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Fanciulle

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L'eco dei passi lenti nel selciato, e la luna che irradiava di luce lo stretto viottolo antecedente la piazza del paese. Un afrore di pane appena cotto nel forno a legna, mi penetrava le narici. Un suono in lontananza poneva la mia trepidazione in fremito di attesa. L'estate era appena iniziata, mentre in me sbocciava l'animo fanciullo, ben dimentico della sua fuggitiva adolescenza. I miei desideri ambivano d'insieme a tumulti corporei illusori. Le immaginifiche rappresentazioni erano veloci nel loro mutamento, in un mondo sognato dentro la mia piccola mano. La grande piazza del paese era colma di una folla brulicante. Un vociare molteplice, si elevava alto tra fuggevoli sguardi di passanti festosi. Un fluttuante senso di conquista, m'inebriava i sensi acerbi, e la curiosità mia la si poteva decifrare dentro le iridi iridescenti. Una folla attonita era disposta in cerchio nella grande piazza centrale, mentre un ballo di sole fanciulle attirava l'attenzione degli astanti. Le ragazze volteggiavano in sincrono, e formavano disegni geometrici e giravolte aggraziate. Le ballerine danzavano sorridendo al pubblico, e gli spettatori ammirati, le guardavano stupiti. La ragazza più giovane aveva i capelli scomposti e lunghi, di seta nera che cadevano ben oltre le sue esili spalle. I suoi grandi occhi del colore della notte, in frazioni di luce artificiale emettevano irradiante luccichio. Di quella magnifica ragazza, il suo volto mi appariva come fosse dipinto nella grazia di una giovane principessa, che di languido e forzato sorriso donava agli astanti un margine esiguo di regalità. La fanciulla teneva un corpo sinuoso e armonizzante, tanto che, costei si distingueva netta e con la propria grazia personale, dalle altre splendide fanciulle. Quel corpo di donna flessuoso e misterico, era per me un tumulto nell'animo mio, mentre le ombre e la luce stagliavano costei ai miei occhi di evidente atmosfera d'amore. Cadevo dentro un vortice platonico i pensieri miei, d'insieme ai primi passi esistenziali di un giovanetto, non ancora uomo. Anelava in cuor mio la passione, e il desiderio del possesso. Mai più dimenticai quel volto di donna di effimera e splendida gioventù femminea. Mai più dimenticai quei grandi occhi neri, che nell'immanenza di luce e di ombre riflettevano il colore argentato della luna. Mai più rividi volto complice e raffigurante i miei sogni. Mai più immaginai perfezione utopica tanto idealizzata che, nel dichiararlo in verità odierna … non potrei. Tutto ciò che ella mi rappresentava allora, più non sarebbe oggi, per me. Tutto ciò che mi rappresento con la mia esperienza oggi, non sarebbe per me ciò che anelavo ieri. Per me divenuto ormai adulto, sarebbe una piacevole conquista riassaporare il senso compiuto e comune del sogno, e in tutto ciò che ormai ho perduto. Era quel tempo mio, in cui il sapore sconosciuto di un frutto d’amore immaginato, mi relegava fremiti corporei, e colore rosso nel volto maculato, da una insolita vergogna. Era ciò di quel che era, e che non troverò in me, mai più. 

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