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Oltre le Pareti dell'Infinito

Il nevischio batteva sui vetri delle piccole finestre, come fosse una pioggia di proiettili che facevano a gara. L'uomo seduto davanti al camino, sorseggiava rum invecchiato con la mano destra, nel frattempo che la sinistra gli consentiva qualche tiro al sigaro cubano, acceso poco tempo dopo il suo primo pensiero mattutino. Gli anelli di fumo, creati dalla bocca, penetravano l'entrata del camino, risalendo la cappa fumaria con energia, spinti dalla leggera brezza che entrava da un piccolo buco sul vetro, e la riflessione si faceva più intensa, e più nitida. La vita, osservò nella sua mente, era un cammino, una strada i cui passi erano una continua contraddizione, avanti e indietro, come un treno moderno di una grandissima metropolitana. Qualcuno bussò alla porta, interrompendo l'appena nata riflessione profonda sull'esistenza. I colpi alla porta erano insistenti, come se volessero quasi sfondarla. Di sicuro, non era il solito postino che alle dodici meno un quarto, veniva a consegnare la posta. Doveva essere una persona irascibile, e poco controllata. Jack, si alzò, prese di nuovo il rum, lo sorseggiò ancora per dargli il colpo di grazia, e con passo lento e convinto, andò ad aprire la porta. Sull'uscio, un volto in penombra apparve. Sembrava una donna, anzi lo era. Una donna di rara bellezza, con un velo scarlatto sul capo e gli occhi azzurri come il ghiaccio che puntella l'anima di chi a lungo sostiene lo sguardo. Sembrava uscita da uno di quei film in bianco e nero che Jack adorava. "Entra pure, cherie" disse Jack, in un primo momento. "Jack, no, non intendo entrare!" urlò la donna. Sembrava che si conoscessero molto bene, quei due. " Va bene, resta pure al freddo" continuò Jack, con aria d'indifferenza. "Ok, va bene, va bene, entro!" si convinse la donna. "Eveline, vuoi un goccio di Rum?" chiese Jack. "Sono astemia, dovresti ben saperlo, Jack" rispose Eveline, questa volta senza sbraitare. "Volevo solo darti questa Eveline, l'ho scritta per te." " Te la leggo" 
 
L’Infinito
 
 
 
Da pareti sospese
i lampi ciechi
ci piovono addosso
ne brulicano
sensi dell’odore
appesi a un vento
che non lascia tracce di se,
 
allora mi spengo qui, con te,
oltre i miscugli del sangue
al di là di un immenso silenzio
la terra è dipinta
dalle nostre orme gemelle.
 
Evelin osservò gli occhi di Jack, profondi come la notte, afferrò poi la sua vestaglia, lo denudò. Qualcosa nacque quella mattina spensierata di metà Gennaio, mentre gli stormi erano nascosti tra gli alberi, e tutto taceva in quella casa avvolta da un gran tepore.

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