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Stragi e ricordi

Stragi e ricordi
Non è la prima volta che l'Italia ha paura del terrorismo stragista. Il nostro paese ha conosciuto le stragi fasciste con le bombe in banche, treni, piazze, stazioni; gli assalti delle brigate rosse e di tutta la costellazione di sigle comuniste; le stragi mafiose e anche quelle del terrorismo palestinese, che Wikipedia inopinatamente include sotto la voce 'terrorismo islamico' (dico inopinatamente perché i palestinesi erano molto probabilmente islamici ma le loro stragi - all'epoca - niente avevano a che fare con la religione). 
Personalmente ricordo la volta che presi il treno per andare da Roma a Palermo. Avevo 16-17 anni e andavo a trovare la mia amica Marina (tua mamma, Simona). Era il mio primo viaggio da sola... All'improvviso, mi accorgo di una certa concitazione nello scompartimento accanto. Qualcuno aveva lasciato una valigia incustodita. Arriva il capotreno e dice a tutti di spostarsi nell'altro vagone. Era terreo, la voce arrochita dalla paura. Eppure, entrò nello scompartimento e aprì - si, così, semplicemente, senza chiamare artificieri, teste di cuoio o quant'altro - la valigia abbandonata. Per fortuna si rivelò un falso allarme e il proprietario del bagaglio, tornato al suo posto, si arrabbiò pure col povero capotreno. 
Questi, invece, aveva tutte le ragioni di essere spaventato: erano gli anni delle stragi dell'Italicus, di Gioia Tauro e Peteano, di Piazza della Loggia. Non ancora Bologna: quando ci fu quella, ero... a Parigi. Con Letizia, Antonella e un'altra amica guardavamo esterrefatte le immagini da una piccola televisione in bianco e nero, a casa di un esule cileno. Mio padre disse: «menomale che sei a Parigi.» 
Perché dico questo? Per dire che comunque, in quegli anni, si viaggiava, si andava al cinema, in vacanza, a manifestare in piazza. C'erano anche allora le leggi speciali, i controlli e quant'altro. Ma la vita continuava, per chi continuava: era più forte di «loro» e questa è stata una delle concause della sconfitta dei pazzi criminali che perseguivano chissà quale disegno. La vita è più forte: chi oggi pensa di rinunciare a un viaggio, a una borsa di studio all'estero, a una cena al ristorante, a un concerto, domani lo farà, perché non è umano vivere sempre nel terrore. Finiranno anche loro, come tutte le cose umane, avrebbe detto Giovanni Falcone. Il quale ha detto anche: "L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare da essa".
 
Franca Figliolini
giornalista

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