Molti Cristi e una sola croce | Recensioni | Antonella Iurilli Duhamel | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Molti Cristi e una sola croce

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Nel 1950 lo psicologo Milton Rokeach, condusse nel famoso ospedale psichiatrico di  Ypsilanti, nel Michigan, un esperimento davvero singolare: tre  pazienti lungodegenti, con la medesima mania di essere Gesù Cristo, furono reclusi nella stessa stanza per  circa due anni.

 

Nel famoso ospedale, tristemente attivo durante gli anni della depressione, questo esperimento si prefiggeva di apportare qualche bagliore di luce in più, nonché un  maggior sollievo nella relazione tra maniacalità e  depressione riscontrabile in molte forme psicotiche. Le tre false identità furono messe a  confronto, nella speranza di fare emergere in modo naturale, grazie all’interazione quotidiana, i limiti e i dolori delle loro realtà e delle  loro autentiche nature. Un gioco di specchi dove,

 

“ Io sono il tuo unico Dio”, si contrapponeva immancabilmente al suo opposto: “ No, tu non sei proprio nessuno, sei solo un povero Cristo che crede di essere Dio, sei solo un disgraziatissimo essere  umano”.

 

Si tratta di casi tipici di dissociazione dalla realtà del corpo, una forma esasperata  di una dinamica comune alla quale  una cultura basata sull’odio del corpo naturale, ci abitua costantemente e progressivamente; è un meccanismo di difesa e di adattamento nei confronti della  perdita,  che purtroppo  altera  gravemente l’unità tra il corpo e il Se.

 

Nel caso dei tre Cristi di Ypsilanti, la situazione è estrema ma in un certo senso, in scala ridotta  ,  mette in luce una realtà alla quali ci si sta assuefando: l’abitudine  di credere alle parole senza  argomentare fatti, azioni ed intenzioni,  condannando  la nostra fragile umanità  ai margini dell’abisso della delusione cronica.

 

Non è casuale il fenomeno di proliferazione di social networks, i quali di sovente, somigliano ad ospedali psichiatrici, dove  false identità  cercano il confronto con altre false identità  supportate da false facce, falsi dati  con il fine di provocare un forsennato gioco di specchi; un vortice di sensazioni a buon mercato, prive di consistenza e realtà ma spesso  utili anche se sono solo temporani  stratagemmi nei confronti della pesantezza delle proprie  esistenze.

 

Questo fenomeno di massa al quale  ci sì è gradualmente abituati è  il sintomo della reale capacità di stabilire   autentiche  e profonde relazioni  di intimità con se stessi e l’altro, è un modo per  affogare il dolore dell’impotenza e della noia che derivano  proprio da tale incapacità, e il corpo senza corpo della dimensione virtuale a al quale si è sempre più avvezzi finisce con il divenire  una metafora della crescente dissociazione tra mente e Se.

 

Ad ogni corpo corrisponde una precisa ed unica identità, e se il Se è una realtà in continua mutazione, il corpo  fornisce una sorta di stabilità, una struttura di ancoramento alla realtà della natura dentro e fuori di noi. Sartre  ne “L’essere e il nulla “ affermava: “Io sono il mio corpo, nella misura in cui sono me stesso, i miei sentimenti, i miei bisogni, i miei valori ed aspirazioni, che pur accomunandomi a moltissime altre persone , mi rendono allo stesso tempo unico”.

 

Nel mondo virtuale invece, l’identità si basa su una serie di dati, scorporati dall’unità con un corpo vibrante e reale. Può essere molteplice: da una unica matrice possono proliferare vare forme di identità, ma alla fine costituiscono una forma di  dissociazione dove, uno nessuno e centomila, diventano la realtà.

 

Ovviamente all’esaltazione del potere della creazione di una falsa identità, segue sempre la delusione, più o meno grande  in virtù dell'inevitabile  confronto con la realtà. Quando ciò auguratamente accade, la possibilità di ripartire da zero, di far pace con se stessi e mettere da parte il delirio dell’illusione, è un primo passo verso un modo di essere più naturale sebbene piu limitato, ma sicuramente piu onesto.

 

Quando con un click è possibile cancellare un dolore e specialmente chi ce lo ha causato, o quando  un avatar, mostra solo alcune parti di noi , quelle atte a procurare sensazioni e relativi rimandi di interesse, mentre la realtà è ben altra cosa, tutto sommato  non si è molto distanti dai tre Cristi di Ypsilanti

 

E’ un peccato che il libro di Rokeach  sia fuori stampa, e che le  poche copie in circolazione costino quasi 500 dollari; la sua lettura sarebbe sarebbe molto utile anche per i non addetti ai lavori, visto i tempi che corrono e la precarietà degli stai di identità reale che sempre più spesso fanno parte del nostro panorama umano.

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