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Fisionomie e inventive

Nell'etra vagabondi biocchi
di nubi transitano
lo sguardo sperso li figge
più pensieri germinano
or titani or nani
sbandati seguono e rincorrono
poi fisionomie di monti e laghi
che fumee in alto disegnano.
Altri mondi tra confini
cangianti, altre conche
e frange tra ragne
tangibili o intangibili
progenie del tutto nulla.
Quel reame di forme
vaghe che or si addensa
or si squarcia indago:
si rifà il nocciolo duro
dell'essere mutevole e vario
che cuore e mente intasa.
Esiste forse e vige
in quell'increspo grigio-nero,
il vuoto, il tempo, la morte;
vi è inizio e fine, stasi e moto;
vige l'intralcio al bene
all'amore e alla giustizia?
Vi è testimone che affermi
che dell'uno e del molteplice
sia fugace epifania?
Temporanea e mortale
si disfa ogni sostanza
altro atlante di morgane
e parvenze fatue mappa la mente
che svaria ma ancor si perde
difronte all'arcano e cede.
Spazzerà il vento quelle masse
nubiformi e destino chiameremo
il disgregarsi di aeree consistenze.
La chiarità del mistero
dell'essere sorgivo non trapela
l'inafferrabile luce rivelatrice
che fende la foschia
non è sulla terra né in cielo:
mai varcheremo il limite e l'ignoto!
A noi quaggiù bipedi spennati
suonati e ottusi da ignoranze
non è consentito
e così che allor per altre visioni
l'immaginazione prende ali
e con uno scarto fa ripicche
all'assentimento della ragione
sbizzarrendosi inedita
in suadenti pazzie inventive!
 

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