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Quando avvenne...

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Dopo aver completato le sue creazioni Egli ripose la tavolozza pregna di colori e cominciò a guardarsi attorno soddisfatto. Era compiaciuto di aver creato un astro di fuoco così caldo e luminoso. Felice, si beava del suo caldo splendore. Mentre rifletteva, indossò una tunica bianca. La strinse in vita con un cordiglio e si accomodò su uno scoglio di roccia rossastra. Lisciandosi il mento cominciò a meditare, ma il terreno troppo melmoso e fragile iniziò a franargli sotto ai piedi. Ad un tratto, dalla cima del monte, cominciò a scivolare giù e ruzzolò lungo il fianco della montagna. Una risata fragorosa echeggiava tutt' intorno e Lui si divertiva a fare salti e capriole. Si burlava egli stesso della sua negligenza, ma una volta ritornato in cima e senza indugiare, intinse le dita in un colore erbicolo e veloce srotolò un tappeto sul terreno circostante. In fretta crebbero fili sottili, di un verde tenue, che impedivano ai piedi di sdrucciolare. L'acqua, udendo tanto frastuono, pensando che Egli fosse un buontempone, cominciò a scuotere la testa e ovunque volarono schizzi che, divennero dapprima mare e poi via via, sorgenti, laghi e fiumi. In alcuni punti si formarono le nubi e questo permise alla pioggia di formarsi. Tanta meravigliosa pioggia, utile per le coltivazioni, scrosciava allegra. Si irrigarono così i campi e nacquero i fiori, la frutta ed ogni ben di Dio. -"Ora sarà necessario"-, pensava Egli - creare qualcosa che abbia la capacità di immagazzinare emozioni e che si fermi solo quando il corpo avrà cessato di vivere.” - “ Un organo che consenta agli uomini di aiutarsi vicendevolmente.”- Decise così che nel petto di ogni uomo, dovesse esserci un muscolo di un bel colore acceso. Prelevò dalla tavolozza un pigmento brillante e dipinse un grosso punto rosso al centro del torace. Volle chiamarlo cuore. Per farlo battere forte e sincero, lo battezzò: “cuore napoletano.” Poteva dunque ritenersi soddisfatto ora! Niente affatto, o perlomeno, non ancora. Con un pezzetto di creta e le mani ancora colorate di rosso, dette vita ad un uccello, che chiamò pettirosso e ad altri volatili di tinte diverse. In seguito pose le mani su piccoli pezzi di carta e così realizzò tante svolazzanti e allegre farfalle. Con frammenti di stelle creò le lucciole. Quando ebbe finalmente terminato, si accomodò e volle ammirare la sua creazione. Seduto nell' erba, dove nel frattempo erano nati fiori colorati, volle bearsi di giorno del canto melodioso degli uccelli e di notte, della luce di stelle e luna. Fiero e felice, decise di affidare agli uomini il suo capolavoro. Si raccomandò che si irrigassero i campi durante la siccità. Che si seminasse frutta e si coltivasse grano per fare il pane e la pasta. Raccomandò che gli animali venissero utilizzati per produrre formaggi e latte e che ci fosse sempre cibo per tutti. Precisò inoltre che in caso di necessità si dovesse provvedere a sfamare tutti i popoli della terra. - “Vi faccio dono di tutto ciò” -, disse. - “Dandovi un cuore", poi aggiunse: "Vi ho anche fornito di coscienza e sentimenti. Fatene buon uso.” - Poi si allontanò e l' eco della sua voce risuona ancora in talune orecchie. Qualcuno riesce ad intendere, altri non odono già da troppo tempo e troppi non hanno mai ascoltato...
Giovanna Balsamo

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