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Il romanzo dell'arte occidentale 9) Il Gotico Internazionale

Ma prima di addentrarci nell’acme rinascimentale, bisogna che facciamo un po’ di conti con questa definizione: il Gotico Internazionale. La definizione di una immensa fioritura artistica che lascerà dietro di sé un patrimonio gigantesco di tavole lucenti, con dentro una sfilza sterminata di santi, di madonne, di presepi, di martiri, di crocifissioni, e via dicendo, tutte accomunate da un medesimo spirito, eppure tutte originali e rappresentative di un sentire che fa capo a uno straordinario sorgere di scuole e di sensibilità diverse. Così il Gotico è Internazionale perché è uno stile condiviso da tutte le sensibilità diverse della cristianità europea. Cioè, è lo stesso stile che nazioni diverse assumono a rappresentazione di sé e dei propri valori: fino a questo momento le nazioni non esistono e le università sono indifferentemente frequentate e dirette da studenti e insegnanti latini, germanici, eccetera; dopo nascono le scuole nazionali. Il latino non è più la lingua della scienza, il Cristianesimo non è più l’appannaggio di una chiesa-madre che raccoglie sotto di sé l’intiera massa dei credenti. Nel 1409 l’università di Praga diventa l’università nazionale boema. E il gergo locale diventa la lingua degli studi. Siamo alle soglie dell’assolutismo. Il gotico è internazionale perché oramai c’è il bisogno di definire come tale ciò che oltrepassa i confini dello stato, o monarchia che dirsi voglia. Ciò che in precedenza era necessariamente e spontaneamente internazionale, diviene ora necessitante di tale definizione per continuare a esserlo.
Le lingue come tali esistono già, come, ad esempio, l’italiana Divina Commedia è già uno dei libri fondamentali della letteratura universale. E mostrano già i caratteri distintivi che le accompagneranno fino ad oggi. Non ricordo dove ho letto un giudizio tedesco sullo spirito francese, considerato un po’ frivolo: nel 1.200!. Ciò che accade è che lo spirito laico che sta, in realtà, già attraversando tutto l’Occidente, permea di sé le diverse coscienze politico-culturali, di modo che Italiani, Francesi, Tedeschi, Spagnoli, Boemi e altri ancora, scoprono di essere tali e articolano su tale identità moderna e trovata, il senso nuovo dello stato  e della cultura a cui si riferiscono. La nuova scienza sarà quella della lingua in cui essa è parlata e uno dei passi fondanti del Moderno che va aprendosi, sarà quello della traduzione nelle lingue locali delle Sacre scritture.
Così la pittura, maestra delle arti, estrinsecherà, nelle diverse scuole, sentimenti ed affetti che si intersecano e si radicano nelle tradizioni e nelle passioni locali. Così, se i maestri dell’Annunciazione di Aix e della Pietà di Avignone ci comunicano il senso monumentale di una esperienza che affonda le sue radici nella romanità del Tardo-antico provenzale, strizzando l’occhio alla adiacente arte italiana (tanto adiacente che quella di Avignon diverrà la più ricca collezione d’arte italiana, anche grazie alla cattività dei Papi, dopo il Louvre) pur permanendo nell’ambito del gotico nordico; i Tedeschi, invece, affonderanno la loro compassione nel dolore cristologico, anticipando così le tematiche care al pessimismo mitteleuropeo, la severità morale, il rigore etico, la pietas del nascente pietismo, e che di lì a poco troveranno una sintesi  pan-germanica, oserei dire, nel Luteranesimo. Ecco allora discendere dai loro dipinti gotici fiumi di sangue e folle di martiri, atrocemente seviziati. Ecco le arche dei dannati che sprofondano nei crateri fiammeggianti dell’inferno, come in Bosch, in un allucinante sabba di mostriciattoli e di oniriche chimere che rimandano all’inconscio e a quel misticismo visionario e profetico che, da Meister Eckhart in giù, imperverserà nell’animo tedesco fino all’aberrazione missionaria della salvazione tedesca dell’umanità, naufragata nel suo contrario¨, nel Faustus diabolico del terzo Reich.   
Quanto alla pittura fiamminga, di cui Bosch era pure una delle eminenze, il suo cuore borgognone la spingerà sulla china dell’arte cortese e mostrerà, rispetto ad esempio all’arte tedesca, una particolare squisitezza nella rappresentazione sia di scene commoventi, come le Deposizioni, che di rutilanti “Giudizi finali”, o Madonne di scintillante glamour ornamentale. E se in terra iberica il Gotico Internazionale seguirà un po’ la scia della scuola tedesco-fiamminga (anche in virtù del dominio spagnolo sulle Fiandre), in Italia, ove la memoria classica non è mai del tutto tramontata, esso è alla ricerca di una ispirazione più genuina, per così dire, in cui la monumentalità del rappresentato si apparenti ad un senso più famigliare e intimistico, nella sua simbologia già pre-umanistica, della realtà quotidiana del fedele. Così è la dolcezza (le Maestà di Duccio; le Madonne in trono di Giotto) la strada che apre alla grandiosa stagione del Rinascimento.
 

  
 

 

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