mia nuova condizione mi hanno legato a voi come se foste da sempre parte della mia vita”
Cercai di deglutire, ma senza successo.
“Ma ora mi rendo conto che sono destinato a perdere tutto! Sappiate che quello che voglio sopra ogni cosa è di ritornare nel mio mondo, dove spero, una volta là, di recuperare gli affetti che ora mi sono stati tolti. Non posso nemmeno concepire una sorte diversa per me stesso”.
Loro annuirono vigorosamente, come per dirmi che lo sapevano e che volevano per me esattamente la stessa cosa.
“Vi ringrazio per il vostro affetto ma, vedete, temo che non mi potrà servire. Per poter sperare di ritornare, voi mi dite che debbo affrontare un certo numero di destini differenti, alcuni dei quali molto rischiosi. Oh! Non è il pericolo che temo. Ben venga, se potrà condurmi alla mia meta. Però mi avete anche avvisato di cosa mi succederà ed io stesso l’ho provato sulla mia persona. Ad ogni passaggio perderò gran parte dei miei sentimenti, dei miei desideri. Finirò sicuramente per smarrire ciò che ho più caro in questo momento: la volontà di tornare. Una volta dentro ad una delle trasformazioni che mi sono richieste, cosa potrò fare senza le spinta del desiderio? Se avrò dimenticato anche questo ultimo brandello di umanità che mi resta, che ne sarà di me?”
Le lacrime cominciarono ad uscirmi copiose dagli occhi, annebbiandomi la vista. Il professore borbottò una scusa e lasciò la compagnia. Morfial sembrava impegnato a studiarsi le unghie di una mano. Solo Talnòc sembrava seguirmi con partecipazione.
“Ecco” dissi, riacquistando un briciolo di speranza nel vedermelo così amico “forse una soluzione ci sarebbe. Se voi, se tu almeno, mi restassi vicino durante questo mio viaggio. Se ti facessi carico di tenere vivo in me questo sentimento, se mi ricordassi, con la pazienza che hai dimostrato finora, quale è il mio scopo, allora forse potrei anche riuscire!”
Gli afferrai forte le mani.
“In nome dell’amicizia che ormai ci lega, stammi vicino! Senza di te non ho alcuna speranza, lo capisci?”
Lui mi guardò con tutta la simpatia di cui era capace, poi si sciolse lentamente da quella stretta. Mi rivolse il più caldo dei suoi sorrisi e poi mi disse:
“Mi dispiace, caro amico mio, ma io ho altri progetti”.
 

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