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L'ultima fava

 
Quando il violinista pazzo tornò al suo paese, la terra mostrava labbra aride e il popolo adorava i telefonini. D’emergenza ricompose la scuola peripatetica e fece il punto della situazione.
-          Prima era il deserto dell’anima e noi eravamo ginestre- disse- ora sarà anche il deserto della Terra e finirà per tutti. Peripatetici,-continuò- dobbiamo fermare la desertificazione ma, prima ancora,dobbiamo far saltare i ripetitori dei telefonini perché questi si so’ tutti rincoglioniti-.
 
 
Il giorno dopo, il popolo si svegliò senza tacche sul telefonino. La scuola peripatetica continuò puntuale nella villa comunale. Il violinista pazzo era arrivato canticchiando una canzone del C.S.I.
“Ecco la Terra in permanente rivoluzione, ridotta imbelle, sterile,igienica, una unità di produzione, una unità di produzione”.
-          Voglio citarvi una frase dei compianti indiani d’America- disse ad un certo punto,     “Questa Terra non la abbiamo avuta in eredità dai nostri padri ma l’abbiamo in consegna dai nostri figli”.
     Ora,è successo questo, che, per andare appresso a quei babbioni di quegli altri americani degli Stati Uniti, abbiamo ridotto la Terra una mappina, senza guardare in faccia né ai padri né ai figli-.
 
 
“Quant sì bell a cavall a “stu cammell”, cantava euforico il violinista pazzo il terzo giorno. Quando ebbe recuperato un po’ di serietà,disse:
-          Ci restano due cose da fare: o ci mettiamo ad allevare cammelli o ci giochiamo l’ultima fava. La prima è accanimento terapeutico verso un sistema putrido, la seconda è tanto ultima quanto ambiziosa e si propone di prendere tutta la piccionaia-.                                                                                 
Ci fu un rapido consulto tra i peripatetici poi il portavoce disse:nella vita, bisogna mirare alto per non spararsi nei coglioni. Il violinista pazzo apprezzò molto quelle parole cariche di significato e, un po’, si commosse.
 
 
Il quarto giorno il violinista pazzo se ne venne con una canzone di Battiato “Non servono eccitanti, tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra vita”. Quando finì, prese ad introdurre la teoria dell’ultima fava.
-          Quella leggiadra di Mary Poppin’s- disse- ci ha infinocchiati col suo“basta un poco di zucchero e la pillola va giù”. Basta con le medicine, andiamo dritti al morbo! Per fermare tutti i deserti,dobbiamo strappare il cuore al capitalismo, non ci so’ cazzi!-.
 
 
“Strawberry’sfields forever” cantava il violinista pazzo il quinto giorno.
-          L’ultima fava ha due momenti- iniziò senza indugiare- il primo prevede l’esproprio di tutto l’agro del paese, facendo saltare il municipio, le banche e la caserma. Nel secondo, dobbiamo farci un po’il culo a piantare alberi da frutta ma poi si elimina per sempre il problema del lavoro-.
 
 
A quel punto si sentì un gran frastuono venire dalla piazza. La scuola peripatetica uscì dalla villa comunale e si diresse verso la fonte di rumore. Il popolo era in rivolta. La piazza era divisa in duefronti. Da una parte, gli agricoltori si lamentavano del rincaro della nafta agricola. Dall’altra, i giovani, con pugni alti astringere telefonini, chiedevano nuovi ripetitori.

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