Questo mio cielo, a sacralità di montagna, sull’orlo del nulla | Poesia | giuseppe pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Questo mio cielo, a sacralità di montagna, sull’orlo del nulla

ho giochi di
deportazione
oggi che abito in
un carro di merci pensierose che
sfumano nel terrore
ed è come avere i poteri di
un supereroe per attraversare le
pareti di un baratro finora
misterioso
che ti si apre nell’immensità di
una sofferenza inutile
perché neanche ti propone il
segno del riscatto
di un giorno a braccia aperte per
farti riguadagnare il respiro
ho giochi che viaggiano di
movimenti a velocità della luce
con tuoni e fulmini a coprire gli
scambi nelle stazioni
nelle tante notti senza un
filo d’aria
con il puzzo del piscio in un
dominio che è potere assoluto
un metro quadro di
spavento e angoscia qui dove
tutto muove nel frastuono di
un silenzio d’annuncio del
disastro
con tutti noi convinti di
un arrivo da prigionieri
dove senza alcun mezzo termine di
pietà saremmo entrati nella
storia
ma non da parassita da
estirpare come piante malefiche
così evitiamo di cercarci gli
occhi nelle nuvole che
scorrono dagli spiragli
mentre riusciamo a vedere
soltanto il realizzarsi delle locomotive
come le certezze di
un massacro perpetuo con
fantasmi già incontrati nei
secoli
e le meravigliose prove del
fuoco
nelle braci ardenti di
un futuro senza più senso
disseminato dalle  morti di
tutti i nostri figli
a testimonianza vera di
una stirpe dal collare di
estrema malvagità
non ho oggi nessuna furia
riponendo l’indignazione nelle
strisce verticali di un
sogno negato per milioni di anni
tutte le volte che con i
nostri segreti riuscimmo a
costruire tante città d’oro
tante volte riuscimmo nella
sconfitta
quando contavamo i nemici per
darci la forza della potenza
noi che siamo di
razza facile
per la strategia di un’orbita
necessaria all’universo
disattesi totali dall’abilità dei
precursori
quelli delle stelle significative
che sfidano la resistenza di
un potere troppo fragoroso per
non attirare l’attenzione
adesso fragili nei
gironi dell’apocalisse
mentre sfoglio e sfogliamo le
prospettive di un nuovo
bombardamento
nel segno di
un dio dall’esaurimento nervoso
e di un cielo che non sa come
tutelarsi dalla rovina
né bonificare le
sue polveri
restando senza urgenza a
innalzare
come in un lavoro a difesa di
ogni vendetta
le mura di un
eden
dove bruciamo
inconsapevoli e felici tutti i
nostri pensieri
come fossimo seduti
serenamente a
donare dignità ad un qualsiasi
buco d’inferno

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