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Avevo un amico

FEUILLETON
 
Avevo un amico. Nulla di strano, se non che fosse africano e di fervente religione islamica. Dopo più di un anno nel quale i nostri rapporti si erano strettamente limitati all'ambito professionale nel quale prestavo i miei servizi, sparì.
Lo rividi due anni dopo, per caso, oltre la vetrina di un call center.
Aprii la porta a vetri e, fifty per salutarlo, fifty per chiedergli notizie di come intendesse saldare il buco minimale nelle competenze lasciate scoperte, gli tesi la mano oltre il banco di legno del nuovo negozio.
Il sorriso di simpatia, mio e suo, non era cambiato per nulla. Nè il tempo, né altri fattori, né la sua fede religiosa avevano scalfito i nostri rapporti.
Nel mio commiato gli comunicai, stringendogli caldamente la mano, quanto ancora mi dovesse. Senza dargli un termine, né darmelo.
Più avanti nei mesi a venire, fu lui a rintracciarmi. Aveva trovato in una scheda di memoria che ancora conservava, il numero del mio cellulare. Inviò un sms, “possiamo vederci? Lo studio l'hai ancora lì?”
Fissammo un appuntamento nell'ufficio durante il quale mi espose chiaramente la sua nuova problematica. Mi riservai di documentarmi, fornendogli prova scritta delle ricerche che avrei preso a base per il mio parere e gli riferii, altrettanto chiaramente che, per ottenerlo scritto e firmato, avrebbe dovuto previamente saldarmi il piccolo sospeso che avevamo.
Non si fece aspettare. Due giorni dopo venne a disobbligarsi, comunicandomi che aveva leggermente cambiato nome ed io gli consegnai la documentazione raccolta e un parere sintetico su carta intestata.
Ora, la società che aveva in gestione quel call center gli stava assegnando un compito preciso: quello di curare l'intermediazione sulla vendita della biglietteria on-line per cittadini provenienti dall'Africa, stabilendosi temporaneamente nel nostro Paese in attesa di una definitiva occupazione.
Intendeva, questa società, dislocare lil mio amico e l'apposito posto di lavoro di questi, non all'interno dei propri locali, (per evitare di assumerlo quale dipendente) ma in un locale a fianco, di cui disponeva similmente in locazione, con ingresso a parte.
Avrebbe, però, la stessa società, mantenuto ogni pieno diritto sugli incassi e la rendicontazione dei medesimi.
Il problema, pensavo, era, semplicemente, per chi chiamerò T. I., risolvergli il problema burocratico e della sopravvivenza in Italia, avendo moglie, e due figli che frequentavano, la più piccola l'asilo, ed il maschio, più grandicello, le elementari.
Il secondo problema era per me, allora, riguardo questo signore, presentare ogni anno a questo cliente i documenti in ordine per la Questura, per la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno, necessario per non vedersi soggetto al foglio di via.
La sorpresa fu, per me, per quelli della società che gli aveva affidato la vendita della biglietteria, e che nel frattempo aveva chiuso gli uffici, per i cittadini provenienti dall'Africa e per il personale dell'Ufficio stranieri, quando li cercammo, che si erano già volatilizzati. Per sempre.
 
 
 

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