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Nicuccio (u' bbruzzès)
Ninuccio si era fermato da queste parti quando la Capitanata era terra di immigrazione con uno sviluppo agricolo che richiamava forza bracciantile. In concomitanza con la fine della transumanza, in molti, dalle regioni limitrofe, venivano a prestare le loro braccia, anche solo per periodi stagionali, ad un sistema economico e sociale ancora in odor di feudalesimo. Questo era il caso di Ninuccio che, da un posto ai confini tra Molise e Abruzzo, aveva pensato di trasferirsi qui ad immaginare il futuro. E il futuro se lo lavorò tutto con le sue braccia e il sudore della fronte. Quando andò in pensione, tutte le mattine partiva e faceva un paio di chilometri a piedi per raggiungere un pezzo di terra coltivato a vigna, un suo sogno realizzato dopo aver lavorato una vita per terzi. Ci rimaneva tutto il giorno e prima del tramonto si re-incamminava. Le sere praticava la cantina come consolazione. Tornando a casa, quasi non ce ne si accorgeva se non dal suo bisogno di comunicare. Una sera raccontò di un uomo delle sue parti, un uomo di cultura, -conosceva sette lingue- sottolineava, che, fermando una processione religiosa, inerrogò un partecipante con queste parole: -Vuoi tu, con questo tristo canto, Gesù Cristo nominarlo santo?-.
 
Scorci del Palladio tra i banchi del mercato: i vicentini al giovedì si riprendono le piazze. Mercato sommesso che pare entrare in una chiesa nell'ora del rosario. Lancio il fondo di un cono-gelato a piccioni questuanti: se lo contendono in una rissa. Il campanile squarcia il silenzio: rintocca le note di "Fratello Sole e sorella Luna".
 
Alla veglia del defunto si avvicendarono in diversi. Le domande erano due: "quando è successo" e "come è successo". Evase queste domande, ognuno iniziava a parlare di un argomento a piacere che, gira gira, portava sempre allo stesso finale: crisi-malcostume. Notai la sottile differenza nelle conclusioni di due personaggi in particolare. Uno era puritano e morigerato e finì col: "corrono tutti dietro ai soldi". L'altro era un peccatore e povero diavolo che chiuse col: "corriamo tutti dietro ai soldi". Il peccatore, io lo conoscevo, ammesso che si fosse chinato a prendere il sasso, di sicuro lo avrebbe lasciato cadere a terra, fermandosi dal lanciarlo. Il puritano, conoscevo anche lui( e conosco la trappola in cui è caduto), era tra quelli cui Gesù disse che prostitute e pubblicani li avrebbero preceduti.
 
Nessuna piega ad insidiare la sua compassione, che si trattasse della vittima o del carnefice, Dio conservava la stessa espressione di dolcezza negli occhi. Allorché si fecero avanti alcuni dei lavoratori della" parabola degli operai nella vigna" che già ne avevano mal sopportato la conclusione. -Qui bisogna chiarire una volta per tutte il concetto di giustizia- reclamarono a gran voce. Cosicché Dio dovette ripetersi:-alcuni dei primi diventeranno gli ultimi se non accetteranno il superamento della giustizia nell'Amore-.
 
Accadia (FG) Zingaria 2014
Erano arrivati già tenendosi per mano. Un ragazzo ed una ragazza, passione per la danza, abiti adeguati. Calati nel tango, la stretta sicura, gli occhi negli occhi, il resto sembrava trascurabile. Poi la musica cambiò, danze occitane, movimenti circolari con continuo scambio di dama. I ragazzi accusarono lo stacco e si guardavano sofferenti a distanza. Il mio sguardo, allora, si pose su un ballerino, un cinquantenne, alto, occhialini da intellettuale, sul quale, decontestualizzandolo, non avrei scommesso un soldo come danzatore. Girava leggero con imperturbabile piacere, immutabile ad ogni cambio di dama. La stessa leggerezza di una farfalla che vola di fiore in fiore ed ogni fiore è un fiore. Mi sembrò il miglior interprete della danza, dell'amore, della vita.
 

Sembrava tutta una disputa tra Peppone e Don Camillo, tra materialismo storico e materialismo cattolico. Il materialismo storico era espressione del blocco comunista che tifava da Est e si diceva ateo. Il materialismo cattolico benediva l'America perchè aveva messo Dio sul dollaro. Come spesso accade tra due litiganti, si insinuò il consumismo e tutti e due i materialismi gli mandarono baci. Allora fu chiaro che la partita era la stessa e il gioco si spostò sulla distribuzione del consumo. A farne le spese fu il pianeta che chiedeva la parola e da entrambe le parti gli si rispondeva "zitto e taci". Qualcuno diceva che i ghiacciai dell'Artico si scioglievano, altri che quelli dell'Antartide aumentavano. Fatto stava che i pesci non digerivano la plastica.

 
 
Tempo fa, Nory, nel bel mezzo di un discorso, asseriva che la Bibbia diceva tutto e il contrario di tutto. Nory era espressione della “New Age”, un movimento che guardavo con diffidenza, dalla mia posizione di contadino con la terra nelle unghia. Io non ne sapevo molto, la mia conoscenza sul tema era legata ai ricordi di scuola quando il maestro, buon'anima, ci faceva leggere e riassumere parabole del vangelo. E dire che mia madre, la domenica mattina, mi preparava pure per andare in chiesa ma, sul punto di arrivarci, a non più di cinquanta metri, mi fermavo a giocare a figurine sul davanzale del negozio di scarpe. Però io mi ricordavo che Gesù ammoniva il ricco Eupulone, accoglieva il figliol prodigo, riabilitava peccatori e prostitute e tutto rientrava in un discorso chiaro di amore e perdono. Un messaggio a cui riconoscevo un carattere sovrumano. Poi si spingeva anche oltre, quando invitava a non darsi pensiero su cosa mangiare e come vestirsi, ma lì, riusciva a conquistarsi solo San Francesco e i “figli dei fiori” che, anche loro, non pensavano al domani. Pazzo o no che fosse, Gesù invitava a relativizzare il mondo promettendo il regno dei cieli. Questo era il nucleo centrale del suo messaggio che chi non voleva intendere non intendeva. Infatti non lo intesero tanto che Kirkegaard parlò di “ grande compromesso della cristianità”: il cristianesimo era entrato nel tempo e nella storia diventando religione affermante il mondo. Consapevole che la bibbia non fosse solo i vangeli ed incuriosito dalle affermazioni di Nory, mi procurai una bibbia. Un bel mattone scoraggiante che iniziai a leggere, come al mio solito, un po' a casaccio. La storia di un popolo, una saga, la terra promessa, storie lontane nel tempo e nello spazio poco appassionanti. Quello che colpiva ero questo dio temibile, geloso, guerriero degli eserciti, vendicativo, tale e quale alle sue creature, insomma. Si capiva che era troppo umano per essere un dio. Mi fermai dal leggere e diedi ragione a Nory: la bibbia, tutta intera, non poteva che portare schizofrenia. 
 
 
La vita è adesso;
questa legna che arde nel camino,
queste fiamme che guadagnano il Cielo,
questi occhi miei smarriti che si lasciano portare.
La vita è adesso;
questo smarrimento che riporta a Casa, 
questi occhi che non distinguono,
soggetto e oggetto che si fondono;
La vita è adesso;
questo oblio che riconcilia,
questo miracolo del Nulla eterno
che nasce dalle mie ceneri.
 

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