Scritto da © Nievdinessuno - Mar, 18/02/2014 - 16:23
Estranea.
La bellezza agli occhi è un germogliare
sull’attorno di una vocale,
istinto del petto
o risposta ad una mia domanda,
mentre al tuo fianco
la prospettiva della vita
combacia a una perfetta idea:
lo sbrinamento del cuore
è un gioco di articolazioni
ai gesti formali di una mano
scarna come fibra,
una fortuna di perdersi
tra lo scherzo delle lenzuola.
L’aspettativa delle mani di afferrare
l’unione dell’utopia col creato
indefinito e infinito
su una piccola premura,
solita maniera di svegliarmi
nuda
appena mi sembra primavera.
Quando una fugace idea
ci riempie
abbiamo la percezione di stare volando
per poi cadere
tra i pezzi di cronaca del nostro tessuto.
Allora la sera diviene un gomitolo
su uno spago raccolto
come un respiro trattenuto al ventre
dal quale
Afrodite ha dato il suo nome
per riconoscerti radice
di un ciliegio in fiore.
In origine
un’inattesa sorpresa
la nostra immagine
trafitta da un raggio di luce:
come ogni cosa
è ritornata.
La bellezza agli occhi è un germogliare
sull’attorno di una vocale,
istinto del petto
o risposta ad una mia domanda,
mentre al tuo fianco
la prospettiva della vita
combacia a una perfetta idea:
lo sbrinamento del cuore
è un gioco di articolazioni
ai gesti formali di una mano
scarna come fibra,
una fortuna di perdersi
tra lo scherzo delle lenzuola.
L’aspettativa delle mani di afferrare
l’unione dell’utopia col creato
indefinito e infinito
su una piccola premura,
solita maniera di svegliarmi
nuda
appena mi sembra primavera.
Quando una fugace idea
ci riempie
abbiamo la percezione di stare volando
per poi cadere
tra i pezzi di cronaca del nostro tessuto.
Allora la sera diviene un gomitolo
su uno spago raccolto
come un respiro trattenuto al ventre
dal quale
Afrodite ha dato il suo nome
per riconoscerti radice
di un ciliegio in fiore.
In origine
un’inattesa sorpresa
la nostra immagine
trafitta da un raggio di luce:
come ogni cosa
è ritornata.
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