Le indagini del Commissario Carmelo Puzzanghera. Un marito geloso.

 
 
L’agente Efisio Serra era turbato assai. Lui che, di solito, appariva assente ed agiva come un automa, ora vagava con lo sguardo nell’ufficio del centralino del commissariato, quasi supplice di aiuto da parte di chi invece ignorava il suo problema.
Si riscosse, sobbalzando sulla sedia, allo squillo del telefono e rispose al commissario Carmelo Puzzanghera.
-Serra, portami la pratica del delitto Cacciapuoti... Sì..., sì, proprio quella che ti ho consegnato ieri sera. Delitto Cacciapuoti..., non Cacciavillani..! Ma si rimminchionito?
E datti ‘na mossa che devo telefonare al questore.
Dopo cinque minuti bussò Serra che avanzò con fare circospetto e consegnò al commissario il fascicolo. Poi rimase impalato come al solito, ma si torceva le mani in uno stato di grande agitazione. Il commissario se ne accorse e gli chiese:
-Ti senti male, Serra? Ti vedo pallido e stralunato... hai qualche problema?
Serra non rispose. Si capiva dal tremolio delle labbra che avrebbe voluto scoppiare a piangere. Poi alzò gli occhi e con voce piagnucolosa disse al commissario che sua moglie Franchedda era da due giorni che non era rientrata a casa ,dopo essere uscita per fare la lezione di spinning in palestra.
-Disperato sono! Cercata l’ho, senza essere riuscito a trovarla dove di solito se ne va...
Se le fosse successo qualcosa? Se avesse incontrato un balordo...Se...
-Basta, Serra, sei il solito minchione! Vedrai che tornerà presto da te...forse, ha bisogno di stare da sola a riflettere. Su con la vita! Gioie e dolori del matrimonio sono la conseguenza del fatto che decidesti di maritarti. Ora fammi taliare ‘sto fascicolo, ca si fici tardi e devo uscire.
Mentre Serra dava le spalle al commissario per uscire dalla stanza, questi gli agitava dietro l’indice e il mignolo della mano destra, volendo significargli a gesti che era cornuto...La moglie sarebbe tornata perché un coglione come Serra dove poteva mai trovarlo?
In tema di corna gli venne in mente che alcuni giorni prima era andato dalla sarta per farsi accorciare un paio di pantaloni. Stava parcheggiando l’auto, quando riconobbe il collega Bonfanti che citofonava all’ingresso del palazzotto a due piani dove doveva andare lui. S’insospettì perché l’amico non abitava in quella zona...Si chiese cosa ci facesse lì e attese che entrasse. Rimase da basso,ingannando il tempo mentre fumava una sigaretta dopo l’altra. Dopo circa due ore Bonfanti uscì e ripartì con la sua monovolume. Carmelo Puzzanghera sentì odore di bruciato... ed ebbe una conferma quando vide uscire subito dopo una bella femmina bionda che si allontanava ancheggiando. Quella non era la moglie di Bonfanti! La conosceva bene.
Il commissario sapeva che al primo piano abitava la sarta, per cui al secondo piano c’era una casa dove i due colombi s’incontravano. E Bonfanti lo faceva pure durante l’orario di servizio!
L’indomani lo incontrò in ufficio e gli disse che l’aveva visto in quel posto...
Bonfanti con aria  innocente rispose ch’era andato a trovare una vecchia zia che s’era ammalata d’influenza.
-L’ho vista scendere l’influenza, quando sei uscito da quella casa...- rispose sarcastico Carmelo Puzzanghera e si strofinò l’indice sotto il naso...
Dopo essere andato dal questore, ritornò in ufficio e volle interrogare la signora Cacciapuoti, accusata dell’omicidio del marito.
-Signor commissario- si lamentò la giovane e bella signora,- mio marito era di una gelosia patologica! Mi minacciava di continuo perché si era messo in mente che io provocassi tutti gli uomini che incontravo! Come avrei potuto fare a convincerlo del contrario?
- Ma... certo,signora,... appena scenderà dalle mie ginocchia e... avrà finito... di frugare nei miei pantaloni..., vedrò di aiutarla... – rispose con voce lamentosa Carmelo Puzzanghera.