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La parabola di Gianni il mulo pensante

Lui era contento della sua condizione intendiamoci.
E si rendeva perfettamente conto stavolta essere nato mulo e dunque non il massimo come reincarnazione però... però appunto si sarebbe adattato lo stesso assolutamente volentieri se non fosse capitato... per lavoro... in una situazione a dire poco limitante.
Lui difatti e purtroppo faceva il mulo per l'esercito
Uno di quei famosi faticatori che s'arrampicano per zone impervie e sentieri scoscesi allo scopo di garantire materiale bellico e vivande alla truppa che... che ovviamente s'era posizionata in luoghi difficili e strategici e con ampia visuale sulla pianura o facilità di controllo di valli e passi montani.
E via pertanto in lunga fila indiana formata da suoi simili ed uomini e con carichi mica da niente sul groppone.
E fatica quindi.
Tanta tanta fatica sopportata comunque e pari anticipavamo con buono spirito e disponibilità totale.
Certo il soldato gli dava la biada secca e lui si vedeva passare sotto al naso della fresca e splendida rucoletta selvatica o del crescione fiorito che solo al guardarlo metteva l'acquolina e... e questo un minimo lo turbava.
Ciononostante era passabile la biada al che tutto regrediva in secondo piano.
Certo a volte gli sarebbe piaciuto sostare ad ammirare il tramonto disegnato con colori stupendi ed esaltato dall'avvenire... evento non proprio di tutti i giorni... esattamente nel centro d'una forcella formata da due splendidi picchi ma... ma bisognava arrivare al campo prima del buio o sarebbero state per l'uni licenze negate e per lui frustate.
Certo la notte avrebbe preferito passarla dove voleva... magari giusto in quel meraviglioso pascolo attraversato il pomeriggio... al posto d'essere impastoiato e legato che nemmeno aveva la possibilità di stendersi.
Certo gli sarebbe garbato godersi le gioie personali ed ambientali insomma bensì capiva le esigenze altrui e pure se non condivideva le scelte che da codeste esigenze dipendevano non se la prendeva e manteneva intatta la sua buona predisposizione.
Tutto benone indi diremo se non che una cosa gli dava un fastidio incredibile ed a lei non riusciva ad abituarsi.
Il paraocchi.
Una tortura.
Infatti camminando non aveva più i fianchi e la visione periferica e non si sentiva completo.
Infatti poteva guardare unicamente davanti e dunque praticamente  vedere null'altro che il posteriore d'un suo simile uguale a lui impiegato.
Infatti si rendeva conto questo strumento piano piano... lasciandolo vuoto o con sempre le solite dinamiche da girare e rigirare... gli stava portando via il cervello.
Infatti lo stato mentale del vedersi limitato nelle prospettive è agghiacciante in chi ha la lucidità di rendersi conto delle limitazioni così subite.
Infatti una testa costretta a movimenti innaturali causa forzature esterne perpetrate sul proprietario è notorio presto o tardi s'annulli o combini grossi guai.
E tanta tanta tanta era la pena patita rispetto a questa particolare casuale che un giorno scoppiò e decise di lanciarsi dalla rupe e suicidarsi.
E lo fece naturalmente.
E durante il volo non si pentì della scelta anzi pensò.
Pensò io non voglio vivere alle dipendenze di persone che per lavoro uccidono altre persone.
Pensò io mai sarò dalla parte di chi costringe gli altri esseri a soffrire.
Pensò questa è gente a cui basta ed avanza vedere il culo ed il sesso e non è interessata ad altro.
Pensò in fondo allora stavo aiutando tipi a cui la testa è andata via da tanto tempo.
Pensò ergo individui con il paraocchi codesti.
Pensò indubbiamente.
Pensò che triste condizione essere nell'intimo violato ed amareggiato da paraocchi solido e palpabile nel mentre chi te lo impone è un distratto ed ingenuo demente sciagurato nonostante il suo paraocchi sia virtuale... volendo di facile rimozione e trasparente.
Che triste.
Che triste.
Che triste.
 

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