Ricordo di Totò - di don Saverio Palluotto - | Recensioni | Antonio Cristoforo Rendola | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Ricordo di Totò - di don Saverio Palluotto -

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Don Saverio Palluotto, ex bidello del Liceo Umberto di Napoli ci parla di Totò
 
 
LA VITA
 
Totò “n’acqua” alle 7,30 della mattina del 15 di febbraio del 1898. Quando venne alla “lucia”, la mamma, Anna Clemente, stava di casa al secondo piano del numero 109 in via Santa Maria Antesecula alla Sanità. Lo registrò all’ ”anafraga”come Antonio Clemente. Questa donna nel 1921, onestamente non so come, sposò il principe Giuseppe De Curtis (manco fosse CeneRENDOLA!) che riconobbe Antonio come suo figlio naturale.
Totò (era cosi chiamato fin da bambino), dopo le elementari andò al ginnasio dove successe un fattaccio che gli avrebbe poi condizionato la vita. Stateme a sentì: al Ginnasio ci stava un, come lo devo chiamare ora..? Diciamo un professore di educazione fisica va! Questo “babbio” per forza vollo…vollo? Si, è maschile. Dunque, vollo organizzare per scherzo un’incontro di box con Totò che, come tutti ben sapete, era secco come una mazza. Insomma, ‘sto fesso, scherzando, scherzando, ci ammollaie nu pugno in faccia che gli storzellò il naso e la “vavera(1) determinandogli quella tipica espressione diventata poi famosa. Ditemi la verità: quanti vorrebbero un pugno in faccia per diventare famosi? Ma qua pigliamo solo calci in culo!
Totò non terminò mai gli studi. Nelle feste si  divertiva ad imitare, cantare, ballare e, ancora giovanissimo, cominciò a calcare le tavole dei piccoli teatrini con un repertorio di imitazioni di Gustavo De Marco. Voi mo vi farete la domanda che si fece Don Coso, lì nei “Promessi sposi” e cioè:- De Marco…chi era costuio?- De Marco era un comico dell’epoca  che aveva creato un personaggio con palandrana corta e bombetta (vi ricorda qualcuno?).
Gli inizi furono difficili tanto che Totò lasciò Napoli e se ne andò a Roma dove ottenna (è femminile) una scrittura per il teatro “Jovinelli” , qui arrivarono i primi soldi e il nome sul manifesto.. Passò poi al teatro “Umberto” e da questo ai teatri di Milano e Torino. Ormai era conosciuto in tutta Italia. Era il1932 quando diventò impresario di una sua compagnia con la quale girò con numerosi spettacoli. Ma la dea bendata lo beccò in un ristorante. Certo ‘sta dea non aveva curve mozzafiato, ma solo un nome cinematograficamente conosciuto all’epoca: Gustavo Lombardo. Bah…voi lo conoscete? Io manco saccio chi era. Si dice che era un “pellicolaro” che gli propose di fare un film: “Fermo con le mani”.  Nel ’56 Totò ormai era famoso e, a parte quei divertentissimi film girati con Peppino De Filippo, stava portando in giro la rivista “A prescindere”. quando, improvvisamente perse la vista all’occhio destro per un distacco della retina. Nel ’67 avrebbe dovuto interpretare una parte in “Arabella” di Bolognini, invece…Salute a noi va!
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