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Tradire e fare

 
Ricordo le foreste sul Reno. I pali eretti
contro la corrente naturale come se piantassi
il sesso in chiunque te ne dia atto: repentino,
ma sempre aggraziato, coinvolgente anche di spalle.
Era il monito del ponte tra il Mediterraneo
e il tornado germanico: a questo modo
hai iniziato a fissare l’Europa a gambe levate.
 
In Britannia sbarcasti prima che il piede
toccasse la banchina. Tutto l’impero allo stretto
non poteva fermarsi, Londra non era
che una bagnante sul Tamigi e solo celti abitanti
si sollevarono dalla riva. Emigranti? No, lasciamo stare,
le masserizie parlano d’altro. Ti sfido a tornare oggi
che la regina è più antica del suo regno
e il re viene in seguito conciato per le feste.
 
Non eri uno cui mancava motivo,
come dice Cicero. Dovevi superare Alessandro
e al bivio hai sbandato senza frenarti.
Lei così bella da accendere lumi ovunque,
tu così rapido a spegnere le luci in casa.
A volte la Storia spia dal buco della serratura
quando armature cavalli e paghe non bastano,
ma il cinema è un mestiere di costumi
brillanti e Burton sposa più volte
Cleopatra a tua insaputa: l’hai saputo?
 
Meglio restarne all’oscuro, il buio introduce
il passato a tentoni. In alcune sale le trame
sfumano l’attesa con il popcorn, il corpo diventa
un vecchio modello di televisore e l’effetto nebbia
riduce l’accampamento ad una fila di poltroni.
Qui, sai, il Ponentino porta una voce:
tradire e fare c’è di mezzo il male.
Devo proprio spiegarti il gioco di parole?
 
Non serve ricordarlo, ora. Non alle statue,
che sbriciolano in casa nasi mozzati
e braccia tronche. Non ti fanno respirare,
non ti difenderanno. Fidati a stento del marmo,
le vene di Roma percorse dal mito sono sempre
in cattivo stato. Quali altri segni occorrono
per capire cosa mozza il fiato?
 
Chi ti ha tagliato nell’ultima scena? Il primo pugio
fissava i sicari e i sicari la tua porpora,
uno disse: “Facciamo in fretta! Il sangue
è un prodotto di largo consumo, finito questo
dovremo procurarne altro.” Le ferite
sono diaframmi della gloria: più ne apri
più luce catturi, poi uno scatto rapido
e il gesto viene ripreso a lungo andare
con tutte le velleità del caso.
 
Eccolo lì, il tuo busto scongiurato, aperto
a cascate d’inchiostro che si dà alla macchia
per una legione che non sto a spiegarti, Iulius.
 

 

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