Se salta fora la Locandiera ( ultima parte) | Prosa e racconti | maria teresa morry | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Se salta fora la Locandiera ( ultima parte)

Secondo il testo della commedia, la locandiera appare durante il primo atto, alla scena quinta. Prima del suo ingresso si assiste ad un lungo dialogo tra i protagonisti maschili, tutti ospiti della locanda, i quali si intrattengono tra loro, scambiando opinioni in merito al mondo femminile, argomento certamente trattato con molta disinvoltura nel '700. Goldoni , insomma, ci fa capire con quale sorta  di uomini (e con quali pregiudizi) Mirandolina avesse a che fare; e ciò pur essendo lei " donna pericolosa" - secondo la definizione che ne diede lo stesso Carlo - in quanto faceva innamorare di sé i più " orsi " e poi li faceva soffrire come " cani".

Da dietro le quinte assistevo attenta ai dialoghi del Cavaliere , del Marchese e del Conte.
Nel mentre mi preparavo all'ingresso, sentii bisbigliare l'assistente del regista, la quale si doleva che in platea non c'era il pienone tanto atteso. Purtroppo il pubblico, deluso dall'assenza della prima attrice, aveva in parte defezionato. Questa circostanza non mi fece affatto demordere. Sentii dentro di me Mirandolina prepararsi al debutto. Scalpitavo dentro alle mie piccole pianelle.
All'inizio della scena quinta entrai con il garbo richiesto dal commediografo e la mia prima battuta, rivolta ai gentiluomini, fu :
" M'inchino a questi cavalieri. Chi mi domanda di lor signori? "
Mirandolina si trovò immediatamente a proprio agio . Io e lei ( chi fossi, a questo punto non capivo più nulla) recitammo all'unisono. La grande stanza della locanda non pareva un artifizio di quinte teatrali , ma l'ambiente caldo ed accogliente di una autentica antica locanda. Mi sembrò persino di annusare odore di buon cibo messo a cuocere.
Mentre si scambiavano le battute tra gli attori, avvertivo che l'italiano goldoniano che mi usciva dalle labbra, per spirito della locandiera, era di timbro e di pronunzia assai diversi non solo dall'italiano contemporaneo, ma soprattutto da quello che recitavano gli altri attori.
Costoro si dovevano impegnare per parlare in quella maniera antiquata, ma per me era cosa naturalissima.
Ed in breve essi se ne accorsero e cominciarono a prendermi seriamente in considerazione. Li vedevo seguirmi stupiti, come si dice a Venezia, " imagài" ; ossia presi dalla magia, immagati dal mio parlare.
Il pubblico non fiatava. Ma fu dopo il monologo, lo stesso passo che avevo recitato durante la prova di quello stesso pomeriggio, che il pubblico presente reagì con un applauso scrosciante.
Alla fine delle mia parte, mentre guardavo dal palco, avvertii un momento di sospensione nell'aria, una sorta di attesa che si stava aprendo come un fiore ed improvvisamente mi venne incontro un batter di mani esaltante. Mirandolina, da sfacciata qual era, fece una rapida riverenza e riprese a farmi recitare.

Non appena uscii di scena, essendovi un prosieguo che interessava altri personaggi, trovai immediatamente il regista, dietro le quinte ad accogliermi estasiato.
" Guardi non s'era mai visto recitare una Mirandolina così... sono a mia volta strabiliato... ma in quale corso d'arte drammatica Lei si è perfezionata, signora? ... signora... Dio mi perdoni non ricordo nemmeno il suo nome!!... che figura! ".
Chiesi un bicchier d'acqua, mi risistemai nel corsetto stizzato e mi ripresentai sul palco.
La commedia andò avanti fino alla fine, in modo fluido e leggero. Venni poi a sapere che gli addetti al teatro avevano dovuto far entrare degli spettatori anche in pieno svolgimento del secondo atto, tanto s'era sparsa la voce che al Goldoni si stava recitando una Locandiera come non se ne vedeva da decenni.
Alla fine della rappresentazione , quando Mirandolina rende a tutti noto che non sposerà marchesi, né conti, né cavalieri, ma il suo fido uomo di fiducia Fabrizio, e con fare risoluto prenderà costui per mano al fine di dichiararlo pubblicamente suo sposo - secondo l'usanza veneziana del contratto, a quel punto - dicevo- mi parve che venisse giù il teatro.
Le luci del proscenio e del loggione si illuminarono e potei così rendermi conto della presenza del pubblico, accalcato fin sotto al palco.
Mi piovvero addosso fiori a non dire, lanciati dalla platea e grida di " brava bravissima" da ogni direzione.
Mentre Mirandolina si inchinava assieme agli altri attori e veniva richiamata in scena dal pubblico vociante, un signore mi raggiunse sul palco, da una scaletta laterale, portando con sé un fascio di fiori degni d'una regina. Rose rosse dal gambo lunghissimo, chiuse in un nastro di seta Si trattava addirittura del Sindaco di Venezia!!
Mi prese la mano destra e rivolto al pubblico mi sollevò il braccio in segno di vittoria. Mi baciò pure sulle gote, con slancio :

"Signora mia, ma che gran roba sta sera! Che gran novità che gavèmo visto e vissùo " mi disse in dialetto.
" La xè stada 'na roba del tuto natural, caro sìor - rispose Mirandolina, omettendo la parola " sindaco" di cui ovviamente non conosceva l'esistenza ed ignorava la carica. " Ma lù xelo qua in nome de sua signorìa el doge?" domandò curiosa
" Ma certo! ma sicuro! - rise il Sindaco, credendo scherzassi, mentre se si fosse reso conto della situazione, avrebbe dichiarato di essere in preda alle traveggole - son qua al posto del doge... Ma la vòl far sul serio fin in fondo, alora? ". E con una certa enfasi mi abbracciava alla vita, girato verso il pubblico, godendosi anche lui quel momento di gloria, poiché tutti i politici appena possono si appropriano della gloria altrui.
L'entusiasmo del pubblico durò di certo una buona mezz'ora e Mirandolina se lo godette tutto. Mandava baci a destra e a manca, faceva riverenze senza preoccuparsi troppo della generosa scollatura che mostrava, lanciò in platea il fazzolettino ricamato. Subito si scatenò una zuffa tra gli astanti per impadronirsene.
Alla fine io riuscii ad avere la meglio su quella vanitosa femmina, e mi ritirai dietro le quinte per raggiungere il camerino.
Come mi sedetti sulla poltroncina in raso, lasciando che le pianelle mi scivolassero dai piedi, avvertii uno strano rilassamento, tal quale una forza mi stesse abbandonando. Pensai alla stanchezza della lunga giornata e all'emozione forte che avevo vissuta, ma poi realizzai in un batter d'occhio che lei se n'era andata. Mirandolina non era più in me... s' era ritirata dalle mie fattezze, forse il " dopo" di quel successo non la interessava più. Che le importava ora di aver a che fare con il regista, con gli attori e la folla, magari ancora con quello sciocco Sindaco?
Mentre mi guardavo allo specchio il trucco di scena un poco sfatto, entrò il felicissimo regista con una bottiglia di champagne ghiacciato ; lo seguiva ancora in abito di scena, ma privo di parrucca, il Cavaliere.
" Signora, non so che dire, se non le mie scuse, ma vere, profonde. L'avevo davvero sottovalutata.. ma cerchi di capirmi... non sapevo chi lei fosse e fino a due giorni fa recitavo con la prima donna...", disse l'attore con aria dispiaciuta.
" Già - pensai tra me - la prima donna". " Invece lei ha recitato con la più gagliarda e maliziosa veneziana... non era milanse l'attrice che ho sostituito? - chiesi all'attore - beh guardi, una milanese non potrà mai, e dico mai, interpretare una donna veneziana. Ci vuole pepe, caro mio! " e nel dirlo gli puntai tre volte il dito indice nel panciotto di broccato.
Visto che il grande attore era in difficoltà, ne approfittavo per distruggerlo un poco.
" Potrebbe anche aver ragione lei " - rispose accondiscendente e versandomi lo champagne in una coppa portata da un inserviente - " comunque recitare con lei è stato... è stato... inebriante... sì, ... vedrà che saprò tenerle testa nelle successive rappresentazioni " ammise il Cavaliere porgendomi la coppa.
Ecco, questa era un punto da chiarire.
Primo: perché non sapevo proprio se Mirandolina intendesse continuare; secondo: perché avevo un lavoro in un grigio ufficio postale di campo San Polo e di certo non potevo assentarmi a mio piacimento.
" Vedremo - risposi enigmatica e bevendo d'un fiato dalla coppa - anzi caro lei, me ne versi un altro po' di questo ottimo vinello "
" Vinello? - rise l'attore già rilassato -trattasi di uno champagne coi fiocchi, cara Mirandolina! 

Fummo interrotti dall'ingresso del regista che mi sollecitava di uscire, poichè al foyer era presente la stampa.
" Venga mia cara, non si faccia attendere! - mi diceva - è ancora in abito di scena? benissimo, ciò renderà l'intervista ancora più accattivante! Guardi che ci sono i critici di ben quattro testate ad attenderla e persino il direttore di un teatro di Londra... faccia presto! "
Risposi che per cortesia mi fossero concessi pochi minuti, il tempo di pettinarmi. Riuscii, a dio piacendo, a rimanere sola nel camerino, con la consolle invasa da fiori e biglietti.
Mi guardai allo specchio. Forse Mirandolina sarebbe riapparsa, mi avrebbe anche aiutata ad uscire dalla storia in cui mi aveva cacciata.
E così fu. Non so per quale strano fatto, ma percepii che le luci si abbassavano senza essere manovrate da alcuno e percepii una voce, nella penombra : " Non intendo in alcun modo stare con quei signori - disse - di questo te la sbrighi tu, non è il mio mondo. Posso solo dirti che ho avuto quello che speravo, tornare ad esistere nel mio ruolo e tu... a vivere l'ebbrezza di incarnarmi, ma questo ci è stato concesso una sola volta. Non ci sarò nelle serate successive. Tu sei stata bravissima, non potevi fare di meglio e ti ringrazio".
Mi resi conto che senza lo spirito di Mirandolina la mia recitazione sarebbe stata assai diversa e, credo, anche deludente.
Mentre pensavo al da farsi, sentii bussare alla porta del camerino. Era l'operaio in tuta blu, quello nei cui occhi Mirandolina aveva riconosciuto il vero Cavaliere di Ripafratta.
" Signora - mi disse - se vuole uscire dal teatro senza essere vista, la posso accompagnare per una uscita, senza passare per il foyer ". Sembrava avesse capito ogni cosa.
" Dovrei svestirmi ed indossare i miei abiti..."
" Faccia in fretta, c'è poco tempo. Io attendo qua fuori" rispose l'operaio, con discrezione l'uscio.
MI tolsi l'abito, il corpetto - dopo aver rischiato di rimanere intrappolata con le dita nei lacci. Uscii dalla gonna di lana grezza e dalla camicetta di lino ritorto. Tenni addosso soltanto i ricchi mutandoni e le calze lavorate. Le pianelle le cacciai nella borsa. Le volevo tenere per ricordo.
Mi rivestii dei miei abiti e infilai gli stivali di gomma verde, con i quali ero arrivata a teatro il mattino prima.

L'operaio mi attendeva. Mi fece strada per uno stretto corridoio illuminato solo da luci a terra.
Dopo aver disceso un paio di scalette in ferro, arrivammo all'uscita di sicurezz che dà in una calle, dietro alla fondamenta del teatro.
" Non so come ringraziarla, caro signore " - gli dissi una volta fuori dalla porta.
" Sono io che ringrazio lei, cara amica - mi rispose con un tono ed un accento inequivocabili.
" Allora lei è..." aggiunsi con un filo di voce, guardandolo bene in viso.
" Sono io, proprio io, il Cavaliere di Ripafratta che Mirandolina ha fatto impazzire d'amore, lasciandolo alla fine con un palmo di naso. Però devo dire che con lei ho rivissuto quei momenti indimenticabili. Se una Mirandolina par dell'originale doveva rivivere, quella è lei senza dubbio alcuno... ora vada.. chè anche il tempo a me concesso sta per finire... Mi ritenga suo schiavo! ", disse accomiatandosi secondo la formula in uso della sua epoca. Fece un leggero inchino. Seppure nella povera tuta da operaio, il Cavaliere di Ripafratta emanava tutta la distinzione del suo nobile casato.
Mi ritrovai sola nella calle, a notte fonda, e piovigginava. La fondamenta sembrava tirata a lucido come da una cera fina fina. I lampioni gettavano luce gialla contro i palazzi. Girando l'angolo verso san Salvador mi imbattei in un grande cartellone che annunciava la première. Mi fermai sotto una luce incerta per leggere i nomi degli interpreti. Il primo nome su tutti era La Locandiera interpretata da... ma una mano accorta aveva cancellato con un frego il nome della famosa attrice, rimasta assente, ed aveva aggiunto con un pennarello nero " MIRANDOLINA IN PERSONA" .
Sorrisi, questa era stata davvero opera di quella gran donna! La quale , prima di ritornare a rinchiudersi tra le pagine della commedia che da quasi tre secoli la conserva, aveva voluto lasciare traccia tangibile di sé. Con un gesto rapido, strappai il manifesto e lo cacciai nella borsa. In tal modo anch'io avevo la prova concerta che quanto avevo vissuto non era stato un sogno!

Raggiunsi casa camminando alla svelta. Quando infilai la chiave nella serratura erano quasi le due del mattino. Da lì a poche ore avrei ripreso il mio posto dietro allo sportello delle Poste - per pacchi e raccomandate - ma prima sarei passata da Toni a comperare almeno quattro giornali : volevo leggermi i commenti allo spettacolo e di certo vedermi immortalata in qualche fotografia, nel mio momento di " massimo splendore".
Avevo deciso in cuor mio che nel giro di qualche giorno mi sarei iscritta ad un corso di recitazione teatrale. Chissà se Mirandolina, commossa da tanta mia buona volontà, non intendesse rifarsi viva con me e farmi ancora una volta risplendere... Ma avrei ancora incontrato il Cavaliere?

 
                                                  FINE
 

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