Immagine di Guerra

All’inizio,
non era la conta degli scalpi
un tranello per le dita
indotte a ripulirli
con la foga
che ci ha reso conigli.
 
Oltre il filo spinato
c’è uno spazio tra le fila incaricate
di inchiodare una bara al centro,
la stigmate a sinistra
con Dio a destra,
 
un triangolo di se stessi
per i vermi sulla sabbia
che fingono di essere simboli
della nostra amabile terra/discordia.
 
Più avanti, al primo angolo,
si indicano a mete
fosse comuni
segnate come cifre
da due gessi immaginari
che poi rotolano come mele
tra i lividi delle braccia
e le trachee dei superstiti
per il cibo
o l’inganno di una loro fame.
 
Passiamo dal vicolo
per fregare una folla
tinta di salvezza.
 
Stiamo a vedere
quando il braccio proverà
d’istinto
a scansare l’ombra
con un foulard bianco
appena chiederemo a una croce
se possa indicare il fato tra nostre teste
con un colore che somigli al sangue.
 
Sviamo l’orrore,
necessita di un filo
legato alle caviglie,
così che i passi non inseguano
le nostre orme cieche
con qualsiasi lama di odio.